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Ventola e l’incubo del 5 maggio: «Tutti ricordano la Lazio ma…»

Ventola e l’incubo del 5 maggio: «Tutti ricordano la Lazio ma…». Le dichiarazioni dell’ex attaccante nerazzurro
Una ferita che, a più di vent’anni di distanza, non si è mai rimarginata. Nicola Ventola, ex attaccante dell’Inter, è tornato a parlare di uno dei giorni più drammatici della storia nerazzurra: il 5 maggio 2002, lo scudetto perso all’ultima giornata. In una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, “Nick” ha confessato come quel giorno rappresenti, ancora oggi, il suo più grande rimpianto calcistico, insieme alla mancata convocazione in Nazionale maggiore.
L’ex attaccante ha ripercorso con lucidità e dolore le ore che hanno preceduto e seguito la disfatta dell’Olimpico contro la Lazio, descrivendo un’atmosfera di eccessiva sicurezza che si è trasformata in un dramma sportivo.
«Lo scudetto perso il 5 maggio è il rimpianto più grande? Sì, insieme al non aver debuttato in Nazionale. Tutti ricordano la Lazio, ma noi lo buttammo via prima. Mentalmente avevamo vinto: ci eravamo portati le maglie, le telecamere. Ricordo le lacrime di Ronnie e quelle dei tifosi all’aeroporto. Ci chiedemmo: “Ma perché a noi?».
Nelle parole di Ventola c’è un’analisi spietata. La colpa, secondo lui, non fu solo di quella maledetta ultima giornata, ma di un calo di concentrazione nelle partite precedenti. L’Inter era arrivata a Roma convinta di aver già vinto, come dimostra il dettaglio delle maglie celebrative e delle telecamere portate al seguito.
Ma il ricordo più toccante è quello del dopo: le lacrime inconsolabili di un fenomeno come Ronaldo in panchina e l’abbraccio commosso dei tifosi all’aeroporto di Malpensa. Un dolore collettivo, racchiuso in una domanda semplice e disperata: “Ma perché a noi?”. Un interrogativo che, a distanza di anni, risuona ancora come un eco doloroso nella memoria di ogni tifoso interista.
