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Editoriale

Ce lo insegna la storia: la sofferenza prima della gloria

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L’analisi di Crotone-Lazio, partita terminata con il risultato di 2-2 con i gol di Lulic, Simy, Ceccherini e Milinkovic

Prima il possibile biscotto, poi il regalo. Tante emozioni già dalla serata di sabato e alzi la mano chi pensava che la Lazio riuscisse a chiudere la pratica prima dell’ultima giornata. Quando vinci il secondo scudetto della tua storia aspettando un’ora in mezzo al campo e il terzo molto probabilmente lo vincerai in un’aula di tribunale, non puoi mai sperare di gioire senza soffrire. A Crotone va in scena il penultimo atto di una stagione esaltante che rischia di finire come peggio non potrebbe. Sui gol sbagliati da Caicedo e Milinkovic ruota il lavoro di un anno, che come nella più classica delle beffe potrebbe essere vanificato all’ultima giornata. Tra gli addetti ai lavori in pochi hanno dubbi su chi meriti d’andare in Champions tra Inter e Lazio, anzi nelle ore successive alla sconfitta con il Sassuolo, in molti tifosi di fede neroazzurra hanno riconosciuto la superiorità della squadra di Inzaghi. Ora però a deciderlo sarà il prato dell’Olimpico che dovrà tremare, spinto da una cornice interamente biancoceleste.

SOLITA STORIA – Due gol evitabili, due gol di testa, due ingenuità che costano caro. Non si possono ogni volta fare 4 o 5 gol per poter vincere una partita. Ancora una volta la Lazio concede poco e sbaglia tanto. Radu oltre a farsi sovrastare da Simy nell’occasione dell’1-1, sbaglia nel non salire insieme a tutto il reparto arretrato. Il Var infatti ha controllato la posizione poi risultata regolare. Nella seconda  circostanza invece c’è la partecipazione di tutti con Milinkovic primo colpevole. Il serbo chiama aspetta l’uscita di Strakosha che non arriva, lasciandosi anticipare come un principiante dal Ceccherini di turno. Non esente da colpe nemmeno il portiere, ma in quelle circostanze il centrocampista deve comunque proteggere con il corpo la propria porta, aspettando l’eventuale uscita dell’estremo difensore. Troppi errori di superficialità in momenti decisivi del campionato, come quello che domenica scorsa portò al gol di Barrow, nato per un’indecisione a centrocampo. Ampiamente insufficiente sotto questo punto di vista le prove di Felipe Anderson e Milinkovic, leziosi in circostanze in cui sarebbe servita più concretezza. Il brasiliano è sembrato un corpo estraneo alla partita, stesso discorso per il serbo da cui bisogna aspettarsi di più, invece di farsi abbindolare da un gran gol, subito vanificato da uno incredibilmente mancato. Come al solito generose le prove di chi cerca di sopperire con l’impegno alle qualità tecniche inferiori; meritano un plauso in virtù di questo Murgia, Patric e Caceres su tutti. Gli ultimi a mollare e i primi a crederci. Per la prossima battaglia servirà avere fame e cattiveria. Chi per l’occasione non avrà queste due qualità morali, farà bene a non potrà essere della partita.

INFORTUNI – Forse per qualche ora hanno sognato di abbandonare la fisioterapia e di recuperare con calma per il prossimo anno. La lotta contro il tempo riprende, anzi non si è mai fermata. Parolo e Immobile vogliono esserci e con molta probabilità ci saranno, così come Lukaku. Discorso diverso per Luis Alberto, deciso a non fermarsi davanti a nulla pur di scendere in campo contro l’Inter. Solo un miracolo può permettere l’impiego dello spagnolo e proprio questo sta inseguendo il fantasista: un miracolo. E’ volato a Siviglia per curarsi con tecniche diverse, continua a svolgere fisioterapia all’interno di Formello e anche a casa nella sua piscina. Il povero Luis sembra come volersi illudere che una speranza ancora c’è seppur minima e comunque vada, a lui i tifosi dovranno dire solo grazie. Per le lacrime con l’Atalanta, per i tentativi di recupero in extremis e per aver sofferto anche da casa con i compagni. Perché ieri tutti e 4 gli infortunati sarebbero voluti essere allo ‘Scida’ pur senza poter giocare, ma questo voleva dire perdere due giorni di fisioterapia. La forza d’animo di Immobile lo porterà ad essere in campo contro l’Inter, così come Parolo, chiamato ancora una volta a fare quello che meglio gli riesce: stringere i denti. Sicuramente invece verrà usato nel finale Lukaku, ancora alle prese con una fastidiosa infiammazione al tendine rotuleo. Nel momento cruciale sono venuti a mancare gli uomini chiave, emblema di un periodo in cui niente va nella direzione giusta. Se fosse stato tutto facile, non ci sarebbe stata di mezzo la Lazio. Ce lo insegna la storia: la sofferenza prima della gloria.

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