Hanno Detto
Nesta ricorda: «Volevo rimanere alla Lazio, ma dopo il 5 maggio è successa quella cosa»
Nesta, tra passato alla Lazio e futuro del calcio italiano: «Serve il coraggio di cambiare»
Alessandro Nesta, ex difensore simbolo della Lazio e campione del mondo nel 2006, è tornato a parlare del suo passato da calciatore e delle difficoltà del calcio italiano, in un’intervista rilasciata al podcast BSMT. L’ex biancoceleste ha toccato vari temi, dall’amore per la sua città al trasferimento al Milan, passando per la mancata firma con l’Inter e una dura critica alla situazione degli stadi in Italia.
Parlando di infrastrutture e della necessità di ammodernare il sistema calcio, Nesta non ha risparmiato critiche: «Abbiamo bisogno di stadi nuovi, fanno schifo. Negli Stati Uniti in un anno e mezzo costruiscono impianti da un miliardo. In Italia siamo ancora ai modellini, come quello dello stadio della Lazio che vidi quando facevo la Primavera. Da allora non è cambiato niente». Il riferimento al progetto mai realizzato dell’impianto biancoceleste è l’ennesima dimostrazione del legame forte che l’ex capitano nutre nei confronti della sua squadra del cuore, nonostante la lunga esperienza con il Milan.
«A Roma siamo troppo indietro», ha proseguito. «Se non si cambia mentalità, resteremo fermi. Il problema è la burocrazia: Inter e Milan fanno bene a lasciare San Siro. Serve il coraggio di andare avanti».
Tornando sul suo trasferimento dal club biancoceleste, Nesta ha confessato che prima di approdare al Milan era vicino all’Inter: «Dopo il 5 maggio l’Inter per me era sparita, pensavo però che l’anno dopo avrebbero vinto tutto. Alla fine mi chiama il Milan, e non volevo andarci. Ma poi ho vinto la Champions al primo anno. Mi va sempre bene, anche quando sembra andare male».
Il cuore, però, era rimasto a Roma: «A Milano non volevo stare. I primi sei mesi sono stati durissimi, mi mancava tutto. Noi romani abbiamo questo difetto: non usciamo mentalmente dal Raccordo. Pensiamo che fuori da Roma non ci sia niente. Poi però Milano è diventata casa mia».
Parole sincere e piene di nostalgia per quella Lazio che lo ha lanciato nel grande calcio, ma anche di consapevolezza sui limiti strutturali del sistema sportivo italiano. Un messaggio forte da parte di chi, come Nesta, conosce il calcio vero, vissuto dentro e fuori dal campo.