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Lazio, il Ritorno al Flaminio

Un’icona che riprende forma, un sogno che torna d’attualità. Dopo decenni di abbandono, incuria e progetti mai concretizzati, lo Stadio Flaminio potrebbe finalmente rinascere grazie all’ambizione della Lazio. Il club biancoceleste ha messo nero su bianco un piano da 438,2 milioni di euro per trasformare lo storico impianto romano, firmato negli anni Sessanta da Pier Luigi Nervi, nella nuova casa della squadra. Il progetto è stato formalmente presentato in Campidoglio a fine 2024: ora, la partita si gioca tra burocrazia, vincoli architettonici e l’attesa approvazione delle istituzioni.
L’entusiasmo tra i tifosi cresce, alimentato dalla prospettiva di uno stadio di proprietà nel cuore della città, a pochi passi da Piazza del Popolo. Il progetto ha già ricevuto giudizi positivi dai tecnici del Comune e punta a riportare lustro a una struttura dimenticata. Non sorprende, dunque, che i pronostici oggi su questo dossier siano ottimistici: i margini per concretizzare l’operazione ci sono, così come la volontà politica e il sostegno popolare, ingredienti fondamentali per superare i prossimi passaggi istituzionali.
Capienza, tempi e investimenti: i numeri del nuovo Flaminio
La nuova versione del Flaminio prevede una capienza di 50.570 posti, tetto mobile, pannelli fotovoltaici, spazi multifunzionali aperti tutto l’anno. Sarà molto più di uno stadio: l’obiettivo della Lazio è creare un hub sportivo e culturale, un’infrastruttura moderna e sostenibile. Il progetto, elaborato in collaborazione con la multinazionale Legends, include parcheggi interrati, aree commerciali, ristorazione, un museo del club e un centro sportivo a disposizione anche del territorio.
Secondo il piano economico-finanziario, il costo sarà coperto in parte tramite mutui bancari a 30 anni (circa 280 milioni), in parte con risorse del club (85 milioni) e, in misura ridotta, da contributi pubblici (24 milioni). L’inizio dei lavori potrebbe arrivare nel 2026, con la fine prevista nel 2029, in tempo per gli Europei 2032 di cui Roma sarà una delle sedi ospitanti.
Un piano per Roma, non solo per la Lazio
La proposta è stata strutturata in modo da avere una forte ricaduta anche sull’intera città. L’area Flaminio, che negli ultimi anni ha subito una progressiva marginalizzazione, verrebbe completamente riqualificata. Prevista una ZTL temporanea nelle ore degli eventi sportivi, navette dedicate, ciclabili e aree pedonali. La struttura, inoltre, manterrà le caratteristiche architettoniche storiche, rispondendo alle esigenze della Sovrintendenza e agli standard UEFA per competizioni internazionali.
Il sindaco Roberto Gualtieri, pur senza sbilanciarsi in dichiarazioni ufficiali, ha definito il progetto “interessante e meritevole di attenzione”. Anche in Giunta c’è un’aria di apertura, ma si attende l’avvio formale della conferenza dei servizi, tappa fondamentale per sbloccare l’iter. L’interesse pubblico dovrà essere formalizzato con una delibera dell’Assemblea Capitolina, primo passo verso l’autorizzazione finale.
I nodi ancora da sciogliere
Non tutto però è definito. Al momento, il Comune ha evidenziato la mancanza di una richiesta ufficiale e completa da parte della Lazio. Un’anomalia burocratica che ha rallentato il percorso negli ultimi mesi. Inoltre, resta aperta la concorrenza con il progetto presentato dalla Roma Nuoto, che punta a riutilizzare lo stadio per attività legate al mondo natatorio e al rugby.
Il rischio di uno stallo è reale, ma a Trigoria sembrano fiduciosi: il progetto biancoceleste ha basi solide, partner internazionali e una prospettiva economica di lungo termine. Secondo indiscrezioni, il club sta lavorando per completare l’iter documentale entro la fine dell’estate, così da avviare le procedure già entro la fine dell’anno.
Una sfida culturale e sportiva
Più che una semplice operazione immobiliare, quello della Lazio è un progetto identitario. L’idea di giocare in uno stadio proprio, a misura di tifoso, nel cuore della città, rappresenta una svolta epocale per un club che, da sempre, condivide l’Olimpico con la Roma. Il Flaminio, invece, sarebbe uno spazio tutto biancoceleste: con la sua storia, il suo stile razionalista, la sua vicinanza alla gente.
I tifosi sognano un impianto che possa finalmente offrire un’esperienza di livello europeo. Dal Wi-Fi alle aree hospitality, dalla curva dedicata agli ultrà fino agli spazi per famiglie, ogni settore sarebbe progettato secondo criteri di comfort e sicurezza. Le partite casalinghe diventerebbero un evento, un rituale vissuto in uno stadio pensato per il presente ma con lo sguardo rivolto al passato.
Il peso della storia
Lo Stadio Flaminio, inaugurato nel 1959, è un’opera unica al mondo, inserita tra i beni vincolati per il suo valore architettonico. Ha ospitato la Nazionale, il rugby, concerti epocali e partite europee. La sua decadenza è diventata, negli anni, simbolo dell’incapacità amministrativa di valorizzare un patrimonio culturale e sportivo.
Oggi, la Lazio si propone come soggetto attuatore di un risarcimento morale e urbano. Restituire vita al Flaminio significa non solo dotare il club di un impianto all’altezza, ma anche restituire alla città un luogo identitario, uno spazio di aggregazione e memoria collettiva.
Conclusioni
Il nuovo Flaminio, se realizzato, non sarà solo uno stadio. Sarà una scelta di civiltà, un punto di svolta per Roma e per il calcio italiano. Un progetto moderno ma rispettoso, ambizioso ma concreto. Il tempo delle promesse è finito: ora servono firme, atti ufficiali e volontà politica.
La Lazio ha fatto la sua parte. Tocca ora alle istituzioni, alla burocrazia e alla città. Perché a volte, dietro un cantiere, può nascondersi una rivoluzione. E il Flaminio, nella sua silenziosa maestosità, è pronto a rinascere.
