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Editoriale

La Lazio batte la stanchezza e…la sfortuna: sfatato finalmente il tabù Genoa

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L’analisi del posticipo della quarta giornata di Serie A tra Genoa e Lazio, vinto dalla squadra di Simone Inzaghi per 3-2

«Ancora una volta, sempre nello stesso stadio». Questo sarà stato il pensiero comune tra i tifosi della Lazio, magari un po’ più colorito, ma inequivocabile. La fortuna e il Genoa sembrano allearsi due volte l’anno, quando difronte ci sono i colori del cielo. Quello in grado di splendere anche di notte. Vittoria sofferta, sporca, sudata, semplicemente da Lazio. Sempre con lo stesso risultato: il 3-2 che oramai sta diventando un marchio di fabbrica della squadra di Inzaghi. Terza partita in una settimana e nonostante la stanchezza, ecco arrivare il terzo successo. Unica squadra italiana a fare bottino pieno in questo mini ciclo di 7 giorni. Ancora lui, ancora Ciro, ma come sempre tutti danno il loro apporto alla causa. Menzione particolare la merita  Strakosha, protagonista di un miracolo su Zukanovic un minuto prima del definitivo vantaggio laziale. Quarto posto in solitaria a 2 punti dal terzetto di testa. Terzetto di cui fa parte anche il Napoli, atteso mercoledì all’Olimpico. Tanti impegni, molta stanchezza, ma per essere i migliori bisogna battere i migliori: la Lazio è pronta!

DIFESA BALLERINA
– Due indizi fanno una prova. Dopo la gara con il Vitesse, il reparto arretrato scricchiola di nuovo. Fino al momento dell’ 1-1 i tre non vanno mai in sofferenza, ma con l’arretramento di Leiva, il centrocampo perde corsa e la difesa uno come de Vrij, in questo momento insostituibile. Se nel primo gol c’è una componente di sfortuna che contro il Genoa ormai sembra essere fissa, nella seconda circostanza Pellegri viene lasciato colpevolmente solo da Lucas. Bravo il classe 2001 a divincolarsi dalla marcatura del brasiliano e a posizionarsi tra lui e Radu, in una terra di mezzo lontano da maglie celesti. Dopo una vittoria, ovviamente ci sono anche delle note positive: una arriva da Bastos in crescita sia in fase difensiva che in quella di costruzione. Per l’angolano arriva anche il primo gol in Italia, più che meritato dopo un anno e mezzo praticamente perfetto. Contro il Vitesse sono stati croce, ieri sera delizia. Lukaku e Marusic si riprendono dopo un giovedì sera da incubo. Inzaghi li manda in campo come al solito nella ripresa e i due spaccano la gara. Nel 3-5-2 è evidente, si trovano nel loro habitat naturale e al primo pallone lo dimostrano. Il mestiere del belga però non è quello di far gol e lo si intuisce dopo pochi secondi. Meglio più tardi, quando in un azione riassume al meglio le sue caratteristiche: fisico imponente e progressione. Palla per Ciro e rete. In attesa di Felipe e Nani, Simone ha trovato nel suo arco, due frecce da usare a partita in corso.

PROVA DEL 9 – Volare ma non troppo. Difficile per chi ha nel proprio simbolo l’aquila. Un trofeo e cinque vittorie in sei partite poi, riuscirebbe a far volare chiunque. Merito di Inzaghi innanzitutto, regista di un film in grado di replicarsi anche una volta ogni tre giorni. C’era attesa per il debutto europeo e la Lazio ha risposto presente, rivelandosi l’unica italiana a conquistare tre vittorie su tre nell’ultima settimana. Dopo un primo tempo brillante, sul terreno del Ferraris non è rientrata la stessa squadra, ma un calo fisiologico può starci. Senza dimenticare le assenze non di poco conto di Parolo e Wallace, che si vanno ad aggiungere ai due soliti noti lungodegenti. Segnali confortanti arrivano dai nuovi arrivati e dai giovani che continuano a crescere, vedi Murgia. Mercoledì a Roma arriva il Napoli, per quello che rappresenta per tanti e tanti motivi il vero esame di maturità. Sfoderare un’altra prestazione sopra le righe non sarà semplice, ma questa Lazio ha dimostrato di divertirsi quando è chiamata a superare i propri limiti. Un match del genere merita sicuramente una cornice degna e per raggiungere un risultato importante ci sarà bisogno anche dei tifosi. Contro il Milan sono stati determinanti e dovranno esserlo ancora. L’Olimpico dovrà essere una bolgia. Lo meritano i ragazzi, lo merita l’allenatore, ma soprattutto lo merita quella gente che dopo tanti anni può ammirare una squadra che suda e butta sangue per quella maglia storica.

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