Raiola: "Juve vendi Pogba e prendi Felipe Anderson. Balotelli resta al Liverpool. E su Nedved vi dico..." - Lazio News 24
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2015

Raiola: “Juve vendi Pogba e prendi Felipe Anderson. Balotelli resta al Liverpool. E su Nedved vi dico…”

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Il procuatore di Ibrahimovic, Balotelli e Pogba, Mino Raiola, ha rilasciato un’intervista per La Gazzetta dello Sport.

L’argomento di apertura è il fenomeno della Juventus Paul Pogba: “Lui è come un Van Gogh: chi lo sa quanto vale? Dipende da quanti soldi ha in tasca chi vuol comprarlo. Lo vedrei bene da 10, ma Paul è diverso dagli altri che ho avuto. Non si permetterebbe mai di dire al suo allenatore mettimi qua o lì. E deve migliorare in questo: un grande a un certo punto inizia a dire cosa vuole fare. Il merito della sua esplosione è Conte. Paul ha bisogno di uno così, che dice: tu fai quello che dico io, e io ti do spazio. Sapete perché l’ho mandato alla Juve? Il Milan voleva prenderlo insieme al Genoa e mandarlo lì: bocciato. L’Inter disse che non voleva fare uno sgarbo a Ferguson: bocciata. Con la Juve il patto era: lo prendi, gli dai subito uno stipendio da prima squadra, ti prendi la responsabilità e non lo dai in prestito. Il primo a cui lo proposi fu Sabatini. (lo imita tossendo) «Raiola, non mi proponi niente di buono». Che deve fare la Juve con Pogba? Come mi ha insegnato papà, dico: vendere e pentirsi è meglio che non vendere e pentirsi. Se non vendi Pogba non hai soldi per fare una squadra con cui vincere la Champions. Se vuoi tenerlo, devi fare una squadra così forte che poi Paul ci possa ancora crescere, ma se non lo vendi non hai i soldi per farlo. La cessione di Pogba va considerata a prescindere da quello che poi fai con i soldi. Chi porto ai bianconeri con 100 miliioni? Mkhitaryan la Juve lo può prendere, a Dortmund si è rotto il feeling. Poi Depay e Felipe Anderson, Rodrigo Ely, che è fortissimo, Kischna dell’Ajax che sarebbe perfetto, a sinistra Willems del Psv, poi di sicuro Verratti a centrocampo. In porta Donnarumma del Milan, mi dicono che sia un fenomeno. A destra Abate. Davanti Zaza e Berardi, bravissimi”.

Raiola illustra il momento no di Balotelli: “Qualche giorno fa gli dissi: «Hai un contratto di 4 anni e non ti porto via. O tu lasci Liverpool a 60-70 milioni e io ho vinto la scommessa, o muori lì». È la prima volta che faccio a un giocatore un discorso così. L’ho visto tranquillo, cambiato, diverso rispetto al Milan. Molto deluso da se stesso, anche. Sta passando un momento come non ha mai avuto. Ora si sta applicando forte, la sua vita privata è più calma. E non ha senso chiedersi se Liverpool è la piazza giusta: è l’unica piazza. Dico sempre, a Balotelli: il tuo problema è che non sei cattivo come Ibra. A lui è difficile che si avvicini qualcuno con cattive intenzioni. Zlatan ti fa paura, ti fa male. È un furbo da strada. A Mario uno ha bruciato la casa e lui l’ha perdonato. Se capitava a me, lo ammazzavo di botte. Se fossero rimasti insieme? Per Mario sarebbe stato meglio, per Zlatan peggio. Avrebbe perso la pazienza e lo avrebbe menato. Zlatan non lo sopporta perché spreca talento”.

Infine l’agente rivela poi alcuni dettagli del passaggio di Pavel Nedved, altro suo assistito, dalla Lazio alla Juventus nell’estate del 2001: “Pavel e la moglie avevano quest’idea che stavano bene a Roma. Io invece avevo capito che era il momento di portarlo via, quella Lazio non poteva reggere. Così dico a Cragnotti: «Nedved ama la Lazio più di te. Se gli dici che deve andare via per aiutare il club io ce la faccio, ma se gli offri un euro di stipendio per rimanere lui rimane». Facciamo l’incontro all’Hilton Montemario. Cragnotti è con suo figlio Massimo, ed esordisce: «Pavel, fammi un piacere: non ti posso vendere ma tu riduciti lo stipendio e poi ricontrattiamo». Escono i giornali e scrivono che Pavel ha rinnovato. Io sapevo che Moggi aveva il cambio di tesseramento in mano, ma non sapevo che Massimo Cragnotti voleva farmi un piacere. Sentite qua: arriviamo a Formello con Pavel tutto contento, con una penna di Cartier che gli aveva regalato la moglie. Guardo le carte e gli dico che può firmare. Lui fa per prendere la sua penna, arriva Massimo e gliene butta un’altra imponendo di firmare. Pavel mi guarda, e firma con la sua, di penna. Poi esce e fa «Ma guarda questo…». E io: «Tranquillo, ora metto le cose a posto». Poteva aver firmato anche dieci volte, ma se non ritiri il cambio di tesseramento l’accordo resta accordo. E chiamo Moggi. Lì Luciano è stato intelligente ma anche furbo. Ci eravamo messi d’accordo per tenere segreta la cosa, lui ha dato la notizia che Pavel era a Torino. Arriva l’aereo privato, e ci sono 40 giornalisti. Io intanto dovevo convincere la moglie: era luglio, a Roma cadevano gli uccelli dall’albero per il caldo, arriviamo lì e la gente girava in pelliccia. Lei esce dall’aereo e attacca a piangere. E io: «No, è solo un giorno così». Andiamo da Giraudo, lui prende Pavel e gli fa: «Ma lei vuole venire alla Juve? No, perché il suo procuratore non è normale, quindi se vuole venire deve cambiarlo». Pavel chiede una penna. Io sudo freddo. Pavel fa: «Dov’è il contratto?». Gli danno un foglio, lui firma e me lo da: «Tieni Mino, questa è la firma, fai quello che vuoi. Io me ne vado». Così mi giro verso di loro: «A quanto era la trattativa? Mi sa che dobbiamo rifarla».

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