Lazio, a Milano con il dente avvelenato. Non per vendetta, ma per la gloria...
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Editoriale

Lazio, a Milano con il dente avvelenato. Non per vendetta, ma per la gloria…

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Tra nove giorni Milan e Lazio saranno di nuovo avversarie in un’altra competizione e questa volta in palio ci sarà una finale

La data da cerchiare sul calendario è una: 24 aprile 2019, giorno del ritorno di Coppa Italia con il Milan. Non è un regolamento di conti, non dovrà essere un far west, non dovranno esserci scorrettezze nei confronti dell’avversario. Abbassarsi al livello di chi ha compiuto certi gesti non deve essere un’ipotesi plausibile per chi indossa la maglia della Lazio, ente morale dal lontano 2 giugno 1921. Questo non vuol dire non dare battaglia ai propri avversari sul campo, anzi, non va per nulla dimenticato quanto successo in Milan-Lazio. La cosa più giusta da fare sarebbe trasformare la rabbia di voler spaccare tutto, in voglia di vincere a ogni costo una partita che vorrebbe dire terza finale in tre anni.

OBIETTIVO – Tanto si è parlato del gesto di Kessie e Bakayoko ed è inutile a distanza di due giorni continuare ad aggiungere altro. La poca scaltrezza dei due centrocampisti però, li ha portati a dimenticare troppo ingenuamente l’altro incrocio tra nove giorni. Starà alla Lazio rinfrescargli la memoria e vincere finalmente una partita contro il Milan di Gattuso. Quella si che potrebbe valere un titolo, anche perchè non è detto che la vittoria con la Lazio equivalga a una qualificazione in Champions già certa. Ovviamente, ci saranno altre due gare prima della Coppa Italia e i biancocelesti le giocheranno entrambe all’Olimpico. Con Udinese e Chievo dovranno essere sei punti e poi basterà non perdere a San Siro per dare un senso diverso a questo finale di stagione. A Milano per vincere, non per un regolamento di conti. Dimostrare sul campo di essere i migliori e andare in finale a discapito del Milan, è il dispiacere più grande che si possa infliggere ai due rossoneri. Ci sono tanti modi per farla pagare agli avversari di giornata, ma bisogna farlo sul campo e con intelligenza. Ad esempio, non come volevano fare Dzeko e Kolarov negli ultimi minuti del derby. Facendo una inutile caccia all’uomo, oltre a perdere la partita in corso, si comprometterebbe anche il futuro con inutili squalifiche. Sarebbe bello se la Lazio impartisse una lezione di calcio al Milan, magari con un’altra prestazione sontuosa di Acerbi, il solito leone che con chi lo ha deriso, ha poco da spartire.

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