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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Svanita anche l’ultima illusione, #Ciaone Europa

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Stagione finita o forse mai iniziata. Titoli di coda che scorrono in anticipo o forse anche in ritardo; se si riavvolge il nastro e si pensa a tutte le disfatte avvenute da agosto ad oggi, il fatto di essere rimasti in lotta per il sesto posto fino a quattro giornate dal termine, ha tutta l’aria di un miracolo sportivo. Questo aumenta i rimpianti per esser stati una piccola comparsa in un’annata dove per essere protagonisti bastava veramente poco. Il rammarico più grande resta quell’ottavo di finale contro lo Sparta Praga, che poteva, almeno parzialmente, salvare una stagione di per se insalvabile.
Inzaghi viene chiamato a raccogliere i cocci di un vaso ormai rotto da tempo. Prova a riunirlo, a rimetterlo in senso, ma l’impresa è difficile, al limite dell’impossibile. Se in dotazione gli fosse stata data una bacchetta magica, molto probabilmente non sarebbe comunque riuscito a fare di meglio, considerando i tanti problemi che aleggiano nelle stanze di Formello.

DA DOVE RIPARTIRE? – Valutare i meriti e i demeriti di un allenatore in sette partite insignificanti è utopia pura. L’unico a pagare per questo finale avaro di gioie sarà il povero Inzaghi, da cui paradossalmente dopo le due vittorie iniziali, ci si aspettavano miracoli. La stoffa c’è e la si intravede anche nel marasma generale. La Lazio torna a dominare le partite come non faceva da tempo; anche allo Juventus Stadium il pallino del gioco è stato sempre nelle mani dei biancolesti, così come ieri.
La sterilità dell’attacco resta la stessa, quella non può cambiare a seconda di un allenatore, anzi ad onor del vero, da buon bomber Simone è riuscito nella difficile impresa di far tornare al gol Djordevic. Partita sfortunata, ma che dopo una stagione opaca come quella attuale, non fa più notizia. Ennesimo predominio con tante occasioni non sfruttate e successivo gol dell’avversario con il minimo sforzo. Film visto e rivisto che continua a riproporsi ogni domenica, per fortuna però potrà ripetersi al massimo per altre tre giornate.

RIFONDAZIONE – Considerando i tempi della società nel chiudere trattative, appare utopistico pensare ad una rivoluzione, ma in parecchi dovranno fare le valigie. Qualora a salutare fossero soltanto quei calciatori ai margini del progetto, il problema non sussisterebbe, la realtà dei fatti però è chiara: senza la cessione di un big, o forse due, non si potrà reinvestire sul mercato.
L’ultima cessione importante è stata quella di Hernanes all’Inter; grazie ai 20 milioni sborsati da Thohir, arrivarono de Vrij, Parolo, Basta che formarono la colonna portante lo scorso anno. Qualora invece, quest’estate si ripartisse senza qualche pezzo da 90, la situazione potrebbe non volgere allo stesso modo. In un momento storico come questo bisogna ripartire da certezze e non da scommesse, vendere quindi Biglia o Candreva, per prendere giovani promesse, indirizzerebbe la Lazio verso un altro anno di transizione e sofferenze.

FUTURO – Essendo di fatto ormai terminata questa stagione, la società dovrebbe iniziare a preparare nel migliore dei modi la prossima.
A Formello si prevedono porte girevoli tra qualche mese e l’agenda di Tare deve intasarsi già da ora. Il futuro è adesso, in questo momento i dirigenti delle squadre migliori si stanno muovendo sul mercato per cogliere in anticipo le concorrenti e presentarsi al ritiro con il più del lavoro completato. Succederà così anche alla Lazio? Considerando le esperienze passate verrebbe da dire no, ma è pur vero che dopo un annata disastrosa, nell’era Lotito si è sempre riusciti a ripartire bene, soprattutto quando non si è dovuti andare incontro alla doppia competizione. Per riportare entusiasmo e ricompattare l’ambiente devono accadere tante cose in estate, forse troppe, ma al tifoso laziale non resta che la speranza. Quella che tante volte ha illuso e ancora nonostante tutto, non è morta.

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