L'amore di Ledesma: «La Lazio ha arricchito la mia vita. Il 26 maggio? Ho portato la coppa per un giorno a casa mia» - Lazio News 24
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L’amore di Ledesma: «La Lazio ha arricchito la mia vita. Il 26 maggio? Ho portato la coppa per un giorno a casa mia»

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Nell’anniversario della finale di Coppa Italia vinta contro la Roma non possono mancare le parole del capitano della squadra che è passata nella storia. Questa l’intervista di Cristian Ledesma sulle frequenze di RadioSei: «Vorrei parlare del 26 maggio e fermarmi lì. È stato un momento importantissimo che rimarrà nella storia. Felice di averne fatto parte e di aver portato la coppa a casa. Letteralmente proprio. Me la sono portata a casa e per un giorno intero è stata da me. Quel giorno ero il capitano poi sono uscito (a causa di un infortunio entrò Mauri, che poi alzò il trofeo avendo ereditato la fascia, ndr), ma non era importante chi l’avrebbe alzata. Conta soltanto averla vinta. A volte mi rimane il dubbio se sia stato meglio andare a Norcia o prepararla a Formello. Ovviamente, considerando il risultato, meglio sia andata così. Per noi la preparazione della gara è partita un mese prima. L’incitamento dei tifosi a Formello ha poi fatto tanto, ci ha dato una marcia in più. Sono sensazioni uniche. L’ho già detto in passato, ma quando ho visto gli occhi e le facce dei miei compagni nello spogliatoio prima del match, avevo capito che avremmo vinto». Una preparazione fisica e mentale curata nei minimi dettagli: «Quel mese l’ho passato a cercare la tranquillità, isolandomi, anche se non era facile. Non ho pensato all’ipotesi che avremmo potuto perdere. Non fa parte del mio carattere. Ci sono le paure, ma bisogna essere convinti di poter vincere. La mia sensazione è che come squadra eravamo più convinti e determinati. I nostri tifosi invece erano più tesi di noi. Nei giallorossi vedevo più paura, in controtendenza con i loro tifosi che erano al contrario sempre convinti di vincere». E sulla passerella prima della premiazione, con tanto di applauso agli sconfitti giallorossi, ammette: «Chi batteva le mani è perché gli è venuto spontaneo, chi non l’ha fatto è perché pensava alla sua felicità. Da professionista non guardo mai a chi sta piangendo in quel momento, penso soltanto al fatto di aver vinto e di aver voglia di festeggiare. Anche l’attesa della vittoria e dei festeggiamenti, con tutto il nervosismo che ti porti dentro, è una bella sensazione». Poi su quel cerchio a centrocampo prima del fischio iniziale: «Il bello di quel momento è che non vi dirò mai quello che ci siamo detti. Rimarrà sempre segreto. È bello tenersi qualcosa per sé e per quel gruppo che ha vinto questo trofeo così importante. Invece quello che ha detto Candreva durante i festeggiamenti si è sentito tutto…». Infine, un commento sulla notte di lunedì: «È stato incredibile andare sotto la curva e salire sulla balaustra. È stato un modo per ringraziare e salutare tutti, visto che sono arrivato senza presentazione e sono andato via senza giro di campo. Sono onorato per aver indossato questa maglia. È la Lazio ad aver arricchito la storia di Cristian Ledesma e non il contrario».

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