Iodice: "Non ne potevo più, Lotito ci ha violentati psicologicamente!" - Lazio News 24
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2015

Iodice: “Non ne potevo più, Lotito ci ha violentati psicologicamente!”

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AGGIORNAMENTO ORE 11:15 – Arriva subito un comunicato di Claudio Lotito: “Ho dato mandato i miei legali a tutelare la mia persona e la mia posizione istituzionale in sede giudiziaria (sia penale che civile). Intendo così reagire ad una manovra subdola ed accertare la responsabilità del sig. Iodice e di tutti coloro che a qualsiasi titolo hanno utilizzato, o diffuso, un colloquio telefonico abusivamente registrato”. Così Claudio Lotito in un comunicato.

Ha scatenato il ‘putiferio’ e non intende placare la sua ‘guerra’ contro il presidente della Lazio. Pino Iodice, direttore generale dell’Ischia, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport.

Iodice, come nasce questa ribellione? 

«C’è un momento in cui bisogna dire basta: te lo ordina il proprio orgoglio. Ne abbiamo subite tante, troppe, atteggiamenti di violenza psicologica che segnano, quello che adesso si chiama stalking, un linguaggio da padrini che ferisce». 

Ricostruiamo: lei chiama Lotito… 

«Veramente, è Lotito che telefona al nostro amministratore delegato, cinque-sei-dieci volte, anche a mezzanotte. Noi siamo piccoli, però abbiamo orgoglio: e se ci minacciano, se ci negano i contributi, concessi un anno fa senza che esista una carta né parametri noti, vuol dire che volete toglierci l’aria, volete soffocarci. Peggio ancora: ucciderci». 

Non è una questione di soldi? 

«Di onestà, di lealtà, di giustizia: la C è paralizzata da dicembre, da quando non è stato approvato il bilancio, perché c’è una larga fetta di società che non crede più in Macalli. E se interviene Lotito e comincia a pressarti, a dire che va sostenuto il suo programma, altrimenti non vedi un euro di quelli che ti spettano, senti bruciare l’anima». 

Lei non ha avuto un atteggiamento eticamente inappuntabile: registrare non è un gran gesto. 

«Non ce la facevamo più, e come noi altri club che vivono di quel poco che gli va riconosciuto. Era un martellamento offensivo, selvaggio. Bisognava fermare questa deriva: non si può essere calpestati». 

S’è tolto il sassolino dalla scarpa ed ha scatenato una frana travolgente. 

«Ce n’è per tutti, nelle registrazioni. Un delirio: Nicchi è una testa di ca… E Agnelli e Galliani gli fanno un baffo. E Beretta conta zero. E il Carpi e il Frosinone che non portano soldi e che dunque Abodi non dovrebbe portarli su…. Che calcio è questo, se due club che stanno dimostrando sul campo di avere idee manageriali e capacità tecniche devono essere in qualche modo frenate?». 

Lei saprà che in questo Paese la dietrologia ha una sua vita che spinge qualcuno a chiedersi: chi c’è dietro? 

«La nostra stessa onestà, quella che spinge l’Ischia a credere in ciò che fa: il calcio non può essere gestito in questa maniera che non si ritrova, mi auguro, neanche in realtà che definiremmo dominate dalla tirannia. Io, ma non solo, ci saremmo aspettati che da dicembre, da quando Macalli è stato bocciato, intervenissero il presidente del Coni e quello della Federcalcio. C’erano le condizioni affinché si nominasse un commissario ad acta, invece è stato lasciato ad un uomo che governa da diciassette anni di rifugiarsi in tecnicismi che lo tengono ancora lì, aggrappato alla poltrona. Mentre noi ci spegniamo». 

Lei sa anche che, sempre perché esistono retropensieri vaganti, ci si chieda cosa l’abbia spinto a ciò? 

«Mica si può subire passivamente ed eternamente? Hanno provato a toglierci la gioia di fare calcio, perché questi sono metodi inaccettabili. Non esistono interessi personali, ma soltanto la voglia di poter vivere in un ambiente che sia puro: non abbiamo più l’età per credere nelle favole, ma non è credibile un sistema che si regga su queste tecniche di persuasione. E’ una forma di potere che opprime e del quale bisogna liberarsi: non so cosa pensino Abodi, Nicchi, Beretta, Agnelli e Galliani ora di Lotito; né cosa possa immaginare il tifoso comune». 

Lotito invita a rileggere il suo curriculum vitae… 

«E dice che porto male, perché sarebbero falliti alcuni club nei quali ho lavorato. Ma ci sono imperfezioni, perché la Pro Patria è lì e l’abbiamo tenuta in piedi attraverso sacrifici con Novelli, il tecnico dell’epoca; il Taranto dopo di me ha resistito altri quattro anni e la Nocerina è stata cancellata per i noti fatti di Salerno. Mi consenta di aggiungere, a proposito del tenore della frase di un vice-presidente federale: mi sembra miseria umana…».

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