Felipe Anderson a tutto tondo: "Il mio miglioramento lo devo a mister Pioli. L'anno scorso mi voleva il Napoli, ma grazie a Dio sono ancora qui" - Lazio News 24
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2015

Felipe Anderson a tutto tondo: “Il mio miglioramento lo devo a mister Pioli. L’anno scorso mi voleva il Napoli, ma grazie a Dio sono ancora qui”

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Felipe Anderson, il cui rientro in campo dopo l’infortunio al ginocchio è previsto nella seconda metà di febbraio, ha rilasciato un’intervsta in Brasile ai microfoni di globoesporte parlando del suo momento personale e con la Lazio.

Come ti trovi a Roma?

“Io vivo vicino all’allenatore della Lazio, un po’ fuori città, perché Roma è troppo affollata. Ho preferito vivere in un posto più tranquillo. La routine quotidiana è fatta dagli allenamenti, la casa, il riposo, e le belle passeggiate con mio fratello. La Capitale è favolosa, ma mi piace anche stare a casa. Sono un tipo tranquillo. Cosa è stato più difficile nell’adattamento all’Italia? L’unico piccolo problema era la lingua, mi ci sono voluti circa due, tre mesi per cominciare a capire e parlare. Ma in città, con il cibo e le persone, mi sentivo grande fin dall’inizio. Era difficile adattarsi al calcio. Mi sento a casa qui e mi ha veramente sorpreso come le persone trattano gli stranieri, simile al comportamento dei brasiliani”.

La tua prima stagione non è stata il massimo, c’è stato il rischio che la Lazio ti girasse in prestito. Com’è andata?

“Non era come mi aspettavo. pensavo che dopo due o tre mesi sarei stato in grado di giocare con regolarità, ma non è stato così. C’erano diverse squadre interessate, ho parlato con il Torino, il Napoli, e altri club di Serie A, ma grazie a Dio questa ipotesi di prestito non si è concretizzata. Poi è cambiato l’allenatore (Stefano Pioli) e anche la preparazione è cambiata molto. Il nuovo mister mi ha dato più libertà, mi sono sentito più libero di giocare e creare gioco, come nel Santos. Era questa la chiave per essere in grado di fare la differenza in campo. Molti discorsi con l’allenatore, con i giocatori più esperti della squadra e la mia tenacia. Tutti sanno che sono un buon giocatore, mi ancava sempre un po’ di cattiveria, la fame, così ho lavorato su questo aspetto per essere più concreto”.

Quali giocatori della Lazio sono stati importanti per la tua trasformazione?

“Klose è incredibile, è un esempio, dà sempre tutto in allenamento e lui mi ha sempre detto che ero un buon giocatore, che avevo talento e mi ha incoraggiato a continuare anche in tempi difficili. Ogni giocatore passa attraverso momenti di difficoltà… Gli altri, l’argentino Biglia, il capitano Mauri, Marchetti, sono sempre al mio fianco, mi sostengono, mi chiedono di aiutare a guidare la squadra in Champions. Si parla sempre di non mollare, di continuare a dare tutto per il terzo posto. Il derby? Senza dubbio è stato il momento più bello da quando indosso la maglia della Lazio. Qual’ è stato il più grande complimento ricevuto in Italia? L’allenatore della Sampdoria mi ha detto che sembro Cristiano Ronaldo. Questo è stato il più grande complimento che ho sentito, perché era un allenatore di una squadra rivale con la quale ci eravaamo appena confrontati”.

Che differenze ci sono tra la Lazio e il Santos?

“Il Santos è la squadra nella quale sono cresciuto: abbiamo giocato, cantato, suonato, ci divertivamo tutto il tempo. Le cose sono cambiate quando ci hanno preso da parte, singolarmente, e ci hanno spiegato che le cose stavano cambiando. La differenza è che qui alla Lazio dobbiamo allenarci seriamente tutto il tempo”.

Quali sono le principali differenze tra i tifosi della Lazio e quelli del Santos?

“I tifosi della Lazio sono fanatici, soprattutto per quanto riguarda la rivalità con la Roma. Quando ti vedono, parlano solo del derby, ci dicono ‘vincete, dobbiamo vincere il derby!’. Vivono ogni partita con passione, soprattutto il match contro la Roma. I tifosi del Santos si aspettavano molto da me, mi criticavano spesso. Qui mi sostengono di più, mi incitano sempre e mi dicono di non mollare mai”.

Il Santos ti ha lasciato andare in maniera troppo affrettata?

“No, perché è stata mia la decisione di andare via. Il Santos mi avrebbe tenuto volentieri, ma ho deciso che era il momento giusto per cambiare aria. Ho sentito che non avevo il gusto sostegno. Quando avevo 17 anni mi paragonavano tutti a Ganso. Ho vissuto momenti splendidi, perché è difficile per un ragazzo di 17 anni arrivare in prima squadra e indossare la maglia numero 10 proprio come Ganso. Sono sempre rimasto concentrato, non mi sono mai perso d’animo, se avessere avuto un po’ di pazienza in più avrei sicuramente dato più gioie ai tifosi del Santos”.

Ti senti ancora con qualche giocatore del Santos?

Sì, quasi con tutti. Rafael (portiere del Napoli, ndr) viene spesso a visitare Roma. Con Neymar ci sentiamo sempre su WhatsApp. Abitiamo lontani l’uno dall’altro ma la nostra è un’amicizia che durerà tutta la vita. Al Santos abbiamo trascorso insieme sei anni”.

Neymar ti dà molti consigli?

“Neymar mi dice che bisogna essere audaci, che dobbiamo sì essere calciatori professionisti, ma senza cambiare il nostro stile. Spesso mi fa i complimenti dopo le partite e io li faccio a lui. Sono molto felice dei suoi successi, tifo molto per lui. Grazie a Dio sta andando tutto bene per noi, forse un giorno ci incontreremo di nuovo”.

Potresti essere un buon compagno di squadra per Neymar?

“Sì, è il mio obiettivo quello di arrivare in Nazionale con lui. Ma sto prendendo tutto con molta calma, perché so che se si lavora e se si fa un passo alla volta, tutto andrà bene. Il mio sogno è quello di partecipare alle Olimpiadi in Brasile, ma sarebbe una grande gioia essere convocato con la Selecao”.

Hai parlato con Dunga?

“No, non ho mai parlato con lui, spero presto di sentirlo e vederlo”.

Ti trattano come la stella della squadra?

“Sento di avere delle responsabilità. Quando tieni tanto palla, rischi, fai gol e i compagni ti cercano spesso, è molto importante”.

Oltre che sul campo, anche in famiglia non stai passando un bel momento…”

“Grazie a Dio ho una meravigliosa famiglia, che si prende cura di tutto. Mio fratello è qui a Roma con me, sono concentrato sul campo”.

Come hai reagito quando hai appreso di questa accusa di duplice omicidio di tuo padre?

“Sono stato in Brasile in questi giorni, la mia famiglia mi ha chiesto di tornare a Roma. Sanno che sto vivendo un meraviglioso momento, io sono forte, ho imparato ad essere forte grazie a tutta la mia famiglia. Ho passato molte difficoltà quando ero più giovane, ho imparato ad essere forte già da bambino. Siamo vicini anche se lontani, parliamo sempre. Mio padre è tutto per me, abbiamo passato momenti belli e brutti. Sicuramente questo è un momento difficilissimo, ma resteremo sempre insieme”.

Alla Lazio ti stanno vicino in questo momento particolare della tua vita?

“Sì, mi parlano spesso, mi dicono che certe cose accadono nella vita. Sanno che ho la testa sulle spalle”.

Come ti vedi nel futuro?

“Spero di continuare a fare un sacco di gol e di giocare in Nazionale”.

Se avessi l’opportunità di giocare in una grande squadra europea, quale sceglieresti?

“Ce ne sono molte, ma il mio gioco si adatterebbe al campionato spagnolo. Lì potrei fare molto bene”.

Real Madrid o Barcellona, Cristiano Ronaldo o Messi?

“Ora è difficile da dire, si tratta di due grandi squadre. Un giocatore sogna sin da bambino di giocare in certi club. Preferisco Cristiano Ronaldo. È una macchina, mi ispiro molto a lui, ha solo 29 anni e ha già vinto tre Palloni d’Oro. Spero che regalerà ancora molte gioie ai tifosi del Real Madrid”.

 

 

 

 

 

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