Lotito: «Io tirchio? No, lo dimostrano i fatti. Milinkovic? Non l'ho venduto per i tifosi!»
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Lotito: «Io tirchio? No, lo dimostrano i fatti. Milinkovic? Non l’ho venduto per i tifosi!»

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Claudio Lotito ha rilasciato una lunga intervista a Il Tempo in cui si è focalizzato su Milinkovic, sulla salvezza della Lazio, e non solo…

Il presidente della Lazio Claudio Lotito ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Il Tempo all’interno della rubrica di Francesco Bechis ‘L’abitacolo’, in cui si è focalizzato, tra gli altri temi, sulla possibile cessione di Milinkovic e sulla salvezza della Lazio. Eccone un estratto: «Sorrido quando dicono che spendo poco per gli acquisti. Ho la maggioranza assoluta della Lazio, ma essendo una società quotata devo salvaguardare anche gli interessi dei piccoli investitori. Poi questa leggenda metropolitana che io sia tirchio è smentita dai fatti. La Lazio ogni anno spende tantissimi soldi, i dati di bilancio lo dimostrano. Patrimonializza e fortifica pensando al futuro. Milinkovic? Non sono pentito di non averlo venduto. Dal punto di vista economico sarebbe stato un ottimo affare. Lo avevo promesso al mio allenatore. E poi il calcio non è solo business: l’ho fatto anche per non creare un disagio psicologico ai tifosi». 

ROMA – «Io romanista? Altra leggenda metropolitana. Nasceva dal fatto che io avessi sposato la figlia di Gianni Mezzaroma, noto romanista, che era comproprietario con Sensi della Roma. Ma le offro una notizia: mio suocero, grazie a mio figlio che è laziale, lo è diventato anche lui. E’ vero, quando ero fidanzato sono andato a vedere qualche partita della Roma con la mia futura famiglia. Ma i veri laziali sapevano quale fosse il mio posto in tribuna d’onore della Lazio: posti 27, 28, fila 29».

BILANCIO – «Le considerazioni si fanno a fine campionato. Oggi siamo ancora sospesi, con traguardi alla portata ma non ancora raggiunti. Ci sono partite non solo calcisticamente aperte, e vedremo dove approderemo. Sulla base di questo penseremo al domani. Cerchiamo di ottenere prima il massimo, perché questa squadra ha grandissime possibilità e deve saperle rispettare. Può tornare nell’Olimpo del calcio internazionale. Futuro? I piani si faranno in funzione dei campionati che dovremo disputare a quindi anche delle entrate previste. Mi auguro che si ritrovi la serenità e la concentrazione in questo rush finale per tagliare un traguardo compatibile con le potenzialità del gruppo».

LAZIO VENDITA – «Resto sovranista. Noi rappresentiamo sentimenti e passioni comuni, e senza anima il calcio non è nulla. Questa è un ricetta vincente, e mi auguro lo sia anche sul campo. L’arrivo di Ronaldo in Italia? Per il calcio italiano è stato un buon affare. E’ diventato un polo di attrazione e bisogna ringraziare la Juventus per questo investimento che è stato utile a tutti».

RAPPORTO CON INZAGHI – «Non faccio ramanzine. Ho l’obbligo di valutare e consigliare gli addetti ai lavori quando ci sono le condizioni per farlo. Sono suggerimenti. Io stesso ne ricevo, anche dal direttore Tare. Se mi convincono, cerco di metterli in pratica. Ho degli obblighi anche nei confronti dei tifosi, che sono tifosi – non dobbiamo mai dimenticarlo – della prima squadra della Capitale, visto che la Lazio è nata nel 1900».

L’ARRIVO«C’era una legge del 2002 su quella rateizzazione, e io la Lazio l’ho presa nel 2004. Non era una legge da hoc per me, ma era già esistente. Nessun abbattimento, solo una dilazione in 23 anni: del debito che trovai 150 milioni e più erano con il fisco. Ogni anno pago regolarmente 6 milioni. E fui quello che introdusse il prestito con diritto di riscatto. Con i soldi non si fa tutto. Ci sono stati casi di colleghi che hanno investito molti soldi e hanno vinto zero. Contano più idee, progettualità, organizzazione, spirito di gruppo e sendo di appartenenza, come nell’Ajax. Tutte queste componenti messe insieme creano l’alchimia giusta per raggiungere gli obiettivi».

 

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