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Editoriale

Piacere, mi chiamo Luis e sono il vostro nuovo idolo

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L’analisi di Lazio-Sassuolo, terminata 6-1 per i biancocelesti grazie alle doppiette di Luis Alberto e Parolo e ai gol di de Vrij e Immobile

L’intensità del Sassuolo, la distanza tra i reparti che si allungano come non mai, il sospetto di un Luis Alberto e Milinkovic troppo lontani dalla condizione migliore. Il primo tempo scivola via così, tra sensazioni negative che difficilmente sarebbero potute diventare positive. Poi però arriva lui, spunta un ciuffo biondo su una chioma nera e decide che il pomeriggio dell’Olimpico deve cambiare volto. «Ma che fa questo? Tira in porta da là?» chi non ha pronunciato queste parole alzi la mano. 3-2-1. Prontamente smentiti tutti. Palla lì dove Consigli per arrivare, deve rischiare di farsi male. Tutto normale o quasi per chi ha una consapevolezza dei propri mezzi mai avuti prima. Mezzi che lo hanno reso uno dei calciatori più forti della cantera del Barcellona B del suo millesimo (1992). Con la maglia blaugrana ha realizzato 11 gol e 18 assist in 38 partite di Liga Adelante. Numeri che facevano intuire che la stoffa ci fosse. Quella stoffa ammirata oggi dai tifosi della Lazio. Finita qui? Anche no. Pennellata per Stefan e vantaggio. Poi? Ancora lui, sempre lui. Partita messa in ghiaccio e abbraccio verso il papà, l’allenatore, il motivatore, lo psicologo, la più grande espressione di lazialità che possa esistere in questo momento: Simone Inzaghi. Una delle immagini più belle della domenica: non il calciatore, ma l’uomo Luis Alberto che va dal suo allenatore e lo abbraccia come per dirgli: «Grazie per avermi regalato tutto questo».

LE DIFFICOLTÁ – ‘Calciatore’, parola di cui troppo spesso si abusa per paragoni con persone privilegiate e che faticano poco per ottenere ciò che vogliono. Tanti però nel corso della loro carriera incontrano delle difficoltà e non molti riescono a superarle. «A gennaio volevo lasciare il calcio» – parole queste rilasciate qualche settimana fa da Luis Alberto che hanno fatto scalpore. Dichiarazioni di un uomo che prima di aver perso fiducia in se stesso aveva perso il sorriso nel guardarsi allo specchio. Dinamiche strane e difficili da spiegarsi, soprattutto se delle spiegazioni le si vogliono trovare dietro un semplice pallone che rotola. C’è molto altro, c’è tanto di più. L’allontanamento dalla terra di origine, l’insoddisfazione di una nuova avventura e le tante difficoltà nel fare il proprio lavoro in un Paese culturalmente troppo diverso dal tuo. Un anno da incubo: questo è stato il prezzo da pagare per una vita da sogno. Esatto, così è e così sarà. Il suo sogno, quello che si è costruito ritrovando il sorriso sul finire della passata stagione e nell’inizio di quella corrente. Quel ciuffo biondo poi…che regala allegria soltanto a guardarlo. Una nuova vita nella Capitale, quella iniziata con la vittoria della Supercoppa. Tifosi laziali avete una nuova stella, sul cielo di Roma brilla Luis, un ‘lupo’ che splende con l’aquila sul petto. E questo di per se è già un altro grande miracolo.

APPLAUSI – Quando tutti i papà si aspettavano che i loro figli impazzissero per  Nani, ecco un altro Luis a rovinare la festa. L’ultimo acquisto, quello tanto atteso per il dopo Keita è arrivato e finalmente ha esordito, ma ha trovato il cuore dei tifosi già occupato. Ora bisogna fare la fila, al primo posto c’è lui, il nuovo idolo dei bambini. La simpatia di un cartone animato e la genuinità di un ragazzino che con il pallone sembra in grado di poter far tutto. Bravo lui ovviamente, ma il vero top player della Lazio si scopre ancora una volta essere Igli Tare. Il ds albanese ha un budget limitato rispetto alle concorrenti e di conseguenza il margine d’errore a sua disposizione è minimo. Nonostante ciò, ogni qualvolta la società biancoceleste investe cifre superiori a 5 milioni riesce ad azzeccare l’acquisto. I calciatori arrivati lo scorso anno hanno già triplicato il loro valore, da Wallace a Lukaku passando per lo stesso Luis senza dimenticare Bastos. E che dire di Immobile a 8.5 milioni? Quest’anno sono state prese meno scommesse e più calciatori pronti, vedi Nani, Leiva, Caicedo, senza dimenticare Caceres per gennaio. L’investimento è stato riservato ai due portoghesi Jordao e Neto, ma anche lì la garanzia è Tare: quando il ds sborsa una cifra così alta c’è da stare tranquilli. La storia recente insegna, se la Lazio oggi è una delle realtà più belle del calcio italiano ed europeo è soprattutto grazie alle intuizioni del proprio direttore sportivo.

CONFERME – Partita difficile e risolta grazie alle giocate dei singoli più ispirati, ma anche grazie al gruppo, sempre unito e compatto difronte alle difficoltà. Sorprendente ancora una volta la prova di Patric, adattato in un ruolo non suo, ma dove sembra giocare da una vita. Convincente e in crescita anche Marusic dopo un impatto non certo buono con il calcio italiano. Il montenegrino quando ha profondità per attaccare lo spazio può essere letale come ha dimostrato ieri. La coppia di centrocampo formata da Leiva e Parolo è una garanzia: fisicità, dinamismo ed esperienza per questa Lazio sempre più grande. Non poteva passare domenica senza il gol di Ciro, alla sua nona perla in campionato, a meno uno da Dybala con cui si incrocerà tra due settimane allo Stadium. Non mancano mai le parate di Strakosha, ancora decisivo sullo 0-1 con l’uscita su Duncan. Una squadra che funziona alla perfezione, un’orchestra intonata con nessuna voce che prova a prevalere sull’altra. Semplicemente la Lazio di un laziale, in grado di abbinare la bellezza all’efficacia. Quindici giorni per preparare un esame non di maturità, ma di laurea. La Lazio è diventata grande e dopo la Supercoppa sogna un altro sgambetto alla Juve. Sognare non costa nulla, con un Luis Alberto così poi restare con i piedi per terra diventa quasi impossibile.

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