Diabolik, il ricordo dell'amico: «Era un Peter Pan. I giornali hanno scritto cose non vere» - Lazio News 24
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Diabolik, il ricordo dell’amico: «Era un Peter Pan. I giornali hanno scritto cose non vere»

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Yuri Alviti ricorda Fabrizio. A pochi giorni dalla morte di Diabolik, le parole di chi lo ha vissuto dentro e fuori allo stadio

Non sarà un colpo di pistola a far dimenticare Fabrizio, il capo ultras della Lazio ucciso su una panchina di Parco degli Acquedotti, a Roma. Diabolik, il soprannome con cui tutti lo conoscevano, resterà nella memoria dei suoi amici, come testimoniano le parole di Yuri Alviti, ex componente del direttivo degli Irriducibili. «Ho un ricordo indelebile, Fabrizio era e rimarrà per sempre il mio amico del cuore. Lui era un eterno Peter Pan. Negli ultimi tempi avevamo un’amicizia ancora più stretta. Parlavamo di tutto tranne che delle cose in cui era coinvolto. Parlavamo del nostro futuro, di quante ne avevamo passate insieme. Ci dicevamo che era ora di cambiare modo di vivere, di stare più sereni» ha dichiarato ad Adnkronos.

GLI INIZI – «Ci siamo conosciuti in curva, da ragazzini. Ogni domenica scendevamo un gradone dopo l’altro per avvicinarci alla balconata. Prima di fondare gli Irriducibili con Fabrizio e altri 25 ragazzi ci posizionavamo in basso a destra. Eravamo un gruppo di cani sciolti, 25 ragazzi che giravano l’Italia e seguivano la Lazio sempre e ovunque».

FUTURO – «Adesso, da grandi, ci dicevamo sempre che era arrivato il momento di vivere sereni, ci dicevamo anche: ‘Perché noi amici stretti non andiamo a vivere tutti vicini?’ A lui dava fastidio che molte cose che giravano intorno alla sua vita fossero negative, ma con me era sempre solare. Sognava di aprirsi un’attività. Ultimamente gli avevo scritto per sms: ‘A Fabrì, possibile che io e te siamo gli unici a Roma che non si sono ancora aperti una un’attività? Apriamoci un pub insieme».

LA MORTE – «I giornali oggi l’hanno sfondato da morto, hanno scritto un sacco di cose non vere. A lui gli hanno sparato alle spalle perché non hanno avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Mi mancherà da morire. Ora, da adulti, eravamo più amici che mai. Voglio ricordarlo per quello che era e sarà sempre per me, un grande amico. Un eterno Peter Pan»

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