Cesar si racconta: "Quando rivedo quel gol nel derby mi vengono i brividi. La gente mi ferma ancora per strada... Simeone? Un leader!" - Lazio News 24
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2015

Cesar si racconta: “Quando rivedo quel gol nel derby mi vengono i brividi. La gente mi ferma ancora per strada… Simeone? Un leader!”

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Esperienze di vita al limite della sceneggiatura di un film. Salite e cadute, l’importante – per un campione – rialzarsi. Cesar lo ha fatto, affermandosi in Italia e realizzando il suo sogno, quello di entrare nel cuore dei tifosi. Di Lazio e Inter soprattutto, le tappe più importanti e prestigiose. In biancoceleste le cose migliori, in nerazzurro, invece, la consapevolezza di poter stare con i più forti, perchè “la cosa più bella nel calcio è quando vinci un campionato: vuol dire che sei stato superiore agli altri e questa è una sensazione meravigliosa”.

Cesar sfoglia il suo personalissimo album dei ricordi, lo fa con noi di GianlucaDiMarzio.com. Il presente? Allenatore in rampa di lancio, che da poco ha compiuto 41 anni e ora ricorda gli uomini decisivi del suo passato in Italia. In un italiano perfetto: “Grazie tante per il complimento, non è la prima volta che mi dicono che ho un buon lessico. Per me questo è molto importante, ho subito pensato ad imparare bene la lingua, per rendere al meglio è importantissimo. Non solo per crescere nel calcio, ma anche nella vita. Per questo devo ringraziare Giuseppe Favalli, a lui sono legatissimo perchè è stato il primo che ha fatto di tutto per mettermi a mio agio quando sono arrivato in Italia e non conoscevo neanche una parola. Mi portava sempre a casa sua, mi ha dato una grossa mano. Poi ci ho messo anche del mio, ho una mentalità molto aperta grazie alla quale sono riuscito a creare tante amicizie. Però ho avuto la fortuna di giocare con certi campioni… Chi mi ha impressionato di più? Senza dubbio Diego Pablo Simeone. Era un leader incredibile già in campo, non mi stupisco che adesso sia tra gli allenatori più bravi del mondo. Siamo rimasti in ottimi rapporti, l’ho sentito spesso quando ha allenato a Catania. Lui è stato fondamentale per me, mi spronava tantissimo. Veniva e mi diceva: ‘Oh, ma sei brasiliano? Fammelo vedere!’. Aveva tanto di quel carisma che era impossibile non fare quello che diceva. Altri che mi hanno impressionato? Alla Lazio c’erano Stam, Nesta, Crespo… Era un piacere stare in quella squadra, con la cosiddetta ‘Banda Mancini’ si giocava bene bene. All’Inter il più forte era Ibrahimovic“.

Tra i ricordi più belli anche il gol con la maglia della Lazio nel Derby, no? “Sono state tante le difficoltà iniziali, ma, guardando indietro, dico sempre che ne è valsa la pena perché ho tanti ricordi indelebili. Ho imparato a non mollare mai e questa frase è diventata il mio motto. Quel gol nel derby è stato bellissimo, ogni volta che lo rivedo mi vengono i brividi. Io sono innamorato della tecnica e quello è stato un gesto tecnico perfetto. L’esultanza con il balletto? Mi è venuta così, spontaneamente, la cosa più semplice in un momento davvero unico. La gente ancora mi ferma per strada e mi ringrazia, questo è il riconoscimento per me più grande”. E poi quel numero dieci, stranissimo per un terzino: “Dei numeri non mi è mai importato granchè. Figurati che, quando adesso capita di fare qualche torneo e i compagni mi chiedono di indossare la casacca numero dieci, io rispondo dicendo che sono matti. Ma con la Lazio era diverso, quella maglia doveva essere onorata. Così ho preso il numero più importante. E mi sono tolto tantissime soddisfazioni”.

E adesso sguardo al futuro, con quel sogno chiamato panchina sulle orme del maestro di una vita, Roberto Mancini: “Sì, è scontato, il mio modello è lui. Il bello è che non guarda in faccia nessuno, ma di lui mi piace tutto: il comportamento che ha avuto con i grandi campioni, la mentalità che riesce a dare ai suoi giocatori. Ha un metodo di allenamento particolare che gli ha permesso di ottenere grandi risultati. Se mi aspettavo un suo ritorno all’Inter? Sinceramente sono rimasto stupito, l’Inter era in una situazione di grande difficoltà. Poi ho capito che ha ottenuto delle garanzie, se non arriverà in alto già quest’anno credo che nel giro di poco tornerà ad altissimi livelli. Chissà, magari se la squadra continua ad andare bene a gennaio potrebbe arrivare qualche altro giocatore. Sì, l’Inter può giocarsela fino alla fine”.

E sul campionato Cesar ha fatto le sue previsioni: “E’ un campionato talmente incerto che può succedere di tutto. Dell’Inter ho già detto. La Roma è forte, ma deve trovare la sua continuità, perchè quando una squadra è così altalenante è difficile arrivare in fondo, mentre la Juventus si dovrà riprendere. Chi mi ha stupito di più? Sicuramente Sarri sta facendo un grande lavoro, è riuscito a dare la sua impostazione alla squadra molto velocemente e il Napoli è seriamente candidato alla vittoria. La Fiorentina? Non credo possa durare a lungo”. Infine un giudizio su Sinisa Mihajlovic, amico e compagno ai tempi di Lazio e Inter: “Non mi aspettavo un Milan così in difficoltà. Sinisa è un amico ed è molto preparato, so come lavora perchè, oltre ad averci giocato insieme, è stato anche il vice di Mancini quando ero all’Inter. Credo che per lui sia solo questione di tempo, poi certo, non basta quello che è stato fatto sul mercato. Vedi l’Inter? Ha cambiato più di dieci giocatori, mentre il Milan molti meno. Tutto questo non basta, quando alleni la Sampdoria basta che stai nella colonna di sinistra della classifica, mentre quando sei al Milan devi stare al top. E’ vero che c’è qualcosa che non va, ma purtroppo qui c’è una mentalità sbagliata. Dire che Mihajlovic sia in bilico mi sembra troppo prematuro, e poi questo Milan non è mica il Chelsea di Abramovich”.

gianlucadimarzio.com

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