Tifosi, squadra, vittoria: tutti gli ingredienti per una serata di grande lazialità - Lazio News 24
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Editoriale

Tifosi, squadra, vittoria: tutti gli ingredienti per una serata di grande lazialità

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L’analisi di Lazio-Salisburgo, analisi dei quarti di finale di Europa League, terminata con il punteggio di 4-2 per i biancocelesti, grazie ai gol di Lulic, Parolo, Felipe Anderson e Immobile

Emozioni, gol, risultato. Tutto perfetto o quasi. Il pubblico delle grandi occasioni ritrovato, una simbiosi tra tifosi e squadra mai vista prima, la capacità degli interpreti in campo di emozionarsi e saper emozionare. Cosa manca? Qualche rete in più fatta e qualcuna in meno subita. La qualificazione resta ancora aperta, ma solo applausi per una Lazio romanzesca. Solo parole d’elogio, solo emozioni che riportano alla mente un passato quasi rimosso, ma mai dimenticato. Quelle notti ‘cragnottiane’ sembravano essere un miraggio, eppure sono tornate. A Salisburgo ce ne sarà un’altra dove i biancocelesti saranno chiamati ad un’altra battaglia prima di vincere la guerra. Anche lì saranno spinti da 1300 laziali, che lotteranno contro 30mila austriaci, come fosse un confronto alla pari. Due gol da gestire, una qualificazione da conquistare. Lazio, ora non farci aprire gli occhi!

RITMO – La velocità nell’esecuzione, l’intensità nella giocata, la rapidità di pensiero. Tre ingredienti fondamentali nella nuova epoca calcistica. Tre ingredienti che alla Lazio non mancano mai. Spesso viene rimproverata alla squadra una scarsa attenzione alla fase difensiva, ma il vero segreto dei biancocelesti è difendersi attaccando. Il Salibsurgo è molto simile per caratteristiche ai capitolini, ma Inzaghi può contare su una maggiore attenzione dei propri difensori, impeccabili nelle letture e pronti a giocare uomo contro uomo in campo aperto. Chiamasi ‘rischio calcolato’ quello che corre la Lazio: la squadra si sbilancia spesso, esponendosi a dei contropiedi pericolosi, ma il tutto viene fatto perché a protezione di Strakosha restano tre difensori fortissimi nell’uno contro uno, veloci e sempre concentrati, più il muro Lucas Leiva. Inzaghi l’ha preparata come di consueto nei minimi particolari e bastano otto giri di lancette per capirlo. Gli austriaci pressano alti e per evitare di rimanere ingabbiati nel loro pressing, la Lazio ha una carta nel proprio mazzo sempre utile in questi casi: la fisicità di Milinkovic. Strakosha rilancia per Sergej che mette giù per Immobile senza neanche saltare. Apertura su Basta e gol di Lulic, bravissimo a chiudere sul secondo palo. ‘Quinto su quinto’ come chiede sempre Inzaghi. Il cross di un esterno e il gol dell’altro. La partita si svolge a ritmi elevatissimi che la Lazio non accenna mai ad abbassare. I biancocelesti aprono spesso il Salisburgo giocando in ampiezza e sfruttando proprio i protagonisti del primo gol, Basta e Lulic. Poi entra in scena Luis Alberto che con le sue magie coinvolge Immobile, per quello che è un gioco corale quasi perfetto. Oltretutto gli austriaci andavano in difficoltà nel girare il pallone con alcuni interpreti, non molto dotati tecnicamente. Era la Lazio a ‘scegliere’ chi far impostare della squadra avversaria: spesso costringeva i difensori a scaricare sul portiere, in evidente difficoltà con i piedi. Altre volte venivano chiuse tutte le linee di passaggio che portavano ai calciatori di maggior qualità, obbligando chi impostava ad affidarsi ai compagni meno tecnici. Emblematica l’occasione del quarto gol, dove Lucas Leiva si avventura in un pressing solitario che poteva sembrare privo di senso, ma che invece era stato preparato a tavolino. Il Salisburgo era messo male, il brasiliano fiuta il pericolo e alza il muro, bloccando l’azione avversaria e dando il la ad un contropiede perfetto. E pensare che il risultato poteva assumere dimensioni anche più rotonde. Peccato per le occasioni mancate e per il rigore inventato. Ora questa Lazio dovrà andare in Austria e reinterpretare di nuovo lo stesso copione recitato ieri sera. Senza la paura di sbagliare e con la consapevolezza di poter far male in ogni momento.

GESTIONE DELLE FORZE – In questo momento della stagione bisogna schierare sempre la migliore formazione. Impossibile scegliere se preferire il campionato o l’Europa League e in ogni gara vanno sempre messi in campo i giocatori chiave. Difficile rinunciare alla spina dorsale formata da de Vrij, Leiva, Parolo e Immobile, mentre è più facile sopperire alle assenze di altri. La gara di ieri è l’esempio di cosa voglia dire essere un gruppo unito verso un obiettivo comune. Caicedo, Patric e Felipe Anderson hanno dato quella spinta in più necessaria nel momento del bisogno. Luis Alberto si è arrabbiato per la sostituzione, ma in occasione dei due gol successivi, è stato il primo ad alzarsi in piedi per applaudire i compagni. Emblematico anche Immobile che va dal mister in occasione del gol e tutta la squadra lo segue a ruota. L’unione. L’’io’ davanti al ‘noi’. Un credo ripetuto più volte da Inzaghi, che è riuscito a recuperare una delle frecce più preziose a disposizione nel suo arco. Quel Felipe Anderson un po’ indisposto e irrequieto fino a qualche mese fa, tornato trasformato dopo una settimana da fuori rosa. Fondamentale la linea dura intrapresa da Tare e Peruzzi che hanno appoggiato il mister nel recupero di uno dei talenti più preziosi della squadra. Sorprendente oltre alla condizione fisica anche quella mentale dei calciatori, che a differenza delle altre volte, non hanno perso la testa all’ennesimo torto arbitrale. Non era facile rimanere in carreggiata dopo un finale di tempo burrascoso, invece la Lazio riesce a riportarsi subito avanti nel punteggio per ben due volte, compiendo poi l’allungo decisivo. In quella fase critica della partita, determinante è stato anche l’apporto del pubblico, finalmente vicino a questa squadra. L’esempio che i tifosi laziali possono essere il 12° in campo c’è stato ieri,  quando in quasi 45 mila hanno spinto gli 11 in campo per 90 minuti e oltre. Il primo gol è come se lo avesse segnato il pubblico, le ultime azioni quando i calciatori erano prive di forze le ha condotte chi era sugli spalti. Tutti protagonisti in una serata da ricordare. Per renderla indimenticabile manca ancora la gara di ritorno. Quella sarà l’occasione per mettere la ciliegina su una torta sempre più squisita. Un viaggio in Austria, ma con destinazione finale Lione. Sognare si può, basta crederci!

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