Tare: «La Lazio è un amore travolgente, ecco perchè ho rifiutato il Milan»
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Tare: «La Lazio è un amore travolgente, ecco perchè ho rifiutato il Milan»

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Igli Tare, ds della Lazio, si è raccontato in una lunga intervista: dal suo legame coi colori biancocelesti fino a quello con l’Albania

Il ds della Lazio, Igli Tare, si è raccontato a 360° in una lunga intervista concessa – tramite videoconferenza – ad una tv albanese. Ecco le sue parole:

NUOVA STAGIONE – «La scorsa stagione prima della pandemia eravamo i principali candidati a vincere il campionato. Stiamo attraversando un periodo di transizione, non solo noi ma tutto il calcio europeo. Con il Covid facciamo molta attenzione all’organizzazione del lavoro, ogni giorno cerchiamo di avere contatti più limitati possibili con il mondo esterno, non è una situazione facile. Questa stagione è quella della conferma della Lazio in Champions League e sarà difficile. Ma non ci penso, perché dovremmo pensare al breve e non a lungo termine?».

LEGAME CON LA LAZIO – «La mia infanzia è legata al Milan olandese di Sacchi. Sono stato un tifoso da giovane, ho giocato la mia prima partita di Serie A contro il Milan. L’offerta del Milan è arrivata due stagioni fa da Maldini, ma il mio rapporto con la Lazio è fuori dal normale, sono tanti anni che sto a Roma. È stata una relazione nata all’improvviso, come un amore che ti travolge. Comunque è stato difficile per me rifiutare il Milan». 

CALCIOMERCATO – «Abbiamo fatto il nostro calciomercato e c’è un rito che si ripete con i nostri tifosi scontenti perché non conoscono la difficoltà nel portare avanti le trattative. Dobbiamo trovare giocatori con le giuste caratteristiche e mentalità, ma anche compatibili dal punto di vista finanziario».

LEONE D’ORO – «È un piacere quando viene valorizzato il tuo lavoro, ed è importante dare la giusta continuità. Di conseguenza le aspettative sono sempre più alte. A essere sincero non mi aspettavo il premio, che è un titolo internazionale. Quando mi hanno contattato per la consegna sono rimasto sorpreso, ma ero pieno di gioia. Quando penso al passato mi vengono in mente momenti difficili, sacrifici e alla fine penso che ne sia valsa la pena. Il Leone d’oro è la prima volta che viene assegnato al mondo dello sport, con consegna alla Mostra del cinema di Venezia.  Sono stato il primo vincitore del mondo del calcio insieme a Gasperini e Marotta. Un premio del genere rappresenta un incentivo per continuare a percorrere la strada giusta. È motivante soddisfare le aspettative dei tifosi, in relazione con le opportunità che abbiamo».

ALBANIA – «Seguo tutto ciò che riguarda il calcio in Albania, ma anche in Kosovo e Macedonia. Ho ricevuto diverse offerte per lavorare con la nazionale. Per me è un orgoglio contribuire al bene del calcio albanese, ma non ci sono solo io, tanti altri lavorano e non hanno la mia visibilità. La mia infanzia è legata al Partizani, è il club della mia vita. C’è un legame anche con il Flamurtari, di cui ero tifoso ai tempi della squadra d’oro».

REJA – «Conosco bene Reja e ha molta esperienza. Il cambio generazionale è necessario, e tutti dovrebbero dare una mano. Il pallone è per tutti, il calcio è per pochi perché non tutti lo conoscono allo stesso modo e le difficoltà sono tante. Si deve capire che questa è una fase di transizione e dobbiamo essere obiettivi».

I FIGLI E LA LAZIO – «Ho due figli ed entrambi giocano nella Lazio. Il più grande con la Primavera, il più piccolo con la squadra della sua età. Ma sto attento a intervenire perché la pressione rende tutto più difficile. Cerco di dare il consiglio giusto, ma lascio che faccia le sue esperienze, con errori e senza errori».

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