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Parolo e Radu condannano la Lazio: 2-0 Milan e resta il tabù San Siro

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Un errore madornale di Parolo, condanna la Lazio alla sconfitta sotto i riflettori di “San Siro”. Una topica pesantissima, quella del centrocampista della Nazionale, perché da quel momento una discreta Lazio, si è disciolta come neve al sole, ferita indelebilmente nel morale. D’accordo, è stato un momento decisivo per le sorti del match, ma doveva accadere questo per smascherare l’atteggiamento con cui la Lazio è scesa in campo questa sera? Basta del resto dare un’occhiata al modulo scelto da Inzaghi: un 3-5-2 difensivo con Basta sulla corsia di destra, preferito a Felipe Anderson e lì davanti un evanescente Djordjevic (senza dubbio il peggiore degli aquilotti) che invece di essere utile a far salire la squadra, si è rivelato alla fine essere solo un inutile doppione di Immobile, pestando molto spesso i piedi dell’ex Torino. La domanda che ci si pone è dunque la seguente: perché questo atteggiamento così remissivo, come se ci si volesse accontentare di un pareggio piuttosto che provare a vincere la partita? Se avessero giocato dall’inizio Felipe Anderson e Keita, probabilmente la partita avrebbe preso una piega diversa perché con una maggiore pressione sui terzini rossoneri Calabria e De Sciglio, si sarebbe impedito loro di proporsi più di sovente in attacco. Occorre scendere in campo per provare a giocarsi la partita altrimenti si rischia soltanto di imprigionare le proprie idee di gioco in una cella buia, senza luce…

 

PRIMO TEMPO – Mister Inzaghi, dopo l’ottima prova contro il Chievo, orfano ancora una volta della fantasia e della qualità di Biglia, ripropone il 3-5-2 ma questa volta in una versione più difensiva. Davanti al giovane Strakosha, al suo esordio in campionato (Marchetti accusa all’ultimo momento un problema ad un polpaccio), pacchetto arretrato composto da Radu, De Vrij e Bastos; linea di centrocampo con Basta, preferito ad Anderson per dare maggiore copertura e supporto al centrale angolano che deve vedersela con la velocità di Niang, Lulic sulla corsia opposta, Parolo, Cataldi e Milinkovic ad agire nella grande circonferenza; in avanti, Immobile supportato da Djordjevic. Sull’altra sponda, Montella ripropone il rodato 4-3-3. Donnarumma, Calabria, Romagnoli, Paletta e De Sciglio a difendere il fortino; mediana con Kucka,Bonaventura e Montolivo; tridente offensivo composto da Suso,Bacca e Niang. Partono bene i biancocelesti, intraprendenti e pimpanti sin dal primo minuto. Immobile in particolare, mette in difficoltà la difesa rossonera con il suo solito movimento a pendolo, cercando di dettare il passaggio soprattutto sulla corsia di sinistra, dove da una prima fase di studio si evince che l’anello più debole della barriera nemica, risulta essere Calabria. E’ proprio da una sua sponda al 2’ che Djordjevic è messo in condizione di calciare un rigore in movimento ma il suo tiro è debole e centrale. E’ un buon momento per gli ospiti che provano vanno ancora vicini al bersaglio con Milinkovic, all’11’. Il serbo, svetta in area di rigore, servito da una rimessa laterale di Lulic, mettendo in non poche difficoltà Donnarumma che è costretto a distendersi in angolo. Il gioco del Milan, stenta invece a decollare. Montella da disposizione ai suoi di giocare prevalentemente sulla corsia di sinistra, provando ad innescare la velocità di Niang che può mettere in difficoltà il più fisico ma lento Bastos. In effetti, tutti i lanci dalle retrovie ed i passaggi filtranti, sono tutti indirizzati verso quella zona di campo ma per i primi 30’ minuti, i padroni di casa non si rendono praticamente quasi mai pericolosi. Proprio però mentre la partita subisce una improvvisa fase di stanca da ambo le parti, un clamoroso errore di Parolo, spalanca al Milan, le porte del vantaggio. Il centrocampista della Nazionale, sin lì protagonista di una partita un po’ sottotono, incespic a sul pallone consegnando la palla a Kucka il quale lancia subito Bacca; per il colombiano è un gioco da ragazzi infilarsi nelle maglie di una difesa molto alta poiché salita in quel momento per partecipare alla manovra offensiva, presentarsi davanti a Strakosha ed infilarlo con facilità. A questo punto, il Milan prende coraggio e si ridesta dal torpore mentre il morale della Lazio, crolla con un castello di sabbia spazzato via da una folata di vento. Lo spettro della capitolazione, rischia di materializzarsi poco prima di andare al riposo. Prima è Strakosha a rischiare la papera su una sassata centrale di Bonaventura, riuscendo a rimediare all’ultimo istante. Successivamente,è invece bravissimo a respingere d’istinto un tentativo di salvataggio di Bastos che stava per trasformarsi in autorete dopo una iniziativa irresistibile di Suso sulla destra. La sorte, aiuta poi i biancocelesti sulla ribattuta perché un tiro di Niang, trova un miracoloso Basta a salvare sulla linea. Si va dunque a riposo dopo la grande paura, con la consapevolezza di dover invertire rotta se si vuole davvero cambiare l’inerzia di questo match.

 

SECONDO TEMPO – Nella seconda frazionedi gioco, Inzaghi corre subito ai ripari. Dentro subito Keita ed Anderson per Bastos e Djordjevic (deludente la prestazione di quest’ultimo) e conseguente passaggio al 4-3-3 ma il grave errore di Parolo, continua ancora a pesare come un macigno sul morale dei biancocelesti. Gli inserimenti del brasilano e del senegalese, producono gli effetti sperati perché cominciano ad arrivare più tiri verso la porta difesa da Donnarumma ma per rendersi più pericolosi, gli uomini di Inzaghi debbono inevitabilmente alzare il baricentro, esponendosi così alle ripartenze del Milan che al 55’ rischia di chiudere anzitempo la gara. Bacca serve nel corridoio Calabria che mette subito al centro per il solissimo Niang che riesce nell’impresa di sbagliare il più facile dei goal. Momento solo rinviato però perché l’attaccante francese decide poco dopo di farsi perdonare, prima procurandosi (fallo di mano ingenuo in area di rigore di Radu) e poi trasformando il rigore che ha il sapore di una sentenza irrevocabile. I capitolini provano a questo punto almeno a salvare l’onore; Inzaghi getta nella mischia anche il neo-arrivato Luis Alberto, disponendo i suoi con un 4-2-3-1 ma la reazione è confusionaria e lasciata perlopiù all’iniziativa dei singoli (Keita ed Anderson soprattutto) che però non creano grossi grattacapi a Donnarumma. Così i rossoneri possono gestire senza problemi fino alla fine, portando a casa tre punti importantissimi.

 

Evidente passo indietro dunque rispetto alla partita contro il Chievo, che ci consegna a bocce forme, una Lazio che si trasforma lontano dalle mura amiche, per diventare più timida e impacciata. Non bisogna commettere l’errore di diventare Biglia dipendenti perché quando manca l’argentino, si rischia di dare un messaggio sbagliato alla squadra circa le proprie potenzialità. Liberarsi da questa catena che ha costituito anche il leit-motive della scorsa stagione, risulterà essere un passo importante per completare quel processo di maturazione che si è cominciato ad intravedere alla fine dell’anno scorso. Una nota di merito va invece spesa per Keita (ancora una volta il senegalese risulta imprescindibile per questa squadra), l’unico in grado di poter davvero cambiare marcia a questa squadra e DeVrij, autore di una sontuosa partita che risplende come una raggio di luce in una serata dai colori decisamente uggiosi…

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