Nesta: "Mi voleva la Roma, ma già da piccolo tifavo Lazio" - Lazio News 24
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2014

Nesta: “Mi voleva la Roma, ma già da piccolo tifavo Lazio”

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Alessandro Nesta è considerato unanimemente uno dei più grandi difensori della storia del calcio. Vent’anni di carriera in cui ha vinto tutto, con le maglie della Lazio, del Milan e della Nazionale italiana. Intervistato dalla rivista thehardtaclke.com, Nesta ha ripercorso i suoi esordi e i trionfi con la maglia della Lazio e poi il suo passaggio al Milan.

Raccontaci della tua infanzia e di come ti sei innamorato del calcio. Quanto ha influito tuo padre nella decisione di andare alla Lazio? “Ho passato tutta la mia infanzia pensando soltanto al pallone. Uscito da scuola mi precipitavo in cortile a giocare a pallone finché non diventava buio. Poi quando avevo 7 anni, mio padre mi ha iscritto nella squadra del mio quartiere, Cinecittà, che era affiliata alla Roma. Dopo pochi mesi, alcuni osservatori giallorossi mi hanno notato e si sono fatti avanti per me, ma papà, essendo tifosissimo della Lazio, rifiutò la loro offerta e dopo qualche mese sono finito proprio ai biancocelesti, rendendolo felicissimo”

Ai tempi della Lazio causasti un infortunio a Gascoigne. Quell’episodio ebbe ripercussioni su di te? “Quando involontariamente feci male a Gascoigne avevo 14 anni, ero ancora alle prime sessioni di allenamento con la prima squadra. Lui era stato l’acquisto più costoso della storia della Lazio e quel giorno stavamo lavorando a campo ridotto. Mi fece un paio di brutti falli, ma io, essendo un giovane, non dissi nulla e continuai a giocare. A un certo punto lo vidi correre e provai a fermarlo con un tackle forse un po’ troppo duro. Gli causai la frattura di tibia e perone. C’era una gran confusione, giornalisti e tifosi, ma nessuno mi disse niente. Il primo a venire da me a tranquillizzarmi fu Zoff. Paul, una volta ristabilitosi dopo l’intervento chirurgico alla gamba, mi disse che non era colpa mia e mi regalò cinque paia di scarpe e un kit da pesca. Ancora non mi spiego il suo gesto, ma era proprio una cosa da lui”

Si dice che il tuo passaggio al Milan ti fu comunicato all’ultimo istante. Come reagisti a questa situazione? “Il mio trasferimento al Milan fu molto strano. La mattina mi allenai a Formello, era l’ultimo giorno di mercato, poi ad un tratto scese in campo Cragnotti che mi disse che ero stato venduto al Milan. Non potevo rifiutare, tutti sapevano dei problemi del club, e quella stessa sera mi sono ritrovato nello stadio San Siro di fronte a 60.000 spettatori. E ‘stato traumatico perché non ho nemmeno avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo”.

La maggior parte dei tifosi non prese bene la tua cessione. Sei anche stato accusato di essere un traditore. La cosa ti infastidisce? Saresti rimasto ancora a Roma? “Cragnotti pensava di vendermi già da qualche anno. Il club aveva dei debiti e i nostri stipendi non erano stati stato pagati per sei mesi. Avevo capito che prima o poi me ne sarei dovuto andare, ero il giocatore più costoso e dalla mia cessione avrebbero potuto ricavare parecchio. Per questo non mi sento un traditore”.

Pensi che Lazio e Roma possano tornare al vertice come accaduto tra il ’99 e il 2001? “La Roma ha avuto un grande inizio quest’anno, la Lazio non tanto. Penso che nei prossimi anni la Juventus continuerà ancora ad essere la migliore squadra della Serie A. A mio parere le due romane sono ancora un po’ indietro”.

Che ne pensi di De Sciglio? Può essere considerato un tuo erede? “Ho giocato con lui durante il mio ultimo anno al Milan ed è un meraviglioso terzino. Può crescere ancora tanto e seguire la tradizione dei grandi difensori italiani”.

La Coppa del Mondo del 2006 è stato uno dei momenti più belli della tua carriera, ma quanto rammarico hai per non aver giocato le ultime partite? “Ero felicissimo quando l’Italia ha vinto il Mondiale, un po’ meno per me”.

L’Italia ha le carte in regola per vincere il prossimo Mondiale? “Andare in Brasile per vincere sarà difficile, vedo favoriti proprio loro, i padroni di casa. Ci sono tante differenze tra questa Nazionale e quella del 2006: quella era una squadra che giocava da molto tempo insieme, e questo secondo me è un aspetto fondamentale”.

Quale sconfitta è stata più dolorosa: la finale contro la Francia a Euro 2000 o quella con il Liverpool in Champions nel 2005? “Quella contro la Francia: all’epoca non avevo ancora vinto niente in carriera”.

Il miglior attaccante che hai affrontato? “Di sicuro Ronaldo il Fenomeno, un vero prodigio… il migliore di tutti”.

Tanti esperti dicono che il livello generale della difesa sia sceso negli ultimi anni, lei è d’accordo con questa idea? “Penso che in questa era preferiscono insegnare ai difensori come giocare la palla piuttosto che essere un vero difensore. Da un lato questo è un bene, dall’altro però non si deve dimenticare di insegnare a loro una cosa fondamentale: come marcare un avversario”

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