Manfredonia: "Pioli sta dimostrando personalità dando un'identità alla Lazio, con lui si può aprire un ciclo" - Lazio News 24
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2014

Manfredonia: “Pioli sta dimostrando personalità dando un’identità alla Lazio, con lui si può aprire un ciclo”

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Lionello Manfredonia, ex giocatore di Lazio e Juventus, è stato intervistato dal Corriere dello sport parlando di Pioli e della sfida di sabato sera all’Olimpico.

C’è un’amicizia con Pioli. Vero?

Arrivavo dalla Lazio e l’ho trovato alla Juve. Lui era all’inizio della carriera, io ero più grande di una decina di anni. Ne avevo già 28, Stefano era molto giovane, ma già dimostrava di essere un ragazzo bravo dal punto di vista tecnico e maturo nonostante l’età. Ha smesso presto perché ha avuto diversi problemi alle ginocchia. Si vedeva già allora che era un ragazzo a modo e che avrebbe potuto fare l’allenatore. Ci sapeva stare in campo e in squadra. Era molto attento a seguire gli allenatori, prima Trapattoni e poi Marchesi. Ci separammo nell’estate 1987, lui al Verona, io andai alla Roma“.

Che tipo di giocatore era Pioli?

Un difensore centrale molto tecnico, forte nel gioco aereo, eccelleva negli anticipi. Uno bravo tecnicamente, è stato limitato da alcuni problemi fisici, altrimenti avrebbe fatto una carriera diversa“.

Come siete diventati amici?

Mi adattavo a stare con tutti. Per me è stato facile organizzarmi e crearmi delle amicizie a Torino. Potevi frequentare Platini e il gruppo dei più anziani, oppure i più giovani. Pioli stava sempre con Caricola e con Bonetti. Uscivo spesso con loro. L’amicizia vera è stata approfondita e costruita nel tempo, da giocatori ci siamo persi di vista. Ho smesso prima del tempo, poi ho cominciato a fare il dirigente, lui l’allenatore, ci siamo rivisti, sono diventato agente, l’ho seguito con curiosità in tutte le squadre in cui ha lavorato, siamo rimasti in contatto, adesso è un’amicizia solida. Ci sentiamo spesso al telefono. E quando vengo a Roma ci vediamo. Da una decina d’anni ormai vivo a Vicenza, quindi il rapporto è soprattutto telefonico“.

Cosa ricorda di quella Juve vissuta accanto a Pioli?

Ci sono tanti ricordi piacevoli, era un calcio diverso. Meno stress, meno tensioni, ci allenavamo nell’antistadio, davanti al Comunale. Ci spogliavamo allo stadio e poi attraversavamo la strada per andare ad allenarci. Immaginate oggi cosa succederebbe se una squadra di serie A dovesse attraversare la strada per raggiungere il campo di allenamento. Allora nessuno ci diceva nulla, al massimo potevi trovare una decina di pensionati che ti guardavano da lontano. C’era molto tifo per la Juve la domenica allo stadio, la pressione era molto meno accentuata in settimana“.

Tra tanti ricordi forse il più bello è legato alla finale di Coppa Intercontinentale a Tokyo, Juventus-Argentinos Juniors, nel dicembre 1985.

Una partita recuperata all’ultimo secondo, con un gran gol di Laudrup. Finì 2-2 e il risultato non cambiò ai supplementari. Era una partita che rischiammo di perdere e che invece vincemmo ai rigori, gli argentini erano forti. Una partita durissima. Pioli entrò al posto di Scirea, uscito all’inizio della ripresa per un infortunio: fece la sua ottima figura, in un ruolo delicatissimo, e in una finale Intercontinentale“.

Pioli ha spesso definito Trapattoni un maestro. In panchina cosa ha preso dall’ex tecnico della Juve?

Dicevano tutti che Trap fosse un allenatore difensivo, in realtà ricordo che giocava con un esterno offensivo come Mauro, con Platini, più due punte vere. E’ vero che bisognava difendere, ma i terzini scendevano, a sinistra attaccava Cabrini, Scirea era un centrocampista aggiunto, tutti partecipavano alla manovra offensiva. Era già allora un calcio moderno e propositivo“.

Cosa pensa di Pioli allenatore?

Il suo Bologna ha sempre giocato molto bene, Stefano ha guidato altre squadre in A come Parma e Chievo e ha fatto campionati di B importanti. Ha sempre fatto bene in carriera. Ora sta dimostrando la sua personalità in una piazza come Roma. Ha affrontato l’avventura con grinta e determinazione. Non è facile. Ha grande carattere. Le prime partite non sono andate bene. Roma è una piazza che ti brucia subito, eppure Stefano è riuscito a tenere i nervi saldi, a ricompattare la squadra, trovando un filotto di risultati utili. Ha dato alla Lazio l’impronta e l’identità di una squadra molto propositiva“.

Quali erano i timori che Pioli aveva cominciando a lavorare con la Lazio?

Sapeva che Roma è una piazza difficile, ma ha sempre conservato fiducia ed entusiasmo, la squadra secondo lui era molto ben impostata, sapeva di potercela fare, non ha mai perso convinzione. Si è fatto male quasi subito Gentiletti, era un difensore per Pioli molto importante. Hanno questo problema in difesa, penso dovranno risolverlo al prossimo mercato”.

Pioli può essere l’uomo giusto per aprire un ciclo alla Lazio?

Penso di sì. Sa gestire il giocatore esperto, sa come lanciare il giovane, le sconfitte e le vittorie non gli fanno perdere l’equilibrio. Può aprire un ciclo. Poi non si sa mai. Nel calcio le cose cambiano ogni mezz’ora. Mi auguro per la Lazio che Pioli possa farcela. Mi sembra che Lotito abbia impostato e programmato un certo tipo di percorso con l’allenatore. E deve essere un percorso di lunga durata“.

Quali sono i suoi pregi in panchina?

E’ molto flessibile sul discorso tattico, non si ostina a giocare in una certa maniera, se vede che non funziona è pronto a cambiare modulo. E poi valorizza la rosa. Migliorano molto i suoi giocatori, per la società diventa una fonte di ricchezza. Diversi giocatori del Bologna sono stati venduti a cifre alte, realizzando plusvalenze. Adesso il suo obiettivo è rimettere in pista Keita, grande talento, un po’ incostante. Pioli può dare tanto alla Lazio e portare risultati immediati“.

Pioli, quando è stato scelto, non ha voluto sottoscrivere un biennale ma ha firmato per un anno con rinnovo automatico in caso di qualificazione europea. Che ne pensa?

Ha fatto contento Lotito, questo possiamo dirlo sicuramente, il presidente ha accettato alla grande. Guarda l’aspetto umano e controlla il bilancio, penso sia stato contento. Le scelte sono andate su di lui. Facciamo un anno e vediamo come va, ha detto. Nel caso in cui le cose andassero bene, l’allenatore avrà il destino nelle proprie mani, ma saprà gestirsi per un eventuale rinnovo. Nel calcio bisogna vedere le cose giorno per giorno. Tare e Lotito, da parte loro, sapranno come impostare il discorso“.

Da operatore di mercato cosa pensa debba fare la Lazio a gennaio?

Di solito nel mercato invernale le società possono sbagliare poco, devono intervenire quando c’è un infortunio grave, come è successo alla Lazio con Gentiletti, oppure c’è un cambio di tecnico. Vedendola giocare, credo che la squadra abbia bisogno di un leader dietro. De Vrij è giovane e bravo, ma può essere guidato. Ci vorrebbe un sudamericano che abbia esperienza in Europa o un europeo che ha già fatto dei campionati importanti. Uno pronto a inserirsi. Uno straniero può metterci tre mesi a inserirsi e il campionato è già finito“.

Come finirà sabato all’Olimpico?

Non lo so. Mi sembra una partita senza pronostico. Può vincere la Lazio come la Juve. Il pareggio non lo vedo. Allegri si presenterà all’Olimpico per vincere. Pioli ci proverà. La Lazio ha tutte le caratteristiche per creare difficoltà ai bianconeri, vedo una partita aperta”.

Quale deve essere l’obiettivo della Lazio?

Vedo il Napoli in netta ripresa e sono convinto che ancora non sia deciso niente nel campionato. La Lazio può arrivare tra le prime cinque. La Champions mi sembra troppo, illudere la gente non è giusto. Ma questa squadra può fare ottime cose“.

 

 

 

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