Mancini e la Lazio, un amore lungo dieci anni - Lazio News 24
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2014

Mancini e la Lazio, un amore lungo dieci anni

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Mancini e la Lazio, praticamente un romanzo. Finito dieci anni fa. Anzi no. Perché, parafrasando Galliani (che a sua volta, parlando del ritorno di Kakà al Milan, parafrasava Venditti) certi amori non finiscono mai. Quello tra il Mancio e la Lazio è durato sette anni, dal 1997 al 2004. Tre anni da giocatore, metà campionato da vice allenatore e poi due anni da tecnico. Con l’intermezzo di un mese al Leicester, in Premier, e due mezze stagioni sulla panchina della Fiorentina. Formidabili quegli anni a cavallo del vecchio e del nuovo Millennio. Per il Mancio e per i tifosi laziali. Ai quali l’attuale allenatore dell’Inter regalò coppe, trofei e uno scudetto indimenticabile (certo, non da solo, ma lui era il leader di quella squadra). E poi anche da allenatore arricchì la bacheca societaria con una Coppa Italia.

Certi amori non finiscono mai. E così il 12 maggio scorso Mancini è tornato a indossare la maglia biancoceleste numero 10. Si celebrava il 40° anniversario del primo scudetto laziale, quello di Chinaglia e Maestrelli. L’Olimpico era pieno come quarant’anni prima e come un altro giorno di maggio (il 14) del 2000, quando Mancio e i suoi compagni regalarono ai laziali il secondo scudetto. Mancini è stato per la Lazio questo e molto altro ancora. Ecco perché certi amori non finiscono mai. Ma, quando la separazione si consuma, volano i piatti. Come riporta La Gazzatta Dello Sport, il distacco dai colori biancocelesti, dieci anni fa, non fu indolore. La dirigenza del club non voleva lasciarlo libero di dire sì a Moratti, nonostante la Lazio fosse a un passo dal fallimento. Poi arrivò Lotito e col nuovo proprietario furono subito scintille. C’erano pendenze da sistemare, conti da risanare. Finì a carte bollate, con tanto di dichiarazioni a distanza non proprio amichevoli. Quello stesso Lotito che, dieci anni dopo, in veste di consigliere federale (o mentore del presidente Tavecchio, se preferite) ha avuto un ruolo non secondario nella scelta del nuovo c.t. della Nazionale. Il Mancio era nella rosa dei papabili, ma non fu mai contattato. «Con Lotito in Federcalcio figuratevi se chiamano me», confidava Roby agli amici in quei caldi giorni estivi. Sì, certi amori non finiscono mai. Effetti collaterali compresi.

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