Un flashback lungo 17 anni: la Lazio è tornata grande e ora se ne sono accorti tutti - Lazio News 24
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Editoriale

Un flashback lungo 17 anni: la Lazio è tornata grande e ora se ne sono accorti tutti

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Il commento dopo i fatti accaduti in Lazio-Torino, in questo editoriale

Mi ritrovo oggi a commentare una cosa rimandata da quattro settimane. Quattro settimane in cui è stata architetta ad arte una commedia riuscita perfettamente. Se andiamo ancora più indietro troviamo una campagna di strumentalizzazione vergognosa, costruita attorno a degli adesivi affissi da 11 persone e per cui ne hanno fatto le spese: una società quotata in borsa, 30 calciatori e 5 milioni di tifosi. Detto ciò, si è passati al ‘piano B’. Gli episodi da ricordare sono talmente tanti che non li menziono per paura di dimenticarne qualcuno. La cosa che più mi lascia basito e consegna alla mia coscienza parecchie riflessioni sono le dichiarazioni di Burdisso rivolte a Giacomelli: “Te lo giuro, Immobile non mi ha toccato!” Simone Inzaghi dall’alto della sua signorilità, davanti ai microfoni spiega come fosse stato impossibile parlare con la squadra a fine primo tempo: “Una volta posso dirgli che è un caso, due volte, ma questa è la quarta. Come faccio a spiegargli cosa sta succedendo?”. La Lazio è su tutte le furie all’intervallo e perde la testa. Testa che forse non avrà più su questo campionato. Lo testimonia un episodio chiave, significativo. Berenguer in occasione del primo gol si fa 50 metri indisturbato poichè Marco Parolo e Bastos Quissanga, sono costretti a SCANSARSI e a non entrare mai a contatto con lui per paura di fare un rigore che sarebbe sicuramente stato concesso. Come si fa adesso a togliere dalla testa di professionisti del genere che la malafede non ci sia?

Secondo punto: Qualcuno mi dovrà spiegare con quale certezze un arbitro nonostante l’ausilio del Var, non va a rivedere un rigore solare restando convinto della sua decisione. Che questa Var sia un fallimento oramai lo si è capito, così come è cosa certa che a breve verrà tolta. Una volta bastava molto meno per indirizzare i campionati, adesso le cose iniziano a diventare clamorose e fermare squadre che investono 20 milioni l’anno riuscendo sistematicamente a surclassare quelle che ne spendono 300, inizia ad essere complicato. Viviamo in un paese dove ‘meritocrazia’ fa rima con ‘corruzione’ e per questo ho sempre voluto far finta di non vedere, di non credere a disegni già fatti e a percorsi già scritti. Mi metto nei panni di un papà che oggi dovrà spiegare a un figlio perchè ieri la Lazio non ha vinto. Mi metto nei panni di un bambino che ieri sera sventolava la bandiera, convinto che la ‘sua’ Lazio potesse vincere. Mi metto nei panni di un padre costretto a darsi delle risposte oggi quando accompagnerà il proprio piccolo a scuola calcio. Da sempre ho cercato di convincermi che quello che stava accadendo fossero dei semplici “episodi”, ma oggi la mia razionalità dice altro. Quando vi fate delle domande e vi chiedete come mai l’Italia non è riuscita ad andare al Mondiale, tra le tante assurdità a cui vi aggrappate (settori giovanili che non funzionano, sistema da rivoluzionare, non si lanciano i giovani), metteteci anche questa: metteteci anche che una squadra che in estate ha incassato 70 milioni dalle cessioni e ne ha investiti 40, ad oggi in un campionato regolare sarebbe stata prima in classifica. Invece è soltanto quinta, di nuovo costretta a trovare le energie per andare avanti dopo l’ennesimo sopruso. Quando guardate le partite di Premier League oltre a pensare agli stadi di proprietà, al bel gioco e al business, chiedetevi anche perchè le favole come quella del Leicester, in Italia non si avverano mai.

Terzo punto: Cosa fare adesso? Ricomporre i pezzi ed andare avanti. Forse alla fine vinceranno loro, ma dovranno sudare e finire su tutte le televisioni, tutti i giornali e tutte le radio, per gli scandali di cui si stanno rendendo partecipi. Se pensavate di abbatterci vi sbagliate di grosso. Diamo fastidio perchè dopo tanto tempo abbiamo una società solida, una squadra fortissima e uno degli allenatori migliori al Mondo; e questo nessuno lo aveva previsto. Noi siamo sempre gli stessi, quelli che hanno vinto uno scudetto con l’ignoranza e la rabbia. Ci troverete sempre più forti e degni, qui a lottare contro di voi, più forti e sempre avversi a noi. E’ la nostra storia che ce lo impone: lottare anche sapendo che sarà una lotta impari. E’ una storia lunga 117 anni che ci costringe ad andare avanti nonostante un cuore da ricomporre e le lacrime che scendono lungo un viso distrutto.
Non saremo i più forti, ma siamo i migliori. Siamo semplicemente laziali. Da sempre mi sento diverso, da sempre mi sento una mosca bianca e oggi lo sono più che mai.

FORZA LAZIO SEMPRE!

Luca Palmieri

PUBBLICATO IL 12 DICEMBRE

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