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L’ex Primavera Tira sul caso Cardelli: «Ha sbagliato. La Lazio è come una grande famiglia»

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Tiene banco la querelle iniziata da Filippo Cardelli, ex difensore della Lazio primavera che ha da pochi giorni abbandonato il club biancoceleste, stufo del trattamento riservatogli rispetto ai compagni di squadra stranieri. Da qui la scelta di rompere il suo vincolo con i biancocelesti e andare a studiare e giocare negli USA.

 

Vista la polemica che ha tirato in ballo i calciatori provenienti dall’estero, i colleghi di Gianlucadimarzio.com, hanno intervistato Catalin Tira, ex attaccante della Lazio primavera che vinse lo scudetto nel 2013. “Cardelli ha fatto una scelta sbagliata – esordisce il romeno – il calcio è per tutti. Anche ai miei tempi c’erano tanti stranieri”.

L’esperienza di Tira in Italia è stata da ricordare: nessuno gli ha mai creato problemi: “Divergenze? Nessuna! Gli stranieri, almeno quando c’ero io, non sono mai stati un caso. Riguardo il contratto da professionisti, è normale che ce l’abbiano”. Rispondendo a Cardellli, Tira spiega delle dinamiche abbastanza ovvie: “Quando vengono in Italia, o in altri paesi, bisogna considerare che devono provvedere da soli a loro stessi, non hanno la famiglia insieme a loro. Devono pagare il cibo, la vita quotidiana, se hanno la macchina anche la benzina. Un calciatore italiano vive lì, gioca lì. E la sua famiglia può aiutarlo. Ripeto, è normale che gli stranieri abbiano un contratto più importante, che guadagnino anche di più”.

Cardelli non ha nascosto l’esistenza di divergenze sull’argomento stranieri all’interno del gruppo: “Quando c’ero io non ho mai avuto problemi, neanche col mister Bollini. E’ stato il momento più bello della mia carriera, eravamo come una famiglia e non c’è mai stato nulla tra di noi. Anche l’organizzazione era meravigliosa, il direttore sportivo (Tare ndr) si occupava di tutto”.

 

Dall’immagine che ne offre Cardelli, la Lazio viene dipinta come una società allo sbando, Tira invece lar ricorda con piacere: “E’ stato bello vivere quei giorni, soprattutto con alcuni compagni. Alcuni sono arrivati anche in Serie A, penso a Cataldi e a Keita. Io arrivai dall’Udinese nel 2010, ma la prima stagione non giocai mai per problemi burocratici. Poi ho firmato un contratto di tre anni. Quand’è scaduto, nel 2013, volevano che firmassi ancora, ma col mio procuratore decidemmo di andare in Olanda, all’Ado Den Haag”.

In Eredivise non è riuscito a imporsi e allora è tornato in patria vestendo le maglie di Brasov, Concordia Chiajna e Rapid Bucarest. Oggi gioca nel Neftci Baku “un club che fa anche l’Europa League e dove mi trovo benissimo. Amo i tifosi, la città, il gruppo. Certo, tornare in Italia mi piacerebbe molto…”.

 

Nessuno potrà cancellare i suo ricordi alla Lazio, in una squadra in cui stranieri e italiani giocavano correndo l’uno per l’altro conquistando successi su successi: “Il momento più bello? Quando abbiamo vinto il campionato primavera… Eravamo fortissimi. Mi manca la Lazio, ora cerco di far bene qui. Poi chissà, magari torno!”.

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