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2014

Il dubbio di Pioli: la fama di Klose o la fame di Djordjevic?

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Meglio la fama o la fame? Sul quesito del momento il c.t. Antonio Conte è andato dritto: nelle sue scelte la voglia di emergere è il requisito numero uno e supera qualsiasi curriculum, anche il più infarcito di successi. E se la fama non è quella double-face di Balotelli, ma quella di un campionissimo specchiato nei comportamenti, che ha appena vinto il Mondiale ricevendo l’encomio di Angela Merkel? Perché traslando la questione dalla Nazionale (che ha vinto le prime due) alla Lazio (che la prima l’ha persa male), il problema sussiste eccome, ad un giorno dal riscatto obbligato con il Cesena. Domani si giocherà nell’Olimpico con la Nord di nuovo piena, dopo sei mesi di embargo del tifo, e passate due settimane dal k.o contro il Milan. Insomma: Klose o Djordjevic?

Come riportato dall’edizione odierna del Corriere della Sera, la scelta è di quelle delicate, forse il primo vero bivio di fronte al quale si trova Stefano Pioli. Dalla decisione finale si capirà un po’ di più del tecnico. Se è uno che preferisce andare sul sicuro, magari per schivare eventuali critiche, o se ama rischiare qualcosa pur di dare la sua impronta. In una parola: la personalità. Perché sul 36enne Miro Klose non c’è molto da discutere. La storia sportiva del tedesco conferisce al suo impiego tra i titolari i connotati di una scelta fin troppo facile, quasi obbligata, ovviamente se fisicamente sta bene. Se con il Cesena, come sembra probabile, dovesse essere lui a guidare l’attacco, in ogni caso il tecnico è al riparo: avrà fatto la cosa giusta. «Come si può tenere fuori un campione di quel calibro alla prima in casa?», è una delle domande ricorrenti sui social a tinte biancocelesti. Anche per una questione di immagine o forse per far tremare le gambe agli avversari al cospetto del carisma del campione. Però è anche vero che Miro non è al top, a San Siro non si è visto per niente tanto da innescare il dubbio che la testa fosse ancora alla festa del Maracanà. Un po’ è così. Comprensibilmente il fantasma della Germania, che ha aleggiato sulle annate laziali di Miro, non è stato scacciato del tutto. Il tour tedesco per ritirare il giusto premio alla carriera si è concluso appena giovedì e non è detto che la concentrazione sia quella necessaria ad evitare gli scherzetti del Cesena. Però la seconda non si può bucare. E, sotto questo profilo, la scelta paradossalmente più sicura è l’altra, quella che sulla carta offre meno garanzie. Perché a Milano si è vista la fame di Filip Djordjevic, centravanti rampante che vuole far vedere all’Italia quanto vale.
Un autogol procurato, un vigore fisico invidiabile e una grinta da far paura proprio nel debutto più difficile, in uno stadio come San Siro che può trasformare le gambe in pietra. «È lui che deve giocare, sta meglio e avete visto che carattere…», è questo uno dei post che sponsorizzano l’utilizzo di Filip con il Cesena.

Certo, a curriculum non c’è gara. Il serbo, in confronto a Klose, è un signor nessuno. Il paragone è impietoso. Ma a questo punto della stagione è meglio la fama o è più importante la fame? È la vera scelta di Pioli – l’altra, quella tra Biglia e Ledesma, sembra fatta a favore del primo -, padre putativo di un gruppo che da domani saprà se ci sono figli e figliastri.

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