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2014

FOCUS – Keita, Felipe Anderson e Mauri: in tre per una maglia

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In casa Lazio tiene banco da un paio di settimane la polemica relativa all’esclusione dall’undici titolare di Keita Balde Diao. Il senegalese, dopo le buone cose fatte vedere lo scorso anno con Petkovic e Reja, aveva iniziato la stagione da punto fisso dello scacchiere biancoceleste, occupando stabilmente la fascia sinistra nel 4-3-3 di Pioli. Tuttavia, domenica dopo domenica, ha perso terreno nelle gerarchie finendo in panchina, a favore di Felipe Anderson prima e di Stefano Mauri poi.

Dopo sole due panchine, hanno fatto molto discutere le parole dell’agente dell’ex canterano, Ulisse Savini, il quale ha affermato che se “il ragazzo continuerà a non trovare spazio, verranno prese in considerazione altre soluzioni”. Impassibile, Stefano Pioli, ha motivato le sue esclusioni senza far riferimento ad atteggiamenti o a episodi particolari da parte del classe ’95, affermando di essere solito ruotare i giocatori a disposizione a seconda degli avversari che affronta. Le motivazioni, dunque, sarebbero esclusivamente di ordine tattico. Sulla questione è intervenuto anche il ds Igli Tare, che prima di Lazio-Sassuolo ha tuonato: “Non esiste nessun caso Keita. Se un giocatore della Roma come Destro sta in panchina, nessuno parla di caso. Se Keita va in panchina per qualche partita succede il finimondo. Bisogna smetterla con queste polemiche”.

Nel frattempo, le società italiane ed estere che avevano messo gli occhi sul talentino del vivaio biancoceleste, restano alla finestra, pronte ad inserirsi in caso di rottura. Ma analizziamo nel dettaglio le caratteristiche dei principali ‘avversari’ dell’asso ispano-senegalese.

IL GAROTO VERDE-ORO – Parlare di dualismo tra Keita e Felipe Anderson non è esattamente corretto: i due sono molto amici fuori dal campo, scherzano tanto e passano spesso serate insieme a farsi selfie e a mangiare sushi. Ultimamente però, mister Pioli in campo preferisce schierare il brasiliano. Felipe Anderson, arrivato a Formello la scorsa estate dopo un consistente esborso economico ed una trattativa degna degli sceneggiatori di Beautiful. Pagato 8 milioni al Santos, Felipe è una risorsa che va assolutamente valorizzata, e l’unico modo esistente di farlo è mandarlo in campo. Il verdeoro sembra un altro rispetto alla scorsa stagione, ma il suo talento si vede ancora soltanto a sprazzi. Nei momenti in cui viene fuori, però è lampante e Pioli sembra credere in lui.

Cos’ha in più di Keita: Il feeling con il tecnico emiliano dipende soprattutto dalla capacità di Felipe di attaccare l’area di rigore. Ecco, rispetto a Keita, il numero 7 è forse più bravo nei movimenti senza palla, che per Pioli hanno una grandissima importanza.

Cos’ha in meno di Keita: Pur essendo più grande di Keita di due anni e nonostante abbia giocato al fianco di un asso come Neymar, Felipe deve ancora imparare ad essere concreto, a sprigionare la cattiveria giusta sotto porta. In tal senso Keita ha qualcosa in più rispetto al brasiliano.

L’ESPERTO CAPITANO – L’altro concorrente di Keita non è di certo uno qualunque: è il capitano di questa squadra, è Stefano Mauri. Giocatore eclettico e uomo speciale, alla Lazio da quasi 10 anni, a tutti gli effetti un senatore. Un calciatore che non è mai stato particolarmente esaltato dalla stampa come un fuoriclasse, ma che ogni tecnico che ha avuto la possibilità di allenarlo, ha sempre elogiato per l’intelligenza tattica e le qualità tecniche. La scorsa stagione, in cui è stato squalificato per la maggior parte del tempo, la Lazio ha patito tantissimo la sua assenza. Il suo peso specifico si è visto nel finale di campionato, quando Reja, a corto di attaccanti, se l’è reinventato falso nueve, a conferma della sua poliedricità.

Cos’ha in più di Keita: Esperienza e duttilità, oltre ad un carattere forte. Mauri ha vissuto tutte le fasi della Lazio, gioie e dolori, e si è sempre fatto trovare pronto. Ha passato momenti difficili fuori dal campo e ha reagito con una serenità invidiabile, tenendo sempre alta la testa e la concentrazione. Segna e fa segnare i compagni, è uno che sposta gli equilibri.

Cos’ha in meno di Keita: A 34 anni, il capitano è ancora molto bravo a gestirsi, senza correre a vuoto, ma è inevitabile che ad un certo punto della partita inizi ad accusare la fatica. In tal senso, i 15 anni in meno di Keita pesano tanto.

La piazza è divisa tra chi vuole Keita in campo e chi vuole una Lazio vincente nel breve periodo. Gli interrogativi sono tanti: valorizzare un ragazzo dall’avvenire assicurato? Puntare su quello che è stato un investimento importante per evitare che si depauperi? O affidarsi ad un uomo esperto dal rendimento sicuro? La risposta è tutt’altro che semplice e soprattutto la conosce solo Pioli. Il tecnico emiliano dovrà tenere conto di tutte queste variabili, ed oltre che allenatore dovrà essere un fine psicologo, per non far sentire meno importante nessuno, quando verrà il turno di sedere in panchina. Solo gestendo con attenzione questi equilibri delicati, si potrà ottenere ciò che ogni vero tifoso dovrebbe augurarsi: il bene della Lazio. Che è il bene di un gruppo e mai di un singolo.

A cura di: Marco Giuliani/Valerio Iachizzi

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