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Da Felipe Anderson a Biglia, Reja eviterà il flop dei “nuovi” ?

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La bella vittoria contro l’Inter e lo scialbo pareggio di Bologna in campionato e il passaggio del turno di Coppa Italia allo scadere hanno rappresentato il nuovo insediamento di Reja sulla panchina della Lazio. Come scrive il Corriere dello Sport, non è difficile scorgere le preoccupazioni del tecnico goriziano, in riferimento all’inaccettabile condizione atletica tanto di gran parte del gruppo storico quanto delle new entry. Campioni o presunti tali che non stanno in piedi tipo Hernanes, giovani che battono la fiacca e in ogni caso reggono per metà l’impegno agonistico, come se si fossero allenati poco e male soprattutto durante gli ultimi mesi della gestione Petkovic. Una situazione inquietante, rappresentata con sincerità dal nuovo tecnico, mentre s’avvicina la trasferta di Udine con la speranza di acciuffare il quarto risultato utile e migliorare una classifica dove gli attuali 24 punti trattengono il gruppo a metà strada fra zona Europa league e terzultimo posto. Obiettivo raggiungibile? E quanto tempo servirà a Reja e Bollini per ripristinare una condizione ottimale salvando la stagione soprattutto da fine febbraio, quando ritorneranno gli impegni europei? Oggi non si capisce quale sia una Lazio affidabile, visto che finora ogni soluzione tattica provata ha garantito solo miglioramenti nella fase difensiva, lasciando il gioco di la da venire. Fatti salvi il portiere Berisha e Keita, meravigliano in particolar modo i giovani, cioè gli annunciati assi costati anche parecchio su cui s’era basato il mercato estivo fra fantasticherie e applausi a scena aperta. Meraviglia Felipe Anderson, ventunenne brasiliano foderato da un quinquennale da 800mila euro l’anno: 5 presenze in serie A, 500 minuti in campo e quell’unico gol col Legia Varsavia non giustificano l’esborso di oltre 8 milioni a beneficio del Santos. Lascia perplessi Lucas Biglia, ventisettenne proveniente dall’Anderlecht per 7 milioni. Allafine del girone d’andata, l’argentino, spesso in ballottaggio con Ledesma, esibisce 12 prestazioni e quella finalizzazione-sì al Bentegodi prima che il Verona dilagasse. Colpa di chi? Qui parliamo di un nazionale sudamericano di straordinaria reputazione forse non adatto al football italiano o comunque senza il carisma per diventare il risolutore dei guai biancocelesti. Procede a intermittenza Brayan Perea, un po’ riabilitato dalla doppietta di martedì che gli consente se non altro di avere altre chance e di guadagnare posizioni nella considerazione dell’attuale staff tecnico, dopo che molti l’avevano già bocciato ritenendolo non ancora pronto per le dispute di queste latitudini. Finora ha giocato complessivamente 16 volte, realizzando anche una rete all’Atalanta e il 2-0 ai polacchi sbatacchiati nella loro Pepsi Arena. Prodezze troppo rare per un possibile campione del futuro di cui il Deportivo Calì si privò per 2 milioni. Adesso toccherà a Reja rigenerarlo e rilanciarlo, nonostante gli abbiano promesso a giorni alcuni rinforzi fra cui un goleador, partner di Klose capace di trovare spesso gol decisivi. Poi chiudono la carrellata i flop di Vinicius, ancora una specie del fantasma dell’opera e Diego Novaretti, detto “el flaco”, di cui perfino Roberto Mancini diceva meraviglie. A metà stagione, il “mercato dei giovani”, costato 20 milioni a Lotito, non ha ancora regalato sicurezza e soddisfazioni.

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