Caso Varsavia, Cochi espone uno striscione al Campidoglio: "Liberi" - Lazio News 24
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2013

Caso Varsavia, Cochi espone uno striscione al Campidoglio: “Liberi”

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Alessandro Cochi, ex delegato allo sport per la Capitale ed attuale membro dell’assemblea di Roma, ha esposto stamane uno striscione davanti al Palazzo Senatorio del Campidoglio in riferimento ai tifosi laziali ancora trattenuti nel carcere di Varsavia. “Liberi” la scritta che campeggiava sul drappo bianco. Cochi, ha poi espresso il suo pensiero su Facebook:

Oggi, dal Palazzo Senatorio in Campidoglio, ho aperto uno striscione che riportava un messaggio tanto sintetico, quanto significativo: «LIBERI». Il riferimento è ai tifosi biancocelesti ancora detenuti dalle autorità polacche, in seguito all’incomprensibile atteggiamento delle forze di polizia di Varsavia nel corso delle ore precedenti alla partita di Europa League Legia-Lazio. Il pensiero va non solo al gruppo di tifosi tuttora detenuto con accuse pretestuose, ma a tutti quei duecento e più concittadini romani fermati e reclusi in quanto considerati “colpevoli” di essersi recati in una Capitale dell’Unione Europea per assistere a una partita di calcio! Cosa ancor più grave alla luce del comportamento violento, oltraggioso e provocatorio di molti dei sostenitori polacchi nei confronti della nostra Città. Qualsiasi atteggiamento sbagliato dei tifosi laziali andrà sanzionato, ma la risposta delle autorità locali è apparsa sin da subito sproporzionata a quanto potesse essere avvenuto. E comunque si attendono quelle prove oggettive senza le quali Varsavia dovrà spiegare al nostro Governo le ragioni per cui così tanti tifosi sono stati arrestati, a fronte delle così poche garanzie personali che sono state loro riconosciute. Forse qualcuno lo ha dimenticato ma la Polonia fa parte dell’Unione Europea, la cui immagine si contraddistingue in tutto il mondo per la certezza dello Stato di diritto. Non serve avere un ruolo politico o istituzionale per denunciare legittimamente il vergognoso comportamento delle autorità polacche nei confronti dei nostri concittadini in un luogo, simbolo di Roma e dell’intera nazione, da cui in passato sono state avviate tante campagne di protesta contro le grandi ingiustizie internazionali, a partire dal caso clamoroso dei due marò per arrivare alla lotta contro la condanna a morte di Tareq Aziz. E da dove, incredibilmente, fino ad ora non si è levata (salvo pochissime  eccezioni) alcuna voce ufficiale (quindi con documento scritto) di sostegno nei confronti di tanti romani, e di ammonimento per lo Stato polacco, i cui diritti principali sono stati sistematicamente violati in un Paese “amico”. L’appello «LIBERI» diventa ancor più necessario con l’approssimarsi del Natale e alla luce dell’atteggiamento tanto remissivo – o forse omissivo – delle nostre Istituzioni”.
Alessandro Cochi
 
Cittadino italiano
 

 

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