Calvarese sul VAR: «La tecnologia non metterà mai tutti d'accordo»
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Calvarese sul VAR: «La tecnologia non metterà mai tutti d’accordo»

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L’ex arbitro Gianpaolo Calvarese dice la sua sul VAR e l’uso della tecnoclogia nel modno del calcio: l’analisi

Pur avendo tutti i crismi della rivoluzione nel settore calcistico, in questi anni il VAR non è stato esente da polemiche e critiche. Nel mirino dei tifosi, compresi quelli bianconeri, sono finiti a più riprese alcuni errori e verdetti rimasti in chiaroscuro. Non si parla soltanto di interpretazioni soggettive delle azioni di gioco, ma anche di decisioni contestabili anche dopo l’intervento della tecnologia. 

È tuttavia innegabile che l’introduzione del sistema Video Assistant Referee abbia rappresentato una svolta epocale, paragonabile a quella legata all’utilizzo delle VPN Italia per navigare in sicurezza in rete. Le due innovazioni sono accomunate dallo scopo di migliorare l’esperienza complessiva e di garantire un ambiente più sicuro, assottigliando il margine di errore. Se da un lato entrambi gli strumenti hanno richiesto un processo di adattamento e accettazione da parte di utenti e interessati, d’altro canto alla fine hanno dimostrato di essere preziosi nei rispettivi contesti. 

VAR e soggettività, Calvarese: “Bisogna affinare la tecnologia” 

Nonostante l’obiettivo del VAR sia quello di aumentare il più possibile l’oggettività, esistono comunque situazioni soggettive con le quali un direttore di gara deve misurarsi. Su quest’ultimo punto si è espresso l’ex arbitro Gianpaolo Calvarese, per difendere le dinamiche di un sistema nel complesso ancora molto giovane: “Dobbiamo dirci la verità: è una tecnologia introdotta da poco tempo, bisogna affinarla con il tempo, il calcio esiste da centinaia di anni. Il VAR ne ha meno di dieci. Giocoforza bisogna accettare questi errori, consapevoli del fatto che anche la decisione sbagliata deve essere compresa dalla comunità del gioco del calcio”. 

Bisogna essere consapevoli, insomma, di quanto il cammino sia ancora lungo. Determinante sarà l’attenzione e l’impegno continuo da parte di organizzazioni calcistiche e addetti ai lavori, per garantire che lo scopo principale del sistema, ossia migliorare l’equità e l’accuratezza nelle decisioni arbitrali, venga rispettato. 

A tal proposito, sottolinea l’ex fischietto, “il mondo deve capire quello che gli arbitri comunicano nel corso del match”: “C’è ancora da lavorare, ma stiamo seguendo la strada giusta”. Ciononostante, alcune interpretazioni non saranno mai del tutto imparziali: “Ragionando poi di interventi in ambito soggettivo, sappiamo che il VAR, la tecnologia o le telecamere non metteranno mai tutti d’accordo”. 

Calvarese sugli arbitri microfonati: “Non bisogna bypassare alcune regole” 

Sotto la lente d’ingrandimento c’è anche la possibilità di rendere più trasparente il processo di revisione del VAR agli occhi degli spettatori. Un’ipotesi potrebbe essere quella di condividere video e audio utilizzati dai direttori di gara: questa soluzione potrebbe aumentare la comprensione e l’accettazione dei verdetti arbitrali. 

Tale alternativa, sulla scia del modello americano in NFL, vedrebbe gli ufficiali in campo microfonati preventivamente, con i loro dialoghi che sarebbero trasmessi in diretta durante i relativi match. Ma sarebbe davvero un’opzione priva di controindicazioni? Non del tutto, secondo Calvarese, che nonostante un parere tutto sommato positivo mostra qualche cenno di scetticismo. “Durante gli ultimi Mondiali si è provato ad ascoltare la voce dell’arbitro, facendo ascoltare a tutto lo stadio la sua decisione: è un esperimento che va in una direzione che in Italia sta prendendo piede. Tutto quello che fa spettacolo e rende visibile e credibile il prodotto calcio deve essere messo in primo piano. Ma non bisogna bypassare delle regole sacrosante, come l’opportunità da parte del giudice sportivo di prendere in totale autonomia le sue decisioni che non possono essere influenzate dalla pubblicazione di contenuti riservati”. 

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