Mutti: «Derby? Inspiegabile. Sarri deve rimanere e su Immobile...» - ESCLUSIVA
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Mutti: «Derby? Inspiegabile. Sarri deve rimanere e su Immobile…» – ESCLUSIVA

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Bortolo Mutti, in esclusiva ai microfoni di Lazionews24, ha analizzato il momento dei biancocelesti, soffermandosi anche su alcuni singoli

La vittoria contro il Sassuolo ha cancellato, anche se non del tutto, le scorie del derby. Ora la Lazio si appresta ad affrontare il Genoa in una sfida decisiva nella corsa per un posto in Europa. Ad analizzare il momento della squadra biancoceleste, soffermandosi anche su alcuni singoli, è stato Bortolo Mutti, ex allenatore, tra le altre, di Messina, Atalanta e Palermo.

Queste le parole del tecnico, intervenuto in esclusiva ai microfoni di Lazionews24.

A sette partite dalla fine, che idea si è fatto della Lazio di Sarri?

«La Lazio si è costruita strada facendo, andando verso le idee e i concetti del suo nuovo allenatore, lasciandosi alle spalle quello che è stato il percorso con Inzaghi. Ci sono stati degli alti e bassi, ma adesso vedo una squadra che comunque ha acquisito le direttive e le caratteristiche che vuole il mister. Al di là del derby perso malamente, la Lazio si è ripresa bene e a me piace, anche perché ha delle ottime individualità. Sotto l’aspetto tecnico, stiamo parlando di un 4-3-3 che è molto propositivo».

Lei ha parlato di derby. Hanno colpito molto le parole di Sarri, che ha detto di non aver visto, alla vigilia del match, nei suoi giocatori le giuste motivazioni. Come si può spiegare tutto ciò, vista l’importanza della stracittadina?

«Mi hanno sorpreso quelle considerazioni. Queste sono partite che dovrebbero prepararsi da sole, perché vivi nell’ambiente e conosci le pressioni sia esterne che mediatiche, che sono tante. Mi è sembrato strano che la Lazio non abbia affrontato il derby con la ferocia, la cattiveria e la mentalità che una partita del genere richiede. Anche perché ormai siamo in un momento decisivo del campionato, dove servono punti per fare classifica».

In realtà però non di tratta del primo blackout che avuto la Lazio in questa stagione. Vengono in mente le partite con Verona e Bologna, per fare degli esempi. Queste mancanze sono allenabili oppure sono insite nel DNA di una squadra?

«Sono allenabili. Si può far fronte a un problema del genere. Si tratta di questioni mentali e di crescita di una squadra. Poi anche di mentalità e di continuità. Sono caratteristiche che devono essere nel DNA. Si tratta di un qualcosa che va allenato, costruito e imposto. Servono ovviamente anche delle scelte dal punto di vista individuale, che devono corrispondere  e rispondere alle caratteristiche che una squadra deve avere».

Lei ha parlato delle difficoltà iniziali della Lazio nel passaggio da Inzaghi a Sarri. Ma, da tecnico, può spiegarci se ci sono davvero così tante differenze tra una difesa a tre e una a quattro?

«Sicuramente cambiano le letture di reparto.  Quando si gioca a tre la difesa diventa a cinque nel momento in cui gli esterni si affiancano. La difesa a quattro ha tempi e letture diversi. Però, a certi livelli, non si possono avere grandi problemi nell’assimilare certi cambi. Tra l’altro si tratta di un qualcosa che può accadere anche a gara in corso. Non vedo grandi problemi sotto quest’aspetto. Poi è chiaro che ci vuole tempo e bisogna lavorarci, ma poi diventa tutto automatico. Devo dire però che mi ha meravigliato un pochino l’accantonamento di Lazzari, che è un giocatore che a me piace tantissimo. Lui è stato un po’ sacrificato, ma nell’ultima partita è stato determinante. Parliamo di un giocatore che può essere utile anche in chiave Nazionale».

Domenica la Lazio andrà a far visita al Genoa. Classifica alla mano, la partita può apparire scontata, anche se i liguri, dopo il cambio di allenatore, stanno facendo bene. Cosa non devono fare i biancocelesti?

«Sicuramente non devono cullarsi su quanto fatto con il Sassuolo. Già sanno che troveranno una squadra affamata e che,  con il cambio in panchina, ha cambiato mentalità e atteggiamento. I rossoblu potrebbero aggredire la Lazio. puntando molto sull’agonismo. Sotto questo punto di vista, va preparata una partita diversa dal solito».

Tenendo conto delle avversarie e della classifica, la Lazio ha tutte le carte in regola per centrare un posto in Europa?

«Assolutamente. Io credo che la Lazio, a livello di organico, abbia tutte le possibilità. La Fiorentina è un’ottima squadra, l’Atalanta magari in questo momento è un po’ in crisi, la Roma è in crescita, ma ha i suoi problemi. Insomma, per i biancocelesti sarà fondamentale questo finale per centrare un posto in Europa. Hanno in rosa il capocannoniere e tanti giocatori di livello. Basta pensare al centrocampo e agli esterni per vedere quanta qualità c’è».

Lei ha parlato di capocannoniere. Impossibile non pensare alle differenze tra l’Immobile alla Lazio e quello in Nazionale. Secondo lei cosa c’è dietro tutto ciò?

«Diciamo che nella Lazio lo cercano e sanno come valorizzarlo. Sotto l’aspetto tecnico, è circondato da giocatori di qualità e che hanno grandi intuizioni, ma soprattutto che sanno verticalizzare al momento giusto. Insomma, parliamo di casa sua. Anche in Nazionale sarebbe dovuto esser così. Però abbiamo visto che, quando in azzurro, non ha spazi va in difficoltà. Questo comunque accade a tutti gli attaccanti, perché è legato a cosa propone la squadra. Dopo gli Europei, l’Italia ha proposto poco. Immobile è un giocatore immenso per disponibilità e spirito di attaccamento».

Indipendentemente dalla sua scelta e tenendo conto dell’età, lei al posto di Mancini ripartirebbe da Ciro Immobile?

«Sicuramente non lo abbandonerei. Non vedo grandi attaccanti. Ci sono dei segnali da Raspadori e da Scamacca, ma devono dimostrare ancora tanto. Si spera che facciano bene e che crescano, ma il percorso e lungo. Poi basta pensare a tutti gli attaccanti che fanno ancora la differenza nonostante l’età, come Lewandoski e Benzema. Immobile va tenuto ancora in considerazione, perché non vedo grandi alternative».

Parlando di singoli, non può non venire in mente Milinkovic. Il serbo  è pronto per il grande salto in un top club?

«Lui può giocare dappertutto. Ha fisicità e qualità fuori dal comune. In questi anni è maturato tantissimo. A volte si estranea del gioco, m parliamo di un calciatore di grande spessore. Può ambire a una squadra da Champions, anche se per me la Lazio rimane una delle top della Serie A. Non è così male essere determinante nella Lazio».

Cosa manca alla Lazio per fare l’ultimo scalino per diventare un top club?

«A livello di organico magari serve completarsi. Il progetto va costruito con grande determinazione e investimenti importanti. La base però è di grande qualità. Se si vuole andare oltre servirebbe un attaccante di sostegno a Immobile e qualche alternativa che metta in difficoltà l’allenatore nelle sue scelte. Chiaramente, ripeto, serve investire».

In questi giorni si parla tanto di futuro. Per lei Sarri resterà alla Lazio? E cosa manca ai biancocelesti per essere al 100% una squadra sarriana?

«Per me anche Sarri sa benissimo che il calcio si evolve nelle sue dinamiche e per cui non bisogna essere troppo integralisti e giocare solo e soltanto in una maniera. Penso che il progetto possa consolidarsi. Il tecnico è un grande conoscitore di calcio, ma poi sta anche alla società invogliarlo a restare. Comunque sono discorsi difficili da capire, ma la scelta fatta in estate va portata avanti. Serve una condivisione, ma mantenere Sarri è un obiettivo importante per migliorarsi. Il matrimonio deve continuare«.

In passato Mutti è mai stato vicino alla Lazio?

«No. Quando ero a Messina, che abbiamo vinto il campionato, sono stato vicino alla Roma. C’era stata una situazione concreta e potevo andare ai giallorossi. Eravamo io e Spalletti sotto osservazione dagli addetti ai lavori«.

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