ESCLUSIVA - Carolina Morace:«Lazio fondamentale, Guenza un maestro. Sulle Azzurre dico...»
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ESCLUSIVA – Carolina Morace: «Lazio fondamentale, Guenza un maestro. Sulle Azzurre dico…»

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Carolina Morace, la più grande calciatrice di tutti i tempi, in esclusiva ci ha raccontato il suo passato alla Lazio Femminile e non solo

12 Scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana e 12 volte capocannoniera della Serie A oltre vari riconoscimenti personali come l’inserimento nella Hall of Fame del calcio italiano e la proclamazione di leggenda del calcio Golden Foot: Carolina Morace è senza dubbio la calciatrice più forte di tutti i tempi. Oggi, in esclusiva ai nostri microfoni, ci ha raccontato com’è stato vincere con la Lazio e com’è ora il calcio femminile.

Carolina, com’è stato essere la giocatrice migliore di sempre in un periodo in cui l’ambiente non aveva tanta considerazione del calcio femminile?

«Non è che mi interessasse segnare più delle altre o vincere più delle altre. Da sportiva quale sono, come tutti gli atleti che praticano sport a livello agonistico, sono abituata a dare il massimo. Se poi hai delle riconoscenze dovute o queste non arrivano, non importa. Si è soddisfatti lo stesso. Il giudizio degli altri non è il metro di valutazione».

Ora il calcio femminile sta vivendo un periodo di crescita. Pensi si possa arrivare ad un livello di parità con il professionismo maschile?

«Adesso tutti pensano che il calcio femminile sia nato con i Mondiali della scorsa estate, in realtà la Nazionale della mia generazione è stata due volte vicecampione d’Europa. Ora c’è la televisione che segue le partite, cosa che prima non avveniva. Rispetto a risultati e traguardi sicuramente avevamo fatto di più, ma allora non lo sapeva nessuno. E’ comunque un movimento che sta crescendo, siamo indietro rispetto agli altri paesi, però stiamo avendo più seguito. Il fatto di aver partecipato ai Mondiali è stato fondamentale. Speriamo nell’Europeo e poi vedremo. E’ chiaro che per noi è importante partecipare a queste grandi manifestazioni internazionali».

Tra le Azzurre di oggi ti ha colpita qualcuna? C’è la nuova Carolina Morace?

«La domanda non andrebbe fatta a me, io non lo so. Posso dire per quel che mi riguarda che ci sono state tante nazionali e tante giocatrici forti in Italia: Antonella Carta, Elisabetta Vignotto, Adele Marsiletti, Florinda Ciardi, Paola Bonato… ce ne sono state veramente molte, siamo state due volte vicecampioni d’Europa. Secondo me no, oggi non c’è una che rappresenta il movimento perché è la più forte di tutte ed emerge. In questo momento è più la squadra che sta andando avanti e sta facendo quello che deve fare. Importanti anche sono le squadre professionistiche che hanno aperto al femminile».

Tra tutti i trofei vinti, qualcuno è arrivato anche con la maglia biancoceleste, dove hai giocato per quattro anni complessivi. Cosa ha rappresentato per te la Lazio?

«La Lazio era una delle società più attrezzate. Ricordo che ai tempi si giocava al Flaminio, per far capire quanto fosse importante il calcio femminile. A Roma ho vinto degli Scudetti ed è stata un’esperienza fondamentale nella mia vita, soprattutto perchè c’era Sergio Guenza come allenatore, che poi mi guidò anche con la maglia azzurra. Una tappa fondamentale della mia carriera».

Che figura è stata per te mister Guenza?

«E’ stato un maestro per tutte. La prima persona competente che è entrata nel settore come allenatore e per questo ha tracciato una strada».

La Lazio Women di oggi è in Serie B ma sta lottando per entrare in A. Hai avuto modo di seguire le ragazze? 

«No, essendo impegnata con Sky per la Serie A maschile non riesco a seguirle».

Sei stata la prima donna ad aver allenato una squadra maschile. Che esperienza è stata convivere con un presidente dal forte temperamento come Gaucci?

«Intanto devo ringraziare il presidente che mi ha dato questa opportunità. Gaucci si è comportato con me come si è comportato con qualsiasi altro allenatore che ha avuto nelle sue squadre. Io gli ho detto che ognuno aveva il suo ruolo, ad altri magari andavano bene le sue interferenze. Per quanto riguarda l’eavventura in sé, è stato come allenare la nazionale canadese, la nazionale italiana o il Milan: un’esperienza professionale».

Nella tua carriera da allenatrice, hai avuto modo di dirigere sia squadre di club che nazionali. C’è una situazione che preferisci? Hai trovato tante differenze?

«No, è la stessa cosa. Le soddisfazioni sono uguali. Cambia il lavoro: è ovvio che in nazionale hai meno tempo e devi scegliere le giocatrici migliori nei ruoli che vuoi e non hai la quotidianità con il gruppo. Bisogna essere molto più specifici, bisogna saper essere chiari e far capire alla squadra qual è la tua metodologia e la tua filosofia. E’ altrettanto vero che trovi tutte giocatrici che sono di livello nazionale e quindi hanno un qualcosa in più rispetto alle altre: è più facile anche insegnare loro essendo più abituate a capire cosa devono fare».

Dopo aver allenato la nazionale italiana, hai avuto molte esperienze all’estero preparando i team del Canada e del Trinidad e Tobago. Quali sono le differenze che hai incontrato?

«Sono cose completamente differenti: il Canada era una squadra prettamente fisica e che capiva il calcio molto meno rispetto alle giocatrici italiane, invece a nell’America centrale ho trovato un movimento in crescita e che subiva l’influenza degli USA. La tattica non era la cosa prevalente».

Tra le tante cose che hai fatto, hai conseguito anche la laurea in Giurisprudenza. E’ importante seguire un percorso parallelo? Cosa consiglieresti ad una giovane che si vuole avvicinare al mondo del pallone?

«E’ importante per aprirsi la mente ed avere la curiosità di migliorarsi, come per tutte le persone. Adesso ci sono tante possibilità, prima non ce n’erano. Adesso basta guardare qualsiasi pagina social delle squadre per trovare le informazioni di cui necessitano».

A proposito di social, in questi giorni hai aperto un canale YouTube. Com’è nato questo progetto?

«E’ nato dalla quarantena forzata dentro casa, avendo modo di sviluppare le idee: è una cosa che mi fa piacere. Siccome ci sono tante persone che mi seguono a cui piace il calcio e  a cui piace seguirlo in maniera approfondita, ho pensato di dare qualcosa che al momento non c’è».

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