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Minniti: «Olimpico senza barriere? Spot per il calcio italiano»

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L’intervista al ministro dell’Interno, Marco Minniti, riguardo la rimozione delle barriere e sull’importanza dello stadio di proprietà

«L’Olimpico liberato dalle barriere è uno spot straordinario non solo per Roma, ma per tutto il calcio italiano». Inizia così l’intervista di Marco Minniti, ministro dell’Interno, rilasciata per le colonne odierne del Corriere dello Sport. Il politico nato a Reggio Calabria sottolinea la svolta che rappresenta l’appuntamento del 4 aprile: molto più che il pur importantissimo derby di ritorno Roma-Lazio. A quasi due anni di distanza dalla decisione di dividere le curve (6 giugno 2015) molte cose sono cambiate. «E’ stato utile mettere le barriere. Bisognava dare un segnale molto forte. C’era il rischio che la situazione potesse sfuggire di mano, non solo a Roma. Oggi è diverso». I numeri infatti dicono che sono diminuiti del 56% gli incontri in cui ci sono stati feriti, sono calati dell’84% i feriti nelle forze dell’ordine, abbattuti del 65% i feriti tra gli steward. Strategica appunto la scelta di tenere la polizia fuori dagli stadi e puntare sugli steward. Così a febbraio 2017, l’incontro decisivo con il ministro dello Sport Lotti, i dirigenti di Roma e Lazio, il capo della Polizia Gabrielli, in cui è stato individuato il percorso che sarà completato martedì. E la risposta dei tifosi è stata immediata, il match di ritorno di Coppa Italia vedrà uno stadio strapieno, come non lo era da molti anni: «Sapere che ci sarà il pienone allo stadio riempie i cuori. Ho condiviso la stretta, tuttavia le curve vuote danno un senso di incompiutezza. Il fatto che possano essere di nuovo riempite è grazie alla fiducia delle istituzioni e anche grazie allo sforzo dei club che hanno implementato il loro impegno. Ora mi auguro che ci sia altrettanta responsabilità da parte delle tifoserie».

STADIO DI PROPRIETA’ – Liberati dalle barriere ma anche dalla violenza, gli stadi italiani seguono finalmente i modelli di Liga e Premier e puntano sugli spettatori piuttosto che sui diritti tv. Il percorso si collega strettamente anche con gli impianti di proprietà, utili secondo Minniti: «Il progetto sicurezza con la polizia fuori dagli stadi – continua a spiegare il Ministro – gli steward e la sicurezza in capo ai club, erano step di un iter che aveva quell’obiettivo: lo stadio vissuto 24 ore al giorno, sette giorni la settimana. Uno stadio più vissuto è uno stadio più sicuro. Come la piazza: più è vissuta, più è sicura. Nello stadio di proprietà hai tutte quelle opportunità, quelle offerte di intrattenimento, che puntano alla fidelizzazione del supporter, compresa la sua famiglia. La cosa positiva è che sono sempre di più le società che puntano a questo obiettivo. Rappresenta il futuro. Basta vedere quello che succede nel resto d’Europa. Sono convinto che nel rilancio degli altri campionati – perché io da signore… anziano ho assistito al ribaltamento delle gerarchie del calcio europeo – gli stadi di proprietà hanno un ruolo ben preciso e danno ai club una forza economica che diventa anche maggiore capacità sportiva. E’ una chiave di volta. Il sogno è lo stadio che torna a riempirsi con le famiglie. Uno spettacolo da vedere in tranquillità».

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