La giocata del match, cala il sipario sulla Lazio, dal paradiso all’inferno in tre minuti

70 minuti di dominio non bastano alla Lazio per raggiungere il sogno Champions

La storia della Lazio che ciclicamente si ripete. Un popolo nato per soffrire, per vivere gioie immense, mai facili e per questo sempre bellissime e con un valore aggiunto. 90 minuti separavano la squadra di Inzaghi dal sogno Champions, un obiettivo rincorso per tutta la stagione, sognato, sperato e che sarebbe stato meritato. Eppure il calcio è strano, un minuto raggiungi le stelle e quello dopo cadi nel baratro e chiudi come peggio non potevi una stagione bellissima quanto amara.

Non sono bastati gli 80 mila dell’Olimpico, non è bastata la Lazio a raggiungere il sogno, questa volta no. Fa male perchè era talmente vicino da poterlo toccare, 70 minuti in vantaggio: le reti di Marusic e Felipe Anderson, le giocate maestose di un Milinkovic che non ha prezzo, l’Inter annullata. Poi però arrivano gli errori, arriva il destino a beffare la Lazio e allora de Vrij provoca il calcio di rigore che porterà al pareggio dopo il rinvio sconsiderato di Strakosha, Lulic perde la testa e lascia la squadra in dieci per doppia ammonizione, Immobile non ce la fa più e deve uscire e così la squadra di Inzaghi si ritrova in tre minuti dall’inferno al paradiso, dal 2-1 al 3-2. Questa volta però non c’è nessun Murgia a scacciare gli spettri della sconfitta, nessuna impresa come quella di Firenze a dire che la Lazio è più forte anche del suo destino. Una frase questa che ogni tifoso e ogni giocatore ha tenuto a mente dopo la sciagurata partita contro il Torino. La delusione e l’amarezza fanno da padrone per un sogno svanito in 3 minuti e rincorso per una stagione intera, ma che nessuno faccia un passo indietro: l’orgoglio di questa squadra, del suo allenatore e della sua gente rimane intatto, anzi dopo questa stagione ne uscirà rafforzato. La Lazio questa volta ha perso la sua battaglia, senza mai abbassare la testa, i laziali, loro no,loro hanno vinto anche stasera.