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L’ex Delgado si racconta: «Mancini mi face esordire con la Lazio, poi con Lotito… »

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La Lazio è un ricordo, ma da tenere ben stretto nel cuore e nella mente. Alfonso Roberto Delgado, nato a Tenerife, ex biancoceleste che ha esordito quando sulla panchina sedeva Roberto Mancini. L’ex Primavera oggi milita in serie D nell’Albalonga ma non dimentica il suo passato con l’aquila sul petto come ha raccontato in un’intervista al sito Gianlucadimarzio.com: «Tutto è iniziato quando avevo 8 anni, la Lazio giocava in Coppa Uefa contro il Tenerife, io avevo un torneo con la mia squadra, un dirigente mi ha notato e mi ha portato a Roma. Dopo 15 giorni di prova entrai nella Lazio, un’esperienza bellissima che i ha fatto crescere sia dal lato umano che calcistico. Poi ero appena arrivato, ero il più piccolo mi facevano un sacco di scherzi, ogni tanto con alcuni ancora ci sentiamo in estate per organizzare qualche partita a calciotto. Ho giocato quasi tutte le gare della Coppa Italia vinta nel 2004, a casa conservo ancora la medaglia. Mancini? Ero il suo pupillo mi ha fatto esordire a 17 anni, giocavo con la Primavera, mi vide fare due gol alla prima squadra e mi disse che sarei salito. Totalizzai 5 presenze, poi l’anno dopo andò all’Inter e non riuscì a seguirlo, peccato». Con l’arrivo di Lotito invece tutto è cambiato: «Avevo firmato un contratto di 5 anni con Cragnotti, me ne mancavano ancora due. Ero quello che guadagnava di meno, poi quando arrivò Lotito mi chiese di ridurre ulteriormente il mio ingaggio, io rifiutai e il rapporto si incrinò. Poi andai all’estero con Cluj e Vaslui, bellissime esperienze le rifarei, ho giocato in Europa League, vinto una Coppa di Romania, poi è nato il mio secondo figlio e ho capito che dovevo tornare a casa». Sui figli…: «Ho due bambini, Lorenzo e Leonardo (3 e 5 anni) vorrei che almeno uno di loro seguisse le mie orme e diventasse un calciatore. Il mio ricordo più bello rimane l’esordio con il Siena, davvero bellissimo; poi ho anche affrontato l’Inter all’Olimpico di fronte a 80.000 persone e feci un assist ad Albertini. Magnifico!. C’erano Giannichedda, Couto, Claudio Lopez, Fiore; Simone Inzaghi mi dava molti consigli, anche Corradi era un professionista molto serio, e poi Cesar e Mihajlovic, quanto erano forti!. Chi mi ha impressionato di più però è stato Stam, un muro, con lui non la prendevi mai». Infine la chiusura è tutta per Mancini: «Anni fa ci siamo incrociati e si ricordava ancora di me».

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