L'ANALISI DEL GIORNO DOPO - Non sarà una bottiglietta d'acqua a spegnere un fuoco ardente: «UNITI…RIPARTIAMO» - Lazio News 24
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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Non sarà una bottiglietta d’acqua a spegnere un fuoco ardente: «UNITI…RIPARTIAMO»

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La vittoria del gruppo. La vittoria di chi non vuole perdere mai. La vittoria di chi ha l’acquolina in bocca guardando la classifica. La vittoria della Lazio e della sua gente. Tutti uniti come sempre quest’anno: Termini, Fiumicino, Verona, Genova, ovunque per quei colori.
Di derby se n’è parlato tanto, forse troppo. La squadra ha voltato pagina e ha saputo reagire; da mercoledì la testa era rivolta solo alla Sampdoria e si è visto. Come lei hanno saputo dimenticare in fretta i suoi tifosi, quelli che subiscono sulla propria pelle gli umori di un derby perso. Non sarà un incidente di percorso a compromettere un viaggio lungo 38 giornate.
Non sarà una bottiglietta d’acqua a spegnere un fuoco ardente: «UNITI…RIPARTIAMO».

LA BANDA INZAGHI – L’ha costruita lui, a sua immagine e somiglianza. L’ha rivitalizzata quando era a terra e resa grande dopo mesi infernali. Questa squadra ha il marchio di Inzaghi stampato addosso: grinta, intensità e sacrificio. Tutti fanno una corsa in più per il compagno e non si risparmiano fino al triplice fischio.
Oltre al fattore caratteriale va poi aggiunto quello tecnico-tattico. La forza della Lazio è quella di poter cambiare modulo a partita in corsa senza neppur spstituire gli uomini in campo, basta guardare le posizioni di Lulic e Milinkovic, così come quella di Parolo. Sono loro il cuore pulsante di una squadra affamata di successo.
Passando alle scelte si arriva al vero capolavoro di settimana: schierare Wallace e Marchetti dopo gli errori del derby non era scontato, anzi, soprattutto il primo ha rischiato molto. Inzaghi invece, ha ragionato prima da psicologo e poi da allenatore, come solo i grandi tecnici sanno fare; entrambi in campo e partita vinta anche grazie a loro.
Gli umori del gruppo non potevano essere alterati dopo una stracittadina persa e chi ha vissuto in una delle Lazio più forti di sempre, questo lo sa bene.
Il futuro è roseo, il presente anche. Questa “banda” non si pone limiti e vuole continuare a salire sempre più in alto, su quel grattacielo chiamato Serie A.

LE 7 MERAVIGLIE DI FELIPE – «Palla a Felipe e s’abbracciamo» – il motto coniato per Klose, ora sembra aver cambiato soggetto. Anderson è tornato quello di due anni fa o forse è anche migliorato.
Non bisogna farsi ingannare dai gol, ma analizzare le prestazioni: sette assist decisivi per i gol della Lazio, in Serie A nessuno come lui.
Dai suoi piedi nascono sinfonie dolci per i suoi compagni che devono solo scartare e depositare in rete. Anche ieri di palloni all’interno dell’area ne sono arrivati molti, oltre che per Milinkovic e Parolo, anche per Immobile.
Da lui e dalle sue sgroppate passa tutto il gioco biancoceleste, tanto che Inzaghi l’aveva preparata proprio così: attirare la Sampdoria sulla fascia sinistra per poi cambiare in fretta gioco e lasciare “Pipe” uno contro uno con il suo diretto avversario.
Il limite più grande del brasiliano è sempre stato di naturale caratteriale e non tecnico, ma quando la squadra gira e funziona come dovrebbe, il ruolo di ciliegina sulla torta gli riesce benissimo.
Non fa differenza se in un centrocampo a 5 o in attacco a 3, Felipe è tornato quello che la gente laziale conosceva. E pazienza se i gol non arrivano, a quelli ci penserà qualcun altro, anche perché sulle sue pennellate verso il centro dell’area, c’è scritto: «Basta spingere».

VOLARE SEMPRE PIÙ IN ALTO – Quando hai come simbolo l’aquila, volare non è poi così un’anomalia. Farlo per tutto un girone d’andata, escludendo tre domeniche, allora si che in quel caso può essere anomalo.
Le migliori Lazio del passato nel girone di andata sono state quella scudettata di Eriksson e di Petkovic, riusciti al giro di boa ad avere 39 punti, mentre nell’anno del terzo posto di Pioli, i punti nelle prime 19 giornate erano 31, gli stessi collezionati da Inzaghi fino ad ora. “Simoncino”, essendoci ancora 9 punti in palio, potrebbe superare ma non eguagliare i due più grandi risultati nella storia biancoceleste, anche se il calendario non è proprio in discesa. Fiorentina, Inter e Crotone sono gli ultimi tre impegni prima di iniziare il ritorno che vedrà la Lazio opposta all’Atalanta. Se si considera anche il match contro i bergamaschi, la Lazio giocherà tre delle prossime quattro partite all’Olimpico, dove il pubblico è tornato ad essere un fattore determinante.
Vedendo i big match presenti in questa giornata, ieri vincere non era importante ma fondamentale. Una tra Roma e Milan perderà punti e di conseguenza i biancocelesti avvicineranno il terzo posto.
Ovviamente per la classifica il risultato migliore sarebbe il pareggio, in virtù soprattutto dell’altro scontro al vertice che vedrà nel prossimo turno i giallorossi opposti alla Juventus.
In pochi in estate avrebbero ipotizzato un campionato di così alto livello per la Lazio, probabilmente gli stessi che non hanno accolto con diffidenza Inzaghi.
Per qualsiasi allenatore sarebbe stato molto difficile, se non impossibile fare 31 punti avendo a disposizione questo materiale umano, Simone invece ha combattuto lo scetticismo, le critiche e ha portato la Lazio in alto, lì dove merita di stare.
Lì dove l’aveva portata da calciatore e dove la sta riportando da allenatore.

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