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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Lazio versione Dott. Jekyll e Mr. Hyde: ma dove vuoi arrivare?

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Continua ad essere sconosciuta al vocabolario biancoceleste la parola “continuità”. Nonostante la squadra abbia totalizzato 0 sconfitte nelle ultime 5 partite di campionato, non riesce a vincere per due domeniche di fila. Non era sicuramente un campo facile Bologna ma, dopo un girone d’andata pessimo, la Lazio non ha più margine d’errore e qualsiasi campo d’Italia deve essere terra di conquista, se si vuole ambire a posizioni europee.
I primi quindici minuti di gioco lasciavano presagire un’altra domenica da dimenticare: squadra fragile dal punto di vista difensivo, molto distante tra i reparti e incapace di superare il feroce pressing avversario. Dopo aver concesso 45 minuti all’avversario nel secondo tempo i biancocelesti cambiano marcia, grazie anche all’ingresso in campo di Lulic e Klose che, confezionano i due gol da cui poi scaturisce il pareggio. Encomiabile la prova del bosniaco, sceso in campo con la voglia di mangiarsi il pallone, dopo il brutto infortunio alla mano. Devastante anche l’impatto con la partita del tedesco, che dopo 6 mesi di stagione riesce a legare una prova degna del suo curriculum. Da registrare la prova insufficiente di tutto il reparto arretrato, andato troppo spesso in difficoltà. Konko, Mauricio, Hoedt e Radu giocano ininterrottamente da 5 partite e, considerando l’integrità fisica e le qualità tecniche, è più che normale un calo di rendimento.

Non riesce ad entrare in condizione Parolo, di gran lunga il peggiore nella gara del “Dall’Ara”. In calo anche Biglia, ma non si può pretendere da lui, in ogni partita, 8 in pagella. Praticamente un fantasma Djordevic, sostituito ad inizio ripresa dopo aver toccato poche decine di palloni. Nel complesso buona la prova dei due esterni Keita e Candreva sempre pronti a puntare l’avversario e a rincorrerlo fino alla propria area. Stecca completamente Milinkovic, sulla bocca di tutti dopo il grande match del “Franchi”: non trova mai la posizione in campo e fatica molto quando le maglie rossoblù si stringono. E’ un classe 95’ e gli va dato il tempo di crescere.
La gara di ieri ha regalato molti spunti da cui ripartire: attendere il recupero di Lulic, per mettere da parte un Parolo imbarazzante, vuol dire che in sede di campagna acquisti molte scelte sono state sbagliate. I giovani Onazi e Cataldi, a parte qualche sporadica occasione, non vengono mai presi in considerazione. Se questa è la stima che si ripone su di loro, andrebbero fatte delle valutazioni e messi sul mercato. In difesa non può bastare il solo Bisevac se i giocatori disponibili continuano a fare gli straordinari. Il ruolo che più lascia discutere è quello del centravanti, cambiato di continuo dal mister. Ad un attaccante va data anche l’opportunità di sbagliare, soprattutto quando i suoi compagni di reparto sono sul suo stesso livello. Pioli da inizio campionato è alla ricerca di un padrone della maglia numero 9, ma probabilmente arriverà fino a giugno ancora con questo dilemma. Mercoledì c’è la Juve, ultima squadra in grado di battere la Lazio: infatti, da lì in poi sono arrivati 4 pareggi e 3 vittorie tra Serie A e coppe. Il campionato, nonostante tutto, aspetta la Lazio ma i biancocelesti quest’anno se la stanno prendendo troppo comoda. Il terzo posto raggiunto l’anno scorso dista 12 punti, più realistico il sesto occupato dal Milan lontano 4 lunghezze. A questo punto della stagione va fatto anche un ragionamento sugli obiettivi più facili da conseguire: uscire anche dalle coppe rappresenterebbe un fallimento totale, in quella che ai nastri di partenza era considerata la stagione più importante dell’era Lotito. Se è vero che questa squadra si esalta con le grandi, deve dimostrarlo tra 48 ore, dove sbagliare significherebbe mandare all’aria un obiettivo importante e alla portata come la Coppa Italia. Una vittoria per continuare a sperare in un finale diverso.
Il tifoso laziale è stufo di non riuscire più a sognare!

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