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Diaconale: «Tutti contro Lotito? Così lo rendono più forte. In Italia è l’unico che…»

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Arturo Diaconale, responsabile della comunicazione della Lazio, ha voluto dire la sua sulla questione Lotito

Le prossime elezioni alla presidenza della Figc sono l’argomento che ha tenuto banco e che continuerà a tenerlo in queste settimane. Alla fine il presidente della Lazio Claudio Lotito ha rinunciato alla sua candidatura e in questi giorni gli attacchi dal mondo della carta stampata e non solo non si sono certo risparmiati. Proprio per questo motivo il responsabile della comunicazione Arturo Diaconale ci ha tenuto a pubblicare una nota sul sito ufficiale della Lazio in merito alla questione: «Scrivo queste considerazioni spogliandomi del ruolo di responsabile della S.S. Lazio e rientrando nei miei panni tradizionali di giornalista con lunga esperienza di analista politico alle spalle. Mi colpisce come la maggior parte dei giornalisti sportivi che seguono sui principali media nazionali le intricate vicende della Figc abbia scoperto che l’unico nesso di quanto sta avvenendo per la scelta del successore di Tavecchio al vertice del calcio italiano sia il cosiddetto “antilotitismo”. Cioè una alleanza tra le più diverse componenti della Figc non per un progetto di innovazione, di rilancio e di sviluppo dell’organismo che dirige e controlla lo sport più popolare ed amato del paese. Ma, molto più semplicemente ed anche pedestremente, per contrastare e colpire Claudio Lotito, dipinto nelle maniere più disparate, da Attila distruggitore ad ammaliatrice Lolita (il gioco di parole Lotito-Lotita) del calcio nazionale, da gaffeur per Sinagoghe e dintorni a ducetto incapace di fornire sogni ai tifosi, da manovratore occulto e palese di politica, agenzia delle Entrate, nomine federali e vicende calcistiche varie a frenetico manovratore in contemporanea di sei telefonini per meglio sfogare la propria incontenibile bulimia verbale.

A colpirmi in particolare, però, non è l’alleanza “contra personam”, che è un fenomeno tipico del modo di fare politica e giornalismo degli ultimi tempi, ma l’assenza totale di una qualsiasi motivazione concreta, realistica e positiva posta a fondamento dell’“antilotitismo viscerale”. Alla base dell’alleanza, in sostanza, non c’è alcun progetto ma solo una serie di pregiudizi legati non alle attività di un personaggio che si è costruito da solo ed è riuscito a conquistare traguardi di grande rilevanza in tutti i settori in cui è stato ed è impegnato, ma solo agli aspetti esteriori di un uomo che non rientra nei canoni del conformismo imperante del politicamente corretto.

L’aspetto più singolare di questo “antilotitismo viscerale” vuoto di qualsiasi contenuto è che più si manifesta e più ingigantisce e rinforza nell’opinione pubblica l’immagine del personaggio che si vuole colpire ed affondare. Lotito sarà pure Attila ma ha salvato la S.S. Lazio dal fallimento e l’ha portata a competere con i massimi club italiani ed europei. Lotito sarà pure Lotita ma senza aver bisogno di un Nabokov non ha sbagliato una scelta (da Tare a Inzaghi, da Peruzzi al parco giocatori) nel rafforzare una società in passato considerata la cenerentola del calcio romano. Lotito sarà pure gaffeur, ducetto, divoratore di telefonini, amante del latinorum e della buona tavola, ma è riuscito a diventare nel giro di poco più di un decennio l’uomo che può vantare i maggiori successi personali nel calcio nazionale. Sarà pure, come ha scritto Roberto Beccantini, il “peggio del meglio ed il meglio del peggio” dell’italiano medio. Ma intanto c’è, conta, pesa ed è l’unico che ha idee, progetti ed energie da investire per la ripresa del calcio. Certo, è italiano, con tutti i pregi ed i difetti dell’italiano. Ma chi l’ha detto che non sia meglio per il nostro calcio avere a che fare con un italiano di questo stampo piuttosto che con cinesi, americani o con qualche soggetto incapace di diventare un personaggio di rilievo o ancora lontano da un simile traguardo?».

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