L'ANALISI DEL GIORNO DOPO - Tra prime volte e trofei alzati al cielo, la festa viene rovinata da un futuro incerto...
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Editoriale

L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Tra prime volte e trofei alzati al cielo, la festa viene rovinata da un futuro incerto…

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L’analisi di Lazio-Bologna, ultima partita stagionale per i biancocelesti all’Olimpico,  terminata con il risultato di 3-3

La notte delle prime volte, dei festeggiamenti, dei tre trofei in campo. La Lazio vince la settima Coppa Italia, la Primavera torna in Primavera 1 e l’Under 14 dopo 18 anni diventa campione regionale battendo 3-0 in finale la Roma. Tutto perfetto, ma…C’è sempre quel “ma…” nella storia della Lazio. Anche nei momenti di massima gioia c’è qualcosa che rovina la festa.  In questo caso a lasciare col fiato sospeso tutti i tifosi è il futuro dell’artefice degli ultimi successi: Simone Inzaghi. Dopo il giro di campo con il solito sorriso stampato in viso, è rientrato negli spogliatoi insieme a tutta la squadra. Non si è presentato davanti alle telecamere come alla vigilia della partita e questo segnale, seppur interpretabile in mille modi diversi, non è certo positivo. La gioia e la paura, due stati d’animo che ora si scontrano ed entrano in conflitto nel cuore di ogni laziale.

ESORDI – La prima volta non si scorda mai. Assoluta per Guerrieri, alla Lazio sin da bambino così come Armini, classe 2001 alla seconda presenza, dopo essere subentrato con l’Apollon Limassol. Il portiere classe 1996 ha mostrato buona personalità, comandando con autorevolezza la difesa. Non giocava una partita ufficiale da tre anni e tra emozione e ruggine, qualche piccolo errore gli si può perdonare. Discorso simile per Nicolò Armini, appena diciottenne ma con la calma di un veterano. Destro gli rifila un…sinistro nell’occasione del 2-3; Pasqua pur con l’ausilio del Var concede inspiegabilmente il gol, però la prestazione del difensore resta ampiamente sufficiente. Si fa male Luiz Felipe, doveva entrare Patric che però a sua volta ha avuto un problema nel riscaldamento. Inzaghi poteva mandare in campo Wallace, ma ha preferito lanciare Armini e ha avuto ragione. Ha difeso e attaccato con la personalità dei più grandi; lanci di 50 metri e verticalizzazioni a cercare Immobile, come se giocare per la squadra che tifi sin da bambino, sia la cosa più facile del mondo. Poco importa il risultato finale alla Lazio, già in Europa League e matematicamente fuori dalla Champions. La passerella finale e gli esordi hanno trasformato una partita senza senso in una bella serata, illuminata dalle tre perle, una più bella dell’altra di Correa, Bastos e Milinkovic. Ora per finire in bellezza c’è il Torino, con la speranza che l’ultima di campionato, sia la partita di molti esordi e non di tanti addii…

 

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