Varsavia, l'ambasciatore italiano: "Stiamo aiutando i ragazzi fermati" - Lazio News 24
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2013

Varsavia, l’ambasciatore italiano: “Stiamo aiutando i ragazzi fermati”

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L’ambasciatore italiano in Polonia Riccardo Guariglia, contattato da Il Tempo, ha cercato di far chiarezza sui fatti di giovedì scorso che vedono ancora 23 tifosi laziali in carcere a Varsavia. “Ho incontrato i ragazzi ancora reclusi, potrebbero essere i miei figli. Non mi sono sembrati nè depressi nè frustrati, li hotrovati di buon umore. Spero che il lavoro degli avvocati possa ridare loro la libertà il prima possibile“.

Ambasciatore, cosa è successo a Varsavia?

“Non ero in piazza, ma posso riferire i racconti dei connazionali incontrati in questi giorni. Abbiamo affrontato un’emergenza assoluta e imprevedibile nelle proporzioni. Ci hanno informato dei fatti giovedì pomeriggio e abbiamo costituito subito un’unità di crisi. Ho richiamato tutto il personale, l’ambasciata è rimasta aperta tutta la notte e poi per 48 ore ininterrottamente, rispondendo a una quantità di telefonate inimmaginabile”.

Eppure molti ragazzi tornati dalla Polonia hanno lamentato la vostra inefficienza.

“Chi critica lo fa senza capire la portata dei fatti. Da giovedì sera lavoriamo giorno e notte, anche domenica l’ambasciata è rimasta aperta. Le critiche gratuite non mi hanno fatto piacere. In ogni caso abbiamo ricevuto anche diverse lettere di ringraziamento”.

Può far luce su quanto accaduto?

“Molti tifosi hanno ammesso che ci sono state violenze pesanti, i poliziotti hanno accerchiato tutti e hanno fermato i nostri connazionali. I ragazzi hanno riconosciuto di essersi trovati al posto sbagliato nel momento sbagliato”.

Ma le misure adottate dalla polizia sembrano davvero esagerate.

“Il viceministro dell’Interno polacco mi ha spiegato che il comportamento degli agenti è stato conforme alla legge: se ci sono disordini in un “corteo”, la polizia polacca ha l’obbligo di fermare tutti i partecipanti in quanto corresponsabili”.

Ma le prove dove sono?

“Il viceministro mi ha assicurato che le prove sono consistenti: ora sono in mano ai magistrati, ma gli avvocati della difesa possono visionarle”.

Si parla di vetrine rotte e muri imbrattati nel centro di Varsavia, è vero?

“Non sono andato a vedere, ma non mi risulta”.

Secondo il consigliere dell’ambasciata, Andrea Lepore, l’85 per cento dei fermati non aveva colpe.

“È una stima fatta da lui, ma assolutamente non confermata. Conosciamo soltanto i risultati dei processi celebrati con 22 persone condannate. Tra l’altro nove ragazzi avevano già ricevuto dei Daspo (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive, ndr) in Italia”.

Molti ragazzi sostengono di essere stati processati senza avvocato.

“È un aspetto che va approfondito: se così fosse i condannati potrebbero essere scagionati. Ma molti ragazzi, sicuramente sotto stress, hanno firmato delle carte per poter uscire dal carcere, accettando di difendersi da soli”.

Dichiarazioni firmate dopo i maltrattamenti ricevuti dagli agenti.

“Nessuno mi ha raccontato cose del genere. Se sono accadute, vanno denunciate perché i responsabili devono pagarne le conseguenze”.

Alcuni ragazzi hanno lamentato il diverso trattamento riservato ai due danesi fermati, subito rilasciati dopo l’intervento della loro ambasciata.

“Ne ho parlato con il sottosegretario alla giustizia polacca, mi ha assicurato che la polizia non libera nessuno se c’è un capo d’accusa: la loro situazione era diversa da quella degli italiani”.

Un ragazzo presente a Varsavia l’ha accusata di averlo preso in giro, definendola disinteressato alla vicenda.

“Non ho mai incontrato questo signore. Sono stanco perché lavoro senza sosta da giovedì, ma certo non disinteressato. E comunque chi mi conosce sa che non prenderei mai in giro una persona per l’inclinazione dialettale”.

Cosa accadrà ai ragazzi ancora in carcere?

“Continueremo ad aiutarli, come facciamo da giovedì scorso. Abbiamo fatto noi la richiesta per tenere aperti i tribunali lo scorso weekend per celebrare i processi al più presto. E stiamo avanzando noi le richieste affinché i familiari presenti a Varsavia possano incontrare i ragazzi reclusi. Il ministro Bonino ha chiesto procedure rapide per giungere presto ad una liberazione su cauzione. Stiamo facendo le dovute pressioni politiche sulla vicenda, non abbandoniamo i nostri ragazzi”.

 

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