Parolo: «Voglio ancora giocare. Felipe Anderson? Grandissimo talento»
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Parolo: «Ho ancora voglia di giocare. Felipe Anderson? Grandissimo talento»

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Dal futuro alla Nazionale, passando per gli ex compagni: Marco Parolo, ormai ex giocatore della Lazio, si è raccontato

Parolo ha salutato la Lazio, adesso è pronto per una nuova avventura con un’altra maglia. Sì, perchè l’idea di appendere gli scarpini al chiodo è ancora lontana, come ha raccontato in una lunghissima intervista per Sky Sport:

FUTURO – «Sono in attesa di trovare la soluzione giusta per me. Ho tanta voglia di giocare, ho voglia di divertirmi. Quando dentro c’è ancora il fuoco, la passione, devi seguirla. Per il resto c’è tempo. Quando vedo certe immagini ho ancora più voglia di essere protagonista, di esserci. Anche quest’Italia ti trasmette questo».

NAZIONALE – «Rivedo tante analogie di spirito, di voglia, di adrenalina che avevamo nel 2016. La forza vera è l’unità di intenti. La differenza la si fa nelle seconde palle, nella voglia di arrivare prima. È quello che è accaduto anche col Belgio, Verratti che accorcia e recupera palla, Barella che vince il contrasto, Immobile che fa perdere tempo al difensore, si distrae. C’è proprio quella voglia di non prendere gol, di arrivare per primi sulle palle vaganti e di dare tutto. Penso che questo debba essere il segreto».

SPAGNA «Ha cambiato tanto, hanno perso qualche giocatore campione assoluto, ma ne hanno altri che hanno vinto e che stanno cercando di trasmettere ai giovani la mentalità vincente. Sarà una gara diversa, vogliono dimostrare di essere all’altezza del passato. Noi abbiamo l’adrenalina nel far vedere a tutti che siamo italiani. Tante volte diciamo che l’erba nel vicino è più buona, ma dimentichiamo che la nostra è quella che è stata coltivata meglio. Sono contento, orgoglioso di essere italiano quando vedo questo spirito, questo gruppo».

GIOCO – «Si è spagnolizzato? È molto bello vederli giocare. Si è preso lo spunto dalle nazionali vincente, ma c’è sempre dentro il nostro dna. La capacità di difendersi quando serve, di essere compatti, non è una nazionale che fa solo del palleggio la sua forza. Stiamo trovando il giusto mix e siamo pericolosi. È bello vederli giocare, è bello vederli insieme. Vengo trascinato da quest’atmosfera. Le due squadre si rispetteranno dal primo all’ultimo minuto. Quando c’è la voglia di divertirsi, in campo si trasmette questo. E lo si fa arrivare. Hai la serenità magari di fare una battuta o uno sguardo per togliere la tensione. Vuol dire che c’è stima, c’è rispetto di chi sta giocando, ma anche di chi siede in panchina».

GIOCATORI – «Jorginho è incredibile. Voti non mi piace darli, ma posso dire che quand’ero nel Verona nel 2007, lui era nella giovanili e veniva ad allenarsi con noi. Parlando con gli altri dicevo ‘questo non perde mai la palla’. Aveva già un grande controllo del gioco, della posizione. È cresciuto tantissimo, l’esperienza all’estero l’ha completato. È il faro del nostro centrocampo in fase di costruzione ma anche nella voce, si percepisce il modo in cui guida i compagni. Dà ordine, li richiama. Lui e Verratti sono veramente difficili da marcare. Barella è un motore inesauribile, ama giocare, farsi vedere, avere in mano il gioco, chiamare i compagni».

DIFESA – «Bonucci e Chiellini si conoscono a memoria e sanno guidare i compagni. Sono le fondamenta della Nazionale, e quando una casa ha fondamenta stabili il vento non la sposta. La loro intesa ed esultanza trascina. I compagni li cercano sempre. Loro hanno vinto più di tutti ed è giusto che trascinino gli altri. Mancini è il trascinatore, ha portato idea e mentalità. Lo seguiranno dappertutto come facevamo noi con Conte nel 2016. Lui fin dall’inizio ha detto che volevano arrivare a Wembley, ma la sua convinzione l’ha trasmessa a tutti».

FELIPE ANDERSON – «Grandissimo giocatore. Dopo la Lazio non è mai riuscito a esplodere definitivamente, ma può fare grandissime cose. Conosce l’ambiente, sa come muoversi e cosa può dare e cosa viene richiesto a un giocatore alla Lazio. Potrà essere il Felipe che avevamo ammirato, un po’ più maturo. Le esperienze all’estero sono formative anche se non trovi spazio da titolare. In più dentro ti cresce la voglia di dimostrare ancora di più».

CARRIERA «Un percorso da allenatore lo voglio affrontare. Ho le idee chiare sul mio futuro post calcio, ma al momento ho tanta voglia di giocare. Inizio a guardare le partite un po’ meno da tifoso e da tecnico-tattico. Spesso mi capita di fare delle ipotesi che si verificano e dico uno più uno più uno forse sono portato. Un grandissimo giocatore come Klose diceva: “Quando un attaccante ha tre volte culo, diventa talento”. Se segni tre volte a porta vuota è perché ti sei fatto trovare al posto e al momento giusto. La mia idea è la stessa, se azzecco più cose forse non è sbagliato pensare di farlo».

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