Mayer Soliani a Radiosei: «Non pensavo di avere tanta visibilità, la mia distrazione è la Lazio» - Lazio News 24
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Mayer Soliani a Radiosei: «Non pensavo di avere tanta visibilità, la mia distrazione è la Lazio»

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Mayer Soliani, sergente italo-israeliano e tifoso della Lazio, ha raccontato la sua storia a Radiosei: le dichiarazioni

Ospite a Radiosei, il sergente e tifoso della Lazio Mayer Soliani ha dichiarato:

«Onestamente non pensavo di avere una visibilità del genere, come ho detto, l’unica cosa che mi manca davvero è la Lazio. È bello ricevere così tanti attestati di stima dal mondo Lazio. Io ho 21 anni, ho tante passioni. Certo, ho deciso io di fare quello che sto facendo. Un giorno mi sono svegliato e mi hanno detto di fare la guerra, è stata dura. A Roma ho lasciato tanti amici e familiari, ci sono cresciuto, ci torno spesso. Ovviamente vedo prima che partite ci sono, se c’è Lazio-Sassuolo non vengo… Per il resto sono semplice, vado in disco, esco con gli amici miei. A Roma ho tutti gli amici con cui sono cresciuto, con i quali esco sempre. Qui in Israele ho la mia vita di tutti i giorni. Appena finito il servizio militare avrei voluto comprarmi una macchinetta e girare tutta la Lazio in trasferta. Da quando mi sono arruolato questo è il mio sogno. La mia famiglia però è in Israele, il mio obiettivo è di restare qui. Mi sono trasferito che avevo 12 anni, non è il posto migliore di tutti però non c’è antisemitismo. Posso girare con la kippah e sono certo che nessuno mi dica nulla. A Roma più volte qualcuno ci ha dato fastidio. Ovviamente non solo a Roma. C’è in tutto il mondo questa intolleranza. Se non stacchi la spina ogni tanto, è difficile andare avanti. Ognuno qui ha una distrazione: il basket, il tennis, la fidanzata. Io ho la Lazio. Stanotte abbiamo dormito sul campo, è stata una serata un po’ così. Ieri ho dormito bene in una stanza di una base. Ogni corpo ha il suo lavoro e la sua missione. Noi oggi siamo in attesa. Questa dimostrazione d’affetto mi ha fatto davvero piacere. Mio padre anche è laziale, forse anche più di me. Noi siamo nati e cresciuti in Italia, venire in Israele è stata una scelta di cuore».

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