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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Attacco sterile e centrocampo in affanno: a Udine ennesima occasione sprecata

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Continua la striscia di risultati utili consecutivi della Lazio, che da ben sette partite non conosce sconfitta. I biancocelesti strappano un amaro pareggio sul campo dell’Udinese, dopo una partita in cui si doveva e si poteva fare di più.
L’infortunio di Bisevac dopo soli tre giri di lancette non faceva intuire niente di buono per il prosieguo della gara, ma grazie alla sciocchezza di Danilo poteva diventare tutto più facile. La sfortuna cosmica, abbattutasi sulla Lazio da inizio stagione, costringe Pioli alla seconda sostituzione forzata in nemmeno 45 minuti di gioco. Il problema alla caviglia operata di Djordevic è sempre dietro l’angolo: il serbo dopo il brutto infortunio dello scorso anno non è più tornato lo stesso e questo ennesimo incidente di percorso potrebbe compromettere anche la stagione corrente.

Le buone notizie arrivano dal reparto arretrato quasi mai in difficoltà, complice anche un Udinese rintanato a pieno organico dietro la linea del pallone. Nessuna sbavatura per il giovane Hoedt, così come per Mauricio. Poco freddo sotto porta Konko, che si ritrova prima sui piedi e poi sulla testa due occasioni d’oro. Non è ancora al meglio Dusan Basta e si vede, ma come sempre macina chilometri sulla sua fascia di competenza.
Ci si aspettavano risposte confortanti dal centrocampo, ma ancora una volta è il reparto meno brillante: sempre peggio Parolo che nel secondo tempo dopo una sponda di Matri non riesce ad arrivare su un pallone a pochi passi da lui. Non riesce ad avere un periodo di forma l’ex Parma, che continua ad essere una delle maggiori delusioni di questa travagliata annata. Dopo il gol nella trasferta di Firenze, è in netto calo anche Milinkovic, chiamato costantemente a un lavoro di grande sacrificio in entrambe le fasi. Poco positiva anche la prova di Cataldi: complice soprattutto il poco movimento dei compagni, il classe 94’ è spesso costretto a forzare la giocata e di conseguenza a sbagliare il passaggio.

Davanti il solito Candreva è quello più pericoloso con i suoi innumerevoli cross, ma se non c’è un rapace d’area al centro, pronto a depositarli in rete, la palla non entra e le partite non si vincono. Prima Djordevic e poi Matri e Klose continuano a dimostrare come a questa squadra manchi un attaccante con la bava alla bocca, capace di risolvere le partite in cui lo 0-0 (come ieri) sembra scritto. Il più vivace è stato sicuramente l’ex Milan, che se non si fosse fatto espellere, sarebbe sicuramente sceso in campo dal 1’ contro il Napoli. Tra i tre è stato il più incisivo e il più concreto, riuscendo a gonfiare la rete due volte, per poi accorgersi nel primo caso di essere in fuorigioco e nel secondo di aver commesso fallo.
Considerato il divario tecnico tra le due squadre e la superiorità numerica per più di un tempo, non può essere accettato con soddisfazione il risultato di parità. La solita sterilità sotto porta e la poca cattiveria consegnano alla Lazio l’ennesima partita in cui i rimpianti prendono il sopravvento sulle note positive. Anche contro l’Udinese netta supremazia territoriale e molto possesso palla, ma manca lo stoccatore in grado di scrivere il suo nome sul tabellino, in questo tipo di partite: giocate in una sola metà campo e con un avversario bravo a fare barricate e a perdere tempo.


Nella partita di ieri se fosse arrivato un gol, si sarebbe parlato di una squadra solida ed aggressiva, brava a vincere anche quando lo 0-0 sembrava essere una concreta realtà , però dopo una stagione talmente deludente in cui la squadra ha mostrato più il peggio che il meglio di se stessa, il giudizio sulla prestazione è condizionato dal risultato finale. Adesso però è il momento meno indicato per piangersi addosso. Tra due giorni all’Olimpico arriva un Napoli lanciatissimo e per la Lazio, quella contro i partenopei potrebbe essere uno degli ultimi treni con direzione Europa.

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