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Sette stelle nel cielo biancoceleste: Le Leggende che hanno reso grande la Lazio

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La SS Lazio vanta una storia ricca di giocatori che hanno fatto la differenza nel calcio italiano di Serie A.

Difensori inossidabili, centrocampisti creativi e attaccanti spietati hanno contribuito a forgiare il blasone di un club che, grazie alla guida del quattro volte capocannoniere e certamente una leggenda in fieri, Ciro Immobile, si è appena assicurato l’ingresso in Champions League. Selezionare i più rappresentativi è impresa ardua e ingrata per chiunque ne avesse la pretesa, suscettibile com’è di emozioni, ricordi e impressioni personali ma, cercando di usare il metro dell’obiettività e con l’aiuto delle statistiche, è possibile individuare quei profili in grado di mettere d’accordo in qualche modo sia critici che sostenitori. Pur consapevoli di lasciare scontenti alcuni lettori che avrebbero inserito nomi diversi, proviamo a passare in rassegna alcune delle più grandi leggende che hanno indossato la maglia biancoceleste, lasciando un’impronta indelebile non solo nella storia del calcio laziale, ma di quello che è tornato a essere uno dei campionati più belli d’Europa.

I Difensori

Alessandro Nesta – L’eleganza difensiva

Unanimemente considerato come uno dei difensori più eleganti della sua generazione, Alessandro Nesta si è imposto sin dagli esordi come un muro invalicabile per gli avversari. Con la sua grande capacità di lettura del gioco, la precisione nei tackle e un innato senso di posizionamento, non può non figurare come l’esponente più illustre del reparto difensivo della Lazio. L’abilità nel recuperare palloni e nel costruire azioni dalle retrovie hanno fatto di lui un pilastro d’eccellenza nonché uno dei protagonisti indiscussi dello storico “scudetto del centenario” nella stagione 1999/2000.

Fernando Couto – Il temibile

A fare da contraltare all’eleganza, occorre menzionare il nativo di Espinho, insignito in patria dell’Ordine dell’infante Dom Henrique, Fernando Couto. Di caratura completamente agli antipodi del romano, il gioco espresso dal portoghese, uomo dotato di grande statura e prestanza atletica, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Lazio: la sua presenza imponente nella retroguardia, caratterizzata da forza fisica e ricordata dai più a causa dei leggendari tackle ben oltre i limiti del regolamento, lo ha reso uno degli stopper più temuti di sempre. Durante le sue sette stagioni alla Lazio, Couto ha saputo alzare l’asticella del gioco difensivo, grazie alla durezza dei suoi interventi, all’eccellenza del suo gioco aereo e a un carisma in grado di suscitare rispetto in chiunque se lo trovasse sulla propria traiettoria, diventando una garanzia nella rottura del gioco e nel recupero.

I Centrocampisti

Siniša Mihajlović – Un sinistro micidiale

Il vuoto lasciato nella Serie A e nel calcio mondiale da Siniša Mihajlović, recentemente scomparso dopo aver lottato fino allo stremo contro una leucemia che non gli ha dato scampo, è ben più che incolmabile. Giocatore entrato nella storia della Lazio grazie alla sua specialità: calci piazzati di incredibile potenza e precisione, tanto da diventare oggetto di studio del dipartimento di fisica di Belgrado, ai tempi della sua militanza nella Stella Rossa. Ma oltre alle sue abilità sui calci di punizione (suo il record della tripletta su punizione diretta contro la Sampdoria, nel 1998), Mihajlović era un centrocampista dinamico, in grado di coprire anche il ruolo difensivo e distribuire palloni di qualità, caratteristiche che lo pongono certamente in cima ai protagonisti della storica stagione a cavallo del nuovo millennio, in cui vinse scudetto, Coppa Italia e Supercoppa di lega.

Pavel Nedvěd – L’arte del centrocampo

Pavel Nedvěd è stato senz’altro uno dei più grandi maestri nel centrocampo laziale. Dotato di una tecnica impeccabile, una rara visione di gioco che faceva il paio con un’eccezionale resistenza fisica, il ceco era in grado di scandire i ritmi della partita in maniera precisa ma anche imprevedibile, con le sue accelerazioni, i passaggi millimetrici nonché la sua capacità di calciare con ambo i piedi e sorprendere gli estremi difensori con tiri in porta potentissimi. Tenacia, duttilità e una propensione nel macinare con voracità metri su metri di campo, fino al 90° e oltre, gli hanno permesso di diventare inizialmente una scommessa e in seguito una delle colonne portanti del centrocampo offensivo biancoceleste, contribuendo alla conquista di una Coppa delle Coppe (1998), una Coppa UEFA (1999) e dello scudetto del 2000.

Gli Attaccanti

Silvio Piola: “il classico ariete da aera di rigore…”

La definizione partorita dalla penna di Carlo Felice Chiesa ci dice molto delle caratteristiche fisiche di Silvio Piola, vera e propria leggenda indiscussa dell’attacco della Lazio. Con la sua abilità nel segnare gol dalla distanza e il suo istinto letale davanti alla porta avversaria, Piola è considerato uno dei più grandi goleador della storia del calcio italiano. Schiena rivolta al portiere, fu tra i primi a interpretare il ruolo di attaccante in modo innovativo per l’epoca, risultando le sue manovre quasi sempre un’incognita per l’estremo difensore. Per descriverlo, è sufficiente far menzione di un solo dato: il record di 274 reti segnate nella Serie A, 143 dei quali solo con la Lazio, e ancora oggi imbattuto. Il bomber più bomber di tutti.

Hernán Crespo – Una grazia chirurgica

Pagato ben 110 miliardi di lire, la cessione di Hernán Crespo dal Parma, nel luglio del 2000, fece registrare per alcuni giorni il trasferimento più costoso della storia del calcio mondiale (prima di quello di Luís Figo al real Madrid). Un investimento decisamente indicativo di quanto l’argentino avesse già dimostrato tra le fila del club padano: dotato di una tecnica impeccabile, una velocità esplosiva e un’abilità nel segnare gol straordinaria, Crespo era un vero e proprio artiglio affilato nell’area di rigore. Le sue incursioni fulminee, l’intuito nel fiutare l’occasione e la sua precisione nei tiri lo hanno reso un pericolo costante per i difensori avversari. Grazie alle sue doti acrobatiche, all’abilità dimostrata nel colpo di testa e a una grazia nel tocco che pochi possono vantare ancora oggi, Valdanito si laureò capocannoniere nel 2001, andando a segno per ben 26 volte. 

Giuseppe Signori – La definizione di “senso del gol”

Semplicemente, l’icona che ogni tifoso della Lazio porta nel cuore. Con la sua abilità nello sfruttare ogni occasione per andare a rete e la sua determinazione senza limiti, Signori è diventato il simbolo del gol per la squadra romana. Con una media gol impressionante (migliore della sua, quella di un’altra leggenda laziale: Giorgio “Long John” Chinaglia, qui assente solo perché sul carrarese occorrerebbe scrivere un intero articolo), è stato il capocannoniere della Serie A per tre stagioni, nonché terzo marcatore assoluto nella storia del club (davanti a lui, solo Piola e, ovviamente, Immobile). Beppe Signori era in grado di segnare di fino, di potenza, con palla a effetto da qualsiasi posizione, dimostrando le qualità di un centravanti tecnicamente completo. Iconico persino nel suo stile su calcio di rigore: un solo passo per battere a rete!

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