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Lazio nelle Scuole: Patric, Caicedo e Rossi protagonisti di giornata

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L’appuntamento della Lazio nelle Scuole questa mattina è andato in scena all’Istituto Comprensivo Gentileschi

Torna l’appuntamento della Lazio nelle scuole. Questa mattina all’Istituto Comprensivo Gentileschi Patric, Caicedo e Rossi si sono sottoposti alle domande dei bambini. Uno dei temi principalmente toccati è quello attualissimo sul bullismo. Ecco come hanno risposto i biancocelesti:

CAICEDO – «Dobbiamo combattere la violenza, nella scuola i professori insegnano il meglio, è giusto imparare tutto quello che si può. Prima della partita mangiamo tanti carboidrati ed il pollo: cose non pesanti, che si possono digerire subito. Nella squadra siamo tutti amici, c’è la giusta unità per vincere le partite e vivere come una famiglia. La cosa più importante è che fare bene in campo. Tante volte quando si sta in campo è difficile seguire i dettami del fair play, che però va sempre tenuto a mente. Il bullismo non è bello, né nel calcio né tra bambini a scuola. Tra noi c’è competizione, è normale che sia così: il mister deve essere messo in difficoltà dal nostro lavoro quotidiano in allenamento. Dobbiamo solo pensare a giocare, restare concentrati sul campo per vincere senza pensare a ciò che accade fuori dal rettangolo di gioco. Il calcio per me ha un valore grande, pratico questo sport da quando ero piccolo, è sempre stato il mio sogno, questa è la mia vita, ora sono contento, ringrazio Dio che mi ha dato questa opportunità. La cosa più importante è la corretta comunicazione in campo, io parlo diverse lingue tra cui italiano, spagnolo ed inglese».

PATRIC – «Il nutrizionista ci aiuta nell’alimentazione, mangiamo proteine, carboidrati e tanta verdura per rendere al meglio in campo, un altro aspetto importante è legato all’idratazione. Dobbiamo sempre vincere, scendiamo in campo per conquistare i tre punti in ogni gara, ancor di più perché militiamo in una grande società. Quando si perde c’è sempre un po’ di rabbia, poi però occorre imparare dagli errori e reagire nel modo giusto. Abbiamo tanti obiettivi da raggiungere, ci seguono molte persone. Quando si sta in campo, l’importante è che tutte le discussione ed i battibecchi restino lì. Siamo avversari ma comunque siamo tutti compagni nello sport. Per conseguire gli obiettivi ci sono tanti momenti difficili e l’unico modo per riuscirci è farlo stando in famiglia. Noi dobbiamo pensare solo al campo, le critiche ci sono sempre ma non dobbiamo ascoltarle ed andare avanti. A volte sbagliamo: quando capita gli altri si arrabbiano con me, ma ancor prima mi rammarico io con me stesso. Quando si vince c’è sempre grande soddisfazione».

ROSSI – «Il miglior modo per rispondere al bullismo è l’indifferenza: la violenza emerge negli individui che vogliono apparire più grandi rispetto agli altri. Ancora non sono stato ammonito in stagione, ma quando ricevi un cartellino giallo devi stare attento a non riceverne un altro: durante una partita di calcio si ricevono sanzioni per atteggiamenti sbagliati o per falli pericolosi che possono recare del male all’avversario. Ho capito che volevo giocare a calcio da quando ero piccolo, avevo 7 o 8 anni, e giocavo con degli amici in parrocchia. Prima giocavo a basket e rugby, ma quando ho iniziato a giocare a calcio ho capito che quello era il divertimento che cercavo. Devo ancora diventare un campione, ma è un sogno per il quale bisogna correre e sacrificarsi. Mi sento ancora un ragazzo che cerca di migliorare giorno dopo giorno. A noi calciatori ci guardano tante persone e tanti bambini, dobbiamo essere un esempio per tutti e non far crescere i più piccoli con idoli sbagliati. La sconfitta può bruciare, ma non sfocia mai nella violenza. Quando si perde un derby c’è sempre delusione per noi che abbiamo lavorato per una gara tanto importante e soprattutto per la nostra gente che tiene quanto noi alla stracittadina. Le regole del fair play vanno sempre osservate: bisogna rispettare i regolamenti e comportarsi al meglio. Non ci sono mai stati atti di bullismo in squadra, ma nel calcio ci sono stati episodi di violenza. Quando perdiamo ci arrabbiamo, lavoriamo sempre molto per raccogliere i tre punti e, quando manchiamo l’appuntamento, siamo delusi. Mi è capitato di subire del bullismo, ma sono comportamenti inutili che non dovrebbero esserci. Volevo diventare un calciatore già da bambino, è un sogno che ho inseguito: a volte pensi di smettere perché è difficile ma se non molli e se sei fortunato un’opportunità arriva sempre. Sono alla Lazio da quando ho 13 anni ed è un onore essere in prima squadra. Approdare in un club rappresenta un’opportunità: solitamente i calciatori si informano della prossima destinazione e decidono. Parlo francese, però mi piace lo spagnolo. La lingua più importante, comunque, per comunicare è l’inglese. Prima di una partita mangio solo della pasta e della bresaola, ma ogni calciatore mangia qualcosa di diverso, ciò che lo fa star meglio. Lo sport è come una scuola e ti impone delle linee e delle regole da seguire per comportarti con rispetto ed onestà».

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