Lazio, Eriksson e Veron: «Che momento pazzesco dei capitolini!»
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Lazio, Eriksson e Veron: «Che momento pazzesco dei capitolini!»

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Sven-Göran Eriksson e Juan Sebastián Veron sono intervenuti per parlare della Lazio

Tornati dal passato. Sven-Göran Eriksson e Juan Sebastián Veron sono intervenuti ai microfoni di Radio Incontro Olympia per parlare del momento della Lazio. Ecco le loro parole, le prime sono quelle del tecnico svedese e poi arrivano quelle della Brujita:

«Contro il Napoli grande maglia e grande vittoria. Primo tempo bellissimo, poi è un po’ calata ma contano i tre punti. Per mantenere questi ritmi fino in fondo la Lazio dovrà lavorare duro e crederci sempre».

PARLA VERON – «Guardo la Lazio e sono molto contento di come sta andando la squadra, a Roma continuo ad avere tanti amici. La Juve ha più esperienza e una rosa più ampia, ma nel calcio può succedere di tutto. Magari i biancocelesti riusciranno a tenere questi ritmi. Comunque, on mi aspettavo che Inzaghi diventasse un allenatore così bravo. Correa? L’ho visto crescere, ho giocato un anno con lui e lo conosco molto bene. È un ragazzo che non ha limiti di miglioramento. Può diventare ancora più forte di quello che è già, ha grande qualità ed è molto intelligente. Ha tutto e dipende solo da lui dove vuole arrivare. Come è successo a me, la Lazio può essere l’ambiente ideale per farlo migliorare ancora».

GLI ANNI MAGICI – «Nel 2001 la squadra è migliorata nel gioco e nei risultati dopo l’arrivo di Zoff, forse avremmo potuto vincere ancora lo Scudetto e il gruppo lo avrebbe meritato. Ma non lo sapremo mai. La società diede a Eriksson gli elementi per costruire quegli anni d’oro, ma il mister è stato bravissimo. Non era una spogliatoio semplice da gestire ed Eriksson era la persona giusta. C’erano tanti giocatori intelligenti dentro il campo che potevano risolvere la partita in tanti momenti, il mister gestiva lo spogliatoio nel modo giusto. Dando consigli, riprendendoti quando ce n’era bisogno. Era un uomo saggio che vedeva molto più avanti di quello che vedevamo noi, è stato uno delle chiavi di quel periodo d’oro. Un giocatore della Lazio di oggi che mi somiglia? È difficile dirlo, ma Luis Alberto mi piace. È un calciatore che ama spaziare in tutte le zone del campo, non dà punti di riferimento agli avversari e si mette al servizio della squadra. Il mio forte era questo».

RICORDI E CONSIGLI DI MERCATO – «Il gol più bello? La punizione alla Roma nel 2000, ma anche al Valencia in Champions League da metà campo. Il rimpianto più grande è la mancata vittoria della Champions. Avevamo una rosa costruita per vincerla e ci siamo sempre andati vicino, senza mai raggiungere l’obiettivo. Un argentino per la Lazio? Nell’Estudiantes abbiamo tanti giovani di 16/17 anni interessanti, che tra un anno diventeranno pronti per l’Europa. Su tutti penso a Facundo Mura e Nazareno Colombo».

 

 

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