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Immobile: «L’esclusione dal Mondiale la macchia più brutta della carriera». E sulla Scarpa d’Oro…

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Dal ritiro di Coverciano, Ciro Immobile si racconta: dal futuro della Nazionale, alla delusione per l’esclusione del Mondiale fino alla Scarpa d’Oro

Anche Ciro Immobile ha lasciato la Lazio per raggiungere la Nazionale e dal ritiro di Coverciano parla così ai microfoni di Sky Sport: «Qualificazione dei Mondiali? Purtroppo abbiamo ancora ricordi negativi e dispiace tanto, a noi in primis, per quello che è successo. Credo che ce ne renderemo conto ancora di più quando inizierà il Mondiale e non si vedrà l’Italia in campo. E’ la macchia più brutta della nostra carriera, soprattutto per noi che abbiamo fatto il Mondiale in Brasile, che non era andato benissimo. Poteva essere un’occasione di riscatto giusta per noi, però come si sta dicendo in questi giorni è giusto andare avanti, ci sono tanti giovani, l’Italia è una grande nazione e ci riprenderemo sicuramente. Il calcio è strano perché ci sono degli episodi e in entrambe le partite la palla non è mai capitata nel punto giusto, al momento giusto per pochissimo. Non so se questo fa parte del destino. Dovevamo fare sicuramente qualcosa in più, anche l’occasione che ho avuto io mi è stata salvata sulla linea di porta… Non siamo riusciti a fare gol in entrambe le partite e questo è il rammarico più grande. Ventura? Non l’ho più risentito».

ANALISI – «Non solo a Coverciano, ma anche nelle settimane seguenti siamo rimasti in contatto fra compagni di Nazionale, abbiamo cercato di capire dove abbiamo sbagliato nella doppia sfida con la Svezia, ci siamo rincuorati l’uno con l’altro. Non sono stati momenti belli per la nostra carriera però l’Italia è una nazionale titolata, che ha sempre fatto bene in tutte le competizioni, è sempre difficile da incontrare e quindi dobbiamo ripartire da quello, dobbiamo essere forti ed andare avanti».

BUFFON – «Credo che Gigi Buffon sia qui anche per quello. Non solo ha qualcosa da dare, ma ha tutto il diritto di essere qui, anche per darci una mano a non abbatterci e ripartire. Senza di lui sarebbe tutto più difficile. Siamo consapevoli che lui è una spinta morale per noi dentro lo spogliatoio e quando parla lui ci unisce come gruppo. Essendo tanti nuovi, soprattutto in questa nuova avventura con Di Biagio, è giusto che si riparta da lui e dal fatto che riesce a trovare le parole giuste anche in questo momento difficile calcisticamente parlando».

SCARAMANZIA – «Ho giocato due volte a Milano quest’anno e appena sceso in campo i primi ricordi sono stati quelli negativi di quella partita con la Svezia. Diciamo che è stato uno shock. L’eliminazione dal Mondiale il giorno 13 del 2017? No, non ho pensato ai numeri 13 e 17, anche perché ho come numero di maglia il 17. Adesso proverò a cambiarlo anche in Nazionale perché l’ultima volta ce l’aveva Eder, io avevo l’11 e magari lo prenderò io il 17. Il numero 11 in Nazionale mi ha portato fortuna fino alla partita con la Svezia, però le cose belle ed importanti le ho sempre fatte con il 17. Quindi adesso prenderò qui il 17».

RIPARTIRE – «Se fossimo al Mondiale saremmo qui con un altro spirito tutti quanti. Anche la gente avrebbe seguito le due amichevoli di marzo con più partecipazione e voglia. Però tutta Italia deve capire che può succedere uno sgambetto, succede a tutte le grandi squadre e le grandi nazioni, l’importante è saper reagire e ripartire. Adesso ne abbiamo l’occasione e dobbiamo lavorare soprattutto sotto l’aspetto mentale perché quello che ci è successo non è da poco».

CIRO MESSI – «Ho detto anche io quando l’ho incontrato a Siviglia, nella finale di Supercoppa europea, che sfidare Messi è come giocare alla playstation, perché in quella occasione fece due gol stupendi. In quella partita non ho giocato, e invece quest’anno mi trovo a pari merito di gol con Messi e per me è una situazione diversa. Tutti sui social mi hanno detto che ha chiamato il figlio Ciro, come me. Mi piacerebbe scambiarci due parole e stringergli la mano perché è un grande campione del nostro sport, sarebbe il minimo».

SCARPA D’ORO – «Sarebbe una bella soddisfazione, sono lì che me la gioco. Domenica scorsa non ho segnato e Salah ha fatto quattro gol però ci sta. Quando lotti con campioni di fama internazionale normale che ci sia una concorrenza spietata. E’ difficilissima da vincere ma è il sogno di tutti gli attaccanti. Higuain non l’ha vinta con trentasei gol e quindi vuol dire che devi fare una stagione super».

BELOTTI – «Io ed il Gallo ci sentiamo spesso. Ci sono dei momenti dove hai una nuvolona sopra la testa e altri dove splende sempre il sole. Quest’anno lui ha avuto due infortuni importanti e gli hanno penalizzato un po’ la stagione, ha vissuto l’esonero dell’allenatore e la squadra non è partita. Un attaccante soffre. Ma questo non toglie che sia un grande calciatore, l’anno scorso ha fatto ventitré gol in un campionato, è il futuro della Nazionale perché è ancora giovane. Se giochiamo con il 4-3-3 ci giochiamo il posto perché o gioco io, o gioca Cutrone o gioca lui. Ma l’Italia ha bisogno di questa concorrenza per ripartire. L’ho trovato psicologicamente meglio delle ultime volte perché ha ripreso a segnare. Non esiste egoismo o invidia fra di noi, e non è facile che si crei questo bel rapporto nel mondo del calcio».

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