Lazio-Castellanos, il ds del Montevideo: «Ecco come l'ho scoperto»
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Lazio-Castellanos, il retroscena del DS del Montevideo: «Ecco come l’ho scoperto»

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Lazio-Castellanos, German Brunati, DS del Montevideo Torque, ha raccontato numerosi retroscena sull’attaccante biancoceleste

Intervistato da Gianluca Di Marzio, German Brunati, DS del Montevideo Torque e scopritore del Taty Castellanos nel 2017, ha parlato così dell’attaccante della Lazio:

INIZI – «Gli ripetevo sempre che era stato un pazzo a lasciare la Universidad de Chile per venire al Torque. Cercavamo giocatori giovani, avevamo la possibilità di prendere 2 stranieri: il venezuelano Nahuel Ferraresi che avevamo visto al Mondiale U20 e una scommessa come Taty, che da attaccante esterno stava trovando pochi minuti nella Universidad de Chile. Ci siamo interessati e siamo rimasti sorpresi dalla sua decisione di accettare la nostra proposta e il nostro progetto. Lo abbiamo visto nei video. Ricordo che mi trovavo in aeroporto per andarlo a vedere e mi chiamarono per avvisarmi che non si sarebbe giocata la partita di Copa Sudamericana col Corinthians a causa della pioggia. Ma avevamo referenze molto positive, poi era un prestito con opzione, quindi abbiamo deciso di prenderlo in prestito per 18 mesi con opzione fissata a 400mila dollari per l’80% del cartellino».

PROFESSIONISTA ESEMPLARE – «Era diverso da quello di oggi: rapido e potente, ma giocava sulla fascia. Non si trattava di un diamante grezzo, ma si faceva apprezzare molto per la capacità di migliorarsi ogni giorno. Non avrei detto che sarebbe andato a giocare alla Lazio. Molto è merito della sua personalità e della sua mentalità. È sempre stato corretto e professionale al 100%. Aveva 18 anni ed era attento alla sua alimentazione. Andavamo al ristorante e prendeva sempre succhi di frutta o limonata, piuttosto che altre bibite. Sapeva bene ciò che voleva».

STORIA – «Dopo la promozione in Primera Division, l’allenatore aveva bisogno di una squadra più coperta. Giocava con un 4-5-1 con Castellanos unica punta. Lo spostò lì per la sua velocità, la capacità di attaccare lo spazio e di sacrificarsi. Di solito i centrali in Uruguay sono lenti e lui poteva fare la differenza. In una gara contro il Defensor Sporting, un difensore si lanciò su di lui come fanno nel rugby perché non lo riuscivano a fermare. Giocando così poi è andato al New York City».

ARGENTINA E ITALIA – «Lo volevano gli argentini dell’Independiente e i danesi del Brondby. Poi negli anni in MLS lo avevano cercato il River Plate e la Fiorentina. Sono stato a vederlo al Girona e mi ha regalato la sua maglia. Quando è tornato a Montevideo è venuto a vedere il club. Non gli mando tanti messaggi per lasciarlo tranquillo, magari solo qualche volta quando è in difficoltà come era successo i primi mesi a New York. Per noi è un modello di successo».

MINUTAGGIO ALLA LAZIO – «Mi immagino che in queste prime settimane volesse giocare di più, questa rete arriva nel momento giusto perché ne aveva bisogno. Alla Lazio c’è un grande allenatore e nel suo ruolo c’è un simbolo come Immobile. Ma per come lo conosco, lui non vuole stare in panchina a vedere un altro segnare. Lo dice la sua carriera: in ogni club ha sempre avuto un cammino in crescendo e in nessuna squadra è arrivato come top, ma si è sempre imposto. Da noi è arrivato come giovane e se n’è andato come figura, al New York è diventato MVP e al Girona ha iniziato come riserva di Stuani per concludere poi con 14 gol».

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