Marchetti: «26 maggio giorno indimenticabile. Pioli e Inzaghi...»
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Marchetti: «26 maggio giorno indimenticabile. Pioli e Inzaghi…»

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Tanti i temi toccati da Federico Marchetti in una lunga e interessante intervista. Queste le parole dell’ex portiere della Lazio

Tanti i temi toccati da Federico Marchetti in una lunga e interessante intervista. Queste le parole dell’ex portiere della Lazio, rilasciate ai microfoni de Il Posticipo.

LAZIO – «Il momento più bello in biancoceleste? Il 26 maggio 2013 quando abbiamo vinto la Coppa Italia contro la Roma. E quando abbiamo battuto il Napoli di Rafa Benitez 2-4 all’ultima giornata conquistando il terzo posto e l’accesso ai preliminari di Champions League. Abbiamo giocato tante finali di Coppa Italia e Supercoppa, ma purtroppo quando incontravi la Juve all’epoca era difficile batterla. Sono molto legato a Roma, ho preso casa e ho un sacco di amici. È la città dove ho scelto di vivere. Qui ho passato gli anni più belli della mia carriera».

PIOLI – «È arrivato nel 2014-15 dopo un’annata turbolenta chiusa con la salvezza. Pioli ha rifondato la squadra. Ha lavorato sotto l’aspetto tattico, dando nuovi principi a livello difensivo ed equilibrio. Giocavamo col 4-3-3, spesso con la variante 4-2-3-1 che fa al Milan. Il primo anno con Pioli è stato incredibile: siamo arrivati terzi, purtroppo il k.o. con la Roma ci ha impedito di chiudere secondi. Era una Lazio aggressiva, che giocava bene e attaccava gli spazi. Tutte cose che rivedono nel Milan. Al secondo anno alla Lazio invece Pioli ha fatto fatica perché la rosa era corta e competere su tre fronti non era semplice. È stato esonerato avendo poche responsabilità».

INZAGHI – «Ci sono stati due Inzaghi: il primo quello subentrato a Pioli, il secondo quello confermato dopo il mancato arrivo di Marcelo Bielsa. Simone aveva ampliato il suo staff. C’era Mario Cecchi, il tattico che gli dà una grande mano all’Inter. Gli allenamenti del secondo Inzaghi erano differenti rispetto a quelli del primo Inzaghi. Abbiamo iniziato col 4-3-3 poi diventato 3-5-2. La sua Inter mi ricorda quella Lazio: penso ai tre centrali che salivano per creare superiorità numerica e si lanciavano in avanti alla ricerca del gol. Così ha sfiorato lo scudetto 2019-20, quando si è vista la Lazio più bella. Quella squadra era impressionante. Si muoveva con meccanismi perfetti e poteva farti male in qualsiasi momento. Giocava di prima anche nelle zone di campo più rischiose».

FUTURO – «Ho preso il patentino Uefa B da allenatore, vorrei conseguire le abilitazioni Uefa A e Master. Non disdegno l’ipotesi di preparare i portieri, ma il mio sogno sarebbe combattere lo stereotipo secondo cui un ex portiere non può allenare l’intera squadra. Credo nel percorso fatto da chi è partito dal basso: penso a quello incredibile di Vincenzo Italiano che è arrivato in Serie A partendo dalla D. Comunque ora vorrei fare un altro anno, perché il mio obiettivo e smettere a quarant’anni. Finora non sono arrivate proposte interessanti, a parte qualcosa dall’estero. Ho famiglia, un figlio di 11 mesi e vorrei restare in Italia. Mi sto allenando: per un periodo l’ho fatto al Trastevere, poi con un preparatore personale. Sto aspettando».

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