Mihajlovic: «Sono stati mesi difficili». I medici: «Continuiamo a monitorarlo»
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Mihajlovic in conferenza stampa: «Sono stati mesi mesi difficili, ringrazio i medici»

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L’ex Lazio Sinisa Mihajlovic è intervenuto questa mattina in conferenza stampa dopo il termine del terzo ciclo di cure per la leucemia.

Questa mattina, Sinisa Mihajlovic è intervenuto in conferenza stampa dove ha comunicato la sua condizione di salute al termine del terzo ciclo di cure e del trapianto di midollo. Il colloquio inizia alle 11, con l’allenatore del Bologna immediatamente interrotto dalla sua squadra, che ci teneva a partecipare in sala stampa. Un bel gesto, al quale Sinisa ha risposto con una battuta: «Pur di non allenarsi…». Risponde Dzemaili: «Dire che ci sei mancato è poco, volevamo farti questa sorpresa anche se in questo momento sappiamo che non sei molto contento con noi per l’ultima partita. Volevamo solo dirti che siamo molto contenti di averti qui».

RINGRAZIAMENTI – «Ringrazio tutti, volevate essere di più ma vi ringrazio per aver rispettato le mie condizioni. Un’altra prova di solidarietà in questi ultimi quattro mesi. L’ultima volta avevo parlato il 13 luglio annunciando la malattia. Ora voglio spiegarvi il mio stato di salute. Volevo ringraziare tutti i medici per avermi supportato, nessuno meglio di loro sa quanto sia difficile affrontare la malattia. Voglio ringraziare tutti di cuore. Senza il loro aiuto non avrei mai fatto questo percorso, che secondo me sta andando molto bene. Ringrazio tutti, dai dottori che mi hanno assistito fino agli infermieri. Ho trovato degli angeli custodi, mi hanno aiutato anche psicologicamente. Persone fondamentali, senza di loro non avrei fatto quello che sto facendo. Li ringrazierò per tutta la vita. Mi ha dato tantissimo affetto. Mi dispiace non riuscire a citarli tutti».

L’AFFETTO DELLA FAMIGLIA – «Voglio ringraziare tutti quelli che hanno avuto un pensiero per me. Mi sono sentito molto protetto e voluto bene, sentendomi come parte di una famiglia. Poi volevo ringraziare tutti i tifosi e soprattutto i tifosi del Bologna che mi hanno fatto sentire come un fratello. Ringrazio anche la società in tutte le sue componenti perché sono stati unici, sin dal primo momento, non hanno mai messo in dubbio la mia permanenza qui. Grazie anche ai miei amici più stretti, uno particolare e più sentito alla mia famiglia. Mia moglie è stata tutti i giorni con me (ha la voce spezzata dal pianto, ndr) e mi ha dimostrato di essere fortunato: forse è l’unica persona al mondo che ha più palle di me. I miei figli sono la mia vita e quando c’era il problema di trovare un donatore hanno accettato di fare subito tutti gli esami del caso».

MAI SENTITO UN EROE – «Ho passato 4 mesi tosti, sono stato rinchiuso in una stanza d’ospedale da solo e il mio più grande desiderio era di prendere una boccata d’aria fresca. Non mi sono mai sentito un eroe, solo un uomo sì forte, con carattere ma sempre un uomo con tutte le sue fragilità. Voglio dire a tutti quelli che sono malati gravemente che non si devono sentire meno forti se non l’affrontano come me: non c’è da vergognarsi di aver paura, l’importante è non perdere mai la voglia di vivere. La leucemia è una malattia bastarda, ci vuole molta pazienza, bisogna ragionare giorno per giorno, per piccoli obiettivi. Non si deve mai perdere la voglia di combattere. Alla fine se sei forte e ci credi arriva il sole. Più il tempo passa più riprenderò le forze, ho perso 21 chili, prendo 19 pastiglie al giorno però li prendo perché bisogna farlo. Spero che dopo questa esperienza di uscire come un uomo migliore perché nella vita precedente la pazienza non era il mio forte ma oggi devo averla per forza. Guardo tutto in un’altra maniera, prendere una boccata d’aria diventa una cosa bellissima. Ora però non voglio parlare più di malattia ma di calcio».

LA PAROLA AI MEDICI – Il quadro della situazione nelle parole del direttore del reparto di ematologia all’ospedale del Sant’Orsola, Michele Cavo: «C’era da essere molto cauti e prudenti verso questa malattia e il percorso di cure. La complessità della diagnosi e del percorso la abbiamo affrontata con il meglio della nostra professionalità, sapere e conoscenze. Oggi sono qui a parlare a nome di tutti quanti i medici. Abbiamo scoperto la malattia attraverso altri esami che Sinisa aveva fatto. La diagnosi era quella di una leucemia acuta mieloide. Significa che un particolare tipo di globuli bianchi vanno incontro a un processo di arresto della loro maturazione e proliferano senza avere controllo. Questo porta il midollo a perdere le sue capacità. Abbiamo subito svolto i primi accertamenti.».

LA CURA – Il medico prosegue: «Oggi abbiamo a disposizione terapie mirate per questa malattia, delle terapie personalizzate. Questo processo ha portato al trapianto di midollo a cui si è sottoposto Sinisa. Il nostro approccio è stato classico, fatto di farmaci chemioterapici. Il secondo ciclo è arrivato con gli stessi farmaci e con lo stesso metodo, ma è stato più breve. Dunque c’è stata la ricerca del donatore compatibile di midollo. Oggi è un mese esatto dal trapianto. Sinisa oggi voleva chiudere un cerchio parlando con voi. Dal nostro punto di vista il cerchio non è chiuso, dobbiamo continuare a monitorare Sinisa. Ma siamo felici di averlo restituito al mondo del calcio».

POST TRAPIANTO – «Ad oggi c’è assenza di complicanze cliniche post trapianto. Che è stato regolare. Le condizioni generali sono soddisfacenti. Devo ricordare che occorre sempre cautela. I primi cento giorni sono delicati. Il ritorno alla vita normale di Sinisa avverrà gradualmente, valuteremo di volta in volta la possibilità di essere presente alle partite. Il sistema immunitario è fragile e ancora molto giovane. Questo potrebbe limitare la sua presenza alle partite. Non limiterà il suo grande spirito guerriero. Uno scenario sui cento giorni dopo il trapianto? Non si può definire la guarigione dopo cento giorni, ma si riducono i rischi legati al trapianto. E’ dopo due anni che può esserci una prima definizione di guarigione», ha aggiunto la dottoressa Francesca Bonifazi.

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