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Editoriale

Oggi siamo tutti Igli Tare

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L’analisi di Lazio-Fiorentina, terminata 1-1 con un rigore nel finale che manda sulle furie tutto il popolo biancoceleste. Igli Tare compreso

Partiamo dalla fine, da dove viene deciso il risultato. In 30 secondi vengono vanificati 90 e oltre minuti di partita. Malafede o vista arbitrale? Chi può dirlo… Il rammarico resta, così come resta un punto, un misero punto. Un punto a cui fino a quel minuto se ne aggiungevano altri due ed oggi la prospettiva di classifica sarebbe stata completamente diversa. Il bicchiere sarebbe stato mezzo pieno, i critici sarebbero rimasti in letargo e la Lazio per molti sarebbe stata etichettata come grande per aver vinto soffrendo. Cosa resta di tutto ciò? L’amarezza. Tanta amarezza. Quello che poteva essere e che non è. Massa, Fabbri e Irrati tarpano le ali ad una Lazio con la spia della benzina accesa ormai da tempo e il secondo tempo con la Fiorentina, è solo l’ultimo di una serie di episodi che si succedono. Dal secondo tempo di Bologna a quello di Benevento, senza considerare il derby. In alcuni uomini chiave la squadra biancoceleste sta mancando, ma questa è un’altra storia. Una storia resa vana dallo scempio degli uomini vestiti di giallo in campo e da quelli dietro un monitor. Parolo-Pezzella. Due episodi, due pesi, due misure. Come sempre, come quando la tecnologia non c’era. Come adesso, quando a non esserci sono gli alibi.


VAR MA NON SOLO
– Gli episodi restano, ma bisogna saper andare oltre. Domenica c’è un’altra partita difficile e la Lazio di ieri non lascia tranquilli. Squadra troppo lunga tra i reparti, priva di brillantezza a centrocampo dove Milinkovic e Parolo lasciano sempre Lucas Leiva in balia del centrocampo della Fiorentina. I due interni non sono al top della condizione e non riescono ad abbinare le due fasi. Ne risente tutta la squadra, costretta sempre agli uno contro uno con gli attaccanti rapidi viola. Grazie alla prova superlativa dei tre centrali e di Lucas Leiva, la Lazio riesce comunque ad assorbire tutto quello che non va, ma i pericoli arrivano troppo frequentemente dalle parti di Strakosha. Pericoli mai palesati in altre partite. Inzaghi non è stato molto scaltro a leggere bene la partita; probabilmente in mezzo al campo servivano forze fresche come Murgia o l’accentramento di Lulic. Può essere un errore, ma anche no. Avrà avuto i suoi motivi per effettuare i tre cambi fatti, ed oggi star a sindacare sulle piccole cose è voler trovare per forza un colpevole ad un pareggio episodico. Adesso si rischia di commettere il classico errore, quello di buttar tutto nel calderone e di far di tutta l’erba un fascio. La Lazio non è in un periodo psico-fisico brillante. Lo dimostrano le prestazioni e purtroppo da ieri anche i risultati. Poteva vincere pur giocando male, ma non c’è riuscita. Nulla è perduto. Dopo la bufera di ieri nel finale, ci si aspetta almeno una reazione d’orgoglio. Dove non si arriva con le gambe, bisogna arrivarci con il cuore: questo è l’unico modo per mettersi alle spalle queste settimane difficili e ripartire.


IGLI TARE EMBLEMA
– Dietro quello sfogo ci sono tante cose: la rabbia e il rancore di quel Lazio-Inter ancora non digerito. L’essere trattati come un granello di polvere anche quando si è lassù. L’esser considerati intrusi, quando invece così non è. Perde le staffe quello che oggi è l’emblema dei successi biancocelesti. Colui che trasforma l’argento in oro, basta vedere le plusvalenze della Lazio negli anni per rendersene conto. Con l’amore per questa società e la bravura dimostrata negli anni, ha saputo convincere anche i più scettici ed ora si gode il meritato successo. Non era però questo ieri il pensiero di Igli. La sua Lazio ha subito un torto e lui non ci sta. Non ha la presunzione di obiettare sul rigore di Caicedo, ma chiede delucidazioni su quello di Parolo. Da molti potrà esser visto come un gesto eccessivo e scomposto, ma la realtà dimostra che nessun gesto d’amore poteva esser più spontaneo. Una settimana fa nessuno ha avuto dubbi sul rigore di Kolarov, mentre per il mano di Manolas sono serviti 2 minuti di replay. Ieri nessuno ha avuto dubbi sul tocco di Veretout che sbilancia Parolo, ma il contatto tra Pezzella e Caicedo, (ancora oggi non chiaro) non ha lasciato spazio a interpretazioni. Giusto lo sfogo. Giusto l’ira del sentirsi defraudato. Giusto il perdere le staffe dopo che da mesi tentano di affossarti. Qualche settimana fa un allenatore in conferenza stampa tra il finto perbenismo e le classiche dichiarazioni di facciata disse : «Oggi siamo tutti Anna Frank». Beh, adesso ci sono pochi dubbi. Un gesto che rispecchia tutti i laziali. Spontaneo, affettuoso, ribelle: «Oggi siamo tutti Igli Tare».

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