Parolo: «Con la Lazio ho dato tutto e andare altrove mi scocciava»
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Parolo: «Con la Lazio ho dato tutto e andare altrove mi scocciava»

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Marco Parolo si è raccontato in una diretta Twitch, soffermandosi sui suoi anni alla Lazio: ecco le sue parole

Smessi i panni da calciatore della Lazio, Marco Parolo ha raccontato la sua nuova vita da commentatore di DAZN, in una diretta Twitch con la pagina Che Fatica La Vita Da Bomber. Ecco le parole dell’ormai centrocampista:

RAPPORTO COI SOCIAL – «Sto imparando a conoscere questo mondo. Ho deciso di rendere l’account ufficiale con il post di saluto dopo l’addio con la Lazio. Oramai se fai una dichiarazione lì è considerata, da altre parti non più».

GOL TRA CHAMPIONS E PESCARA – «Sono tra i più anziani ad aver segnato nella competizione, insieme a Giggs e Maldini. 4 partite, 2 gol in Champions: media incredibile. Ci ho sperato fino alla fine e contro il Bayern ce l’ho fatta. Sapevo Pereira battesse sempre così le punizioni. Ho esultato dicendo: “Sono il capocannoniere di Champions”, ma ormai la partita era andata. Col Pescara è stata una giornata incredibile, avrei potuto fare anche il quinto gol. Sono l’unico centrocampista puro ad aver segnato 4 gol in una partita in Serie A».

SCUDETTO – «Prima del Covid avevamo le possibilità per vincere lo Scudetto, ma non lo avremmo fatto. Serviva la mentalità giusta per vincere, reggere la pressione».

FINE CARRIERA – «Quando ho smesso mi sono reso conto che avevo dato tutto. La scelta di smettere è arrivata perché con la Lazio si era chiuso un cerchio e mi scocciava andare da un’altra parte, anche se comunque avevo cercato un progetto interessante».

EX COMPAGNI – «Mi è dispiaciuto lasciare la Lazio senza salutare i tifosi, però ho ricevuto un grande affetto quando sono tornato per DAZN. Nel derby ed è stato bello, perché spontaneo. L’abbraccio con Leiva è stato frainteso, con lui ho sempre avuto un rapporto professionale. In quell’occasione era la prima volta che rivedevo i miei compagni e forse è stato un segno di riconoscenza. Io ho percepito questo a livello umano, tutto spontaneo e quindi ancor più bello.».

DIRIGENZA – «Non ho avuto l’opportunità di entrare nella dirigenza della Lazio, ma non avrei voluto perché c’era troppa vicinanza con i giocatori. Non sarebbe stato facile: avevamo fatto le battaglie insieme e poi sarei stato dall’altra parte della barricata. Per me è un ruolo che va ricoperto dopo 5/6 anni dallo stop. La Lazio mi ha formato, anche se avevo già una maturità calcistica. Roma è una piazza che si fa sentire».

IMMOBILE – «Chi lo critica in Nazionale non ha nulla da fare, è impossibile da criticare. C’è chi dice che non sa giocare a calcio, ma basterebbe leggere i suoi numeri per capire che non è così. Segna anche in partitella, è incredibile. Con lui ho un bellissimo rapporto, siamo stati compagni di stanza per anni (prima stavo con Mauri) e ci siamo trovati».

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